L’età del consenso (VIII). Odio purissimo e inestinguibile

Christian Caliandro guarda al presente con sguardo lucido e disincantato. Riservando comunque una speranza nei confronti del futuro.

31 maggio 2018 (in volo da Torino a Roma). Lastre di vetro in aeroporto, corridoi cromati e tubi di ferro e gomma – il finestrone del MAXXI che dà sul quartiere, il generatore esposto, dorato e riassemblato come un gigantesco insetto malato di Allora & Calzadilla al centro della sala – “…reflected from upon” (Pearl Jam) – evacuazione bloccata, altri tubi di carne ingolfati e che, già adesso forse (o forse no) hanno cominciato a marcire – “it don’t seem fair” – la merda ce l’hai nel cervello – eoni di stanchezza ti precipitano addosso, collassano gli ecosistemi, voglio la tuta disidentificante di Un oscuro scrutare – un inizio arcaico e fantascientifico, passato presente futuro convergono e precipitano, similitudini acciambellate, retoriche assemblate – “la gerontocrazia dell’oppressore” – caotico, complicato, incasinato, imprevedibile – una nube di ramificazioni, di legami, di RELAZIONI (come fili) – “fronti temporaleschi di reti di informazioni attraversano come un mare increspato il tessuto vivente della terra” (Bruce Sterling) – sbrilluccicano, smontate, le adesioni e… Sintomi. Speranze. Commessure. Lampi. Il futuro si affaccia – e subito scompare. Evapora. Svanisce. Noi svaniamo, e gli altri svaniscono: i progetti, le idee, le previsioni. Le stesse costruzioni sembrano fatte di nebbia. La solidità è XX secolo, dopoguerra, pane-e-cipolla, auto sfasciate, ruggine, muri sbreccati; noi – e i nostri pensieri, e le nostre opere, e i nostri giorni – siamo fatti di materia incoerente e SPETTRALE… Coni di gelato digitale.

***

31 maggio, più tardi (in volo da Roma a Bari). Il rispetto per i vecchi, per gli anziani? E quello per i giovani, dove l’avete messo? Che cosa vi aspettavate, esattamente?
Che dopo aver scialacquato e dilapidato tutte le risorse di un’intera nazione (una volta tra le più ricche del mondo), individuali e collettive, private e pubbliche; dopo aver distrutto dalle fondamenta e fatto crollare impunemente le strutture politiche sociali culturali economiche della suddetta nazione; dopo aver edificato con pazienza e pervicacia, nell’arco di decenni e senza mai un’ombra di rammarico o di rimorso, un’autentica distopia modellata a vostra immagine e somiglianza, progettata e realizzata sulla sola base delle vostre egoistiche e miopi esigenze; dopo aver interrotto e frantumato e disintegrato ogni parvenza di patto inter-generazionale; dopo esservi accaparrati tutti – dico tutti – i posti migliori, gli stipendi migliori, e dopo esserveli tenuti ben stretti e ben oltre i termini che un tempo sarebbero stati considerati decenti, e anzi dopo aver adottato ogni possibile escamotage per rimanere attaccati alle vostre prebende vita natural durante, in pratica; dopo aver distorto e frainteso volontariamente e malignamente ogni nozione sana e logica di presente, di critica, di interpretazione, facendo invece passare e pompando e gonfiando ogni inutile e pulcioso vaniloquio, ogni scorreggia intellettuale e artistica purché provenisse da VOI, dalla vostra parte, che cosa – di grazia – vi aspettavate e ancora vi aspettate?
Il nostro rispetto? Il nostro amore incondizionato? La nostra imperitura gratitudine e riconoscenza?
Inutile che vi dica l’unica cosa che precisamente, onestamente, sinceramente vi siete guadagnati da parte nostra.

***

(…nostra? Di noi chi? Questa generazione è probabilmente molto peggiore di quella. Già adesso, e sotto ogni aspetto. Vorrei abiurarla. Che facce, che modo di parlare, che toni, che incapacità di stare al mondo, che cattivo gusto, che maleducazione, che incultura, che disprezzo per la complessità, che rozzezza, che bassezza, che meschinità, che vigliaccheria, che disumanità, che disumanismo, che noia, che prevedibilità, che tristezza, che servilismo, che conformismo, che razzismo, che classismo… Ventenni, io ve lo dico: vedete di svegliarvi e di cominciare a salvare voi la baracca, perché se aspettate che lo facciano questi saranno guai serissimi.)
Sistema non codificato, informale, flessibile – che si adatta alle circostanze e alle condizioni. In questo caso, la pervasività del controllo trae origine non dalla militarizzazione estrema ma dalla partecipazione al controllo stesso di tutta la popolazione. Le persone sono attive, responsabili, collaborative.

***

Franco Angeli, Corteo, 1968

Franco Angeli, Corteo, 1968

7 giugno (in treno, in viaggio per Milano). Lettera a un/una giovane artista (d). Freschezza, spontaneità, divertimento – è questo che mi date, dopo tanto tempo – After the Rain – aiutarvi a crescere, vedere queste identità che si autocostruiscono giorno dopo giorno – (mentre molti membri della mia generazione si decompongono giorno dopo giorno, si rovinano e marciscono nell’invidia, nella frustrazione, nella recriminazione, nell’inconcludenza, nella lamentela continua e insopportabile…) – treno dopo treno, chilometro dopo chilometro, libro dopo libro, discussione dopo discussione, incontro dopo incontro assisto alla vostra FIORITURA, e poche volte ho conosciuto qualcosa di così gratificante – preoccuparsi di come scorre la scrittura, accensione/spegnimento, on/off, Face/Off, io non sono una macchina, io non sono un androide, in A.I. coso dice a David mentre è costretto a lasciarlo dopo le loro avventure e peregrinazioni: “Io sono! Io sono stato”.
Io sono, io sono stato.

Christian Caliandro

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Christian Caliandro

Christian Caliandro

Christian Caliandro (1979), storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali, insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Ha pubblicato “La…

Scopri di più