Enigma Pinocchio. A Firenze l’arte contemporanea incontra il personaggio di Collodi

Fino al 22 marzo 2020 Firenze, la città culla di Pinocchio, celebra il personaggio uscito dalla penna di Carlo Lorenzini (in arte Collodi). Con una collettiva contemporanea, allestita a Villa Bardini, che da Giacometti a LaChapelle racconta il mistero del pezzo di legno diventato bambino più conosciuto al mondo.

Oh babbino mio”, e la mente vola alle invocazioni di Pinocchio, al suo grande cuore e alla sua irrequieta curiosità per la vita. Simbolo dell’Italia furbacchiona, derelitta, povera e magnifica, non è un mistero che Pinocchio sia una figura complessa che ha suscitato interesse e attenzioni sin dalla sua prima apparizione, avvenuta a puntate in forma di Storia di un burattino, nei primi Anni Ottanta dell’Ottocento. Quello che invece sembra rappresentare un enigma è il perché le bugie, le ambizioni, la dolcezza, le paure del monellaccio intagliato in un ciocco di legno scadente continuino ad attrarre e dar da riflettere a tanti lettori, e a stimolare il lavoro di artisti delle più disparate discipline.

LA STORIA

Le inquietudini e la natura metamorfica fanno di Pinocchio una perfetta icona della contemporaneità e, in quanto tale, sono innumerevoli gli artisti che hanno dialogato nell’arco della loro carriera, almeno una volta, con la sua figura multiforme. Flavio CostantiniJim DineQuentin BlakeMordilloJacovitti, Emanuele Luzzati, Roland Topor, Andrea RauchRoberto Innocenti, Mimmo Paladino si sono interrogati sul tema nel 2013 al Museo Luzzati a Genova, Pinocchio nel paese degli artisti è stata invece la mostra itinerante che già nel 1982 faceva confrontare sul tema Emilio IsgròAndo GilardiEmilio Tadini, Enrico BajUgo Nespolo e Tullio Pericoli. Arriva ora questo allestimento patrocinato dal Comune di Firenze e dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi, prodotto e organizzato da Generali Valore Cultura, Fondazione CR Firenze e Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron con il coordinamento del Gruppo Arthemisia, in collaborazione con Unicoop Firenze.
Un progetto che rientra in un piano più ampio di valorizzazione del patrimonio e divulgazione di cui Generali Valore Cultura sembra volersi fare promotore: “Siamo convinti che arte e cultura possano rappresentare un motore di crescita culturale e sociale che crea connessioni virtuose”, afferma Lucia Sciacca, Direttore Comunicazione & Social Responsibility Generali Country Italia & Global Business Lines, collegando l’anello di questa mostra alla catena di eventi in svolgimento e in programma sul territorio.

Enigma Pinocchio. Luigi Ontani, Pinocchio, 1972. Collezione Fabio Sargentini. Installation view at Villa Bardini, Firenze 2019. Photo Michele Monasta

Enigma Pinocchio. Luigi Ontani, Pinocchio, 1972. Collezione Fabio Sargentini. Installation view at Villa Bardini, Firenze 2019. Photo Michele Monasta

LA MOSTRA

La mostra, curata da Lucia Fiaschi a Villa Bardini, prova a svelare l’arcano di tanta fortuna o quantomeno a rincorrere l’inarrestabile Pinocchio, sperando di carpire qualcosa in più del suo sfaccettato carattere percorrendo un pezzo di strada con lui, osservandolo attraverso un gruppo di oltre cinquanta opere raccolte in musei e collezioni private da tutto il mondo. Con strategia diagnostico-filosofica, le sette sezioni dell’allestimento raccontano Pinocchio ‒ piccolo antieroe dalla personalità tanto difficile da circoscrivere ‒ per quello che non è: Pinocchio (non) è un re; Pinocchio (non) è un burattino; Pinocchio (non) è un uomo; Pinocchio (non) è morto; Pinocchio (non) è Pinocchio; Pinocchio (non) è una maschera; Pinocchio (non) è un bambino. Per ogni area di indagine un nucleo di opere chiamate a intervenire senza vincoli temporali o stilistici, ma con l’unico intento comune di rivelare una sfaccettatura del piccolo discolo, toscano e universale, tradotto in più di duecento lingue.
Giacometti, LaChapelle, Munari, Paladino, Calder, Ontani, McCarthy, Jim Dine, Venturino Venturi e altri ancora ‒ con sculture in legno, ferro e cartapesta, dipinti, bronzi, foto, video e installazioni multimediali in dialogo con le opere ‒ sono i messaggeri di Pinocchio, la scultura che prende vita per antonomasia.
Da pezzo di legno fino alla metamorfosi; marionetta? Automa? Bugiardo, vivo, uomo. Così lo descrivono Venturino Venturi, la Macchina inutile di Bruno Munari, fino al Pinocchio di Carmelo Bene. Una carrellata eccellente che finisce per raccontare la Vita con la v maiuscola. Perché Pinocchio non è solo Pinocchio, acciuffare la sua identità è quasi impossibile, forse è lo specchio del volto di ciascuno di noi.

Ofelia Sisca

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