Danza al museo di notte. Tutto lo sperimentalismo di Boris Charmatz al Centro Pecci di Prato
In una delle sue “Nights” di ottobre il Centro Pecci di Prato ha ospitato il ballerino francese e la sua performance “La Sedia” che scardina il rapporto tra soggetto e oggetto, confermando l’apertura internazionale e sperimentale dell’istituzione toscana
Dal 2023 il Centro Pecci di Prato si impegna in un’iniziativa serale a cadenza mensile che prevede l’apertura dello spazio al pubblico fino alla mezzanotte. Le Nights si attivano nel rapporto tra visitatore e museo, invitando all’ingresso e alla partecipazione alle attività proposte seguendo un programma suddiviso in due momenti: un primo fatto di dialoghi, laboratori e incontri alla presenza del direttore Stefano Collicelli Cagol, volti ad approfondire i contenuti delle collezioni in esposizione; un secondo in collaborazione con Kinkaleri, NUB Project Space e OOH-Sound in cui artisti internazionali performano all’interno delle sale del museo. Le Night: e se ci entrassi dentro? sono la possibilità per scoprire o riscoprire le opere in mostra ed entrare in contatto con i più interessanti artisti performativi e musicisti in ambito europeo, prolungando la permanenza fino a dopo cena.

Una notte al Centro Pecci di Prato
In occasione della Pecci Night del 24 ottobre 2025 il programma proposto è stato intenso e ricco. Prima l’incontro con Diana Lola Posani durante un laboratorio di deep listening seguito dalla presentazione del libro “Le Nemesiache: Reclaiming Mythological Rituals” ad opera della curatrice Sonia d’Alto; poi, il format Dentro l’opera, dedicato alla mostra curata da Michele Bertolino “Viviamo. Arte e affetti, HIV-AIDS in Italia, 1982-1996”. Tra i due concerti di musica sperimentale, prima di Farida Amadou e poi di Lukas De Clerck, ha preso vita la danza “La Chaise” del francese Boris Charmatz (Chambery, 1973).

“La Sedia” di Boris Charmatz al Centro Pecci
A cura di Kinkaleri e sostenuta da Toscanaincontemporanea 2025, la performance di Boris Charmatz porta con sé tutto il bagaglio delle sue esperienze passate e le reinventa in un’improvvisazione in cui viene centralizzata la relazione tra elemento statico e mobile. “La Chaise” si fonda anche su un altro ossimoro: l’ascolto della danza – ecco a cosa è invitato il non-osservatore seduto sulla sedia al centro del non-palco. Charmatz danza per lui, si muove, ansima e respira, si priva di ogni eccesso. È un pas de deux in perfetto equilibrio tra suono e movimento, vista ed ascolto, un gioco di ruoli tra soggetto ed oggetto, un ribaltamento tra ciò che è e potrebbe essere.

Il lavoro di Boris Charmatz è un “Museo della Danza”
La poetica di Boris Charmatz si fonda sulla possibilità e sul capovolgimento, tutto sembra nascere dalla domanda: e se non fosse così? Il ballerino francese ricerca in ogni suo progetto una maggiore orizzontalità, ribalta gerarchie e distrugge ruoli sociali ed istituzionali. Nel 2009 ha dato vita al Museo della Danza, un progetto in cui vengono riconsiderati i concetti di istituzione museale e di archivio. Durato dieci anni, con il Museo della Danza Charmatz ha collaborato anche con la Tate Modern di Londra e il MoMA di New York. Dal 2019, invece, è attivo con Terrain, un esperimento politico e sociale in cui la danza agisce nello spazio urbano. Terrain è una compagnia senza teatro, un’istituzione senza pareti. Adesso chi balla acquisisce la legittimità di agire nel mondo e lo spettatore conserva in sé parti della collezione del Museo della Danza, diventando parte della compagnia. Tutti, come ballerini, abbiamo il diritto di essere e la danza, come un blob, è mezzo di condivisione. Così La Chaise si inserisce nel progetto di Terrain e trova spazio all’interno delle sale espositive del Centro Pecci di Prato.
Ines Valori
Libri consigliati:
(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati