Abbiamo visitato in anteprima il rinnovato Teatro della Cometa di Roma rilanciato da Maria Grazia Chiuri
La direttrice creativa di Dior ha acquistato lo storico “teatrino” romano nel 2020, investendo sul restauro e sulla storia di un progetto che si lega allo spirito visionario della contessa Pecci Blunt. Ora lo spazio rivive come centro di produzione teatrale e artistica aperto alla città e riscopre un prezioso archivio

Raccolto, prezioso, raffinato nei suoi dettagli come “un teatrino di quelli antichi di corte”. Così Antonio Muñoz fa raccontare l’allora esordiente Teatro della Cometa alla contessa Anna Laetitia (Mimì) Pecci Blunt – che l’aveva ideato e che molto si era spesa per realizzarlo – in uno scritto che accoglie la novità romana come “gioiello d’arte alle pendici del Campidoglio”. Inaugurato nel 1958, il teatro era già nei pensieri della contessa dagli anni precedenti la guerra.
Mimì Pecci Blunt, l’arte e il teatro. Tra Parigi e Roma
Nata a Carpineto Romano nel 1885, figlia del Conte Camillo Pecci e della Marchesa Silvia de Bueno y Garzon, la contessa era cresciuta in un ambiente culturale raffinato e aveva studiato in Svizzera prima di trasferirsi a Parigi, dove nel 1919 conobbe il suo futuro marito, Cecil Blumenthal, banchiere e collezionista d’arte newyorkese. Con lui, nel 1922, prese dimora al numero 32 di Rue de Babylone, nell’hotel particulier di cui fece uno dei salotti artistici e intellettuali più vivaci e frequentati della città. Qui Mimì organizzava ambitissime feste in costume, curando personalmente gli allestimenti e i tableaux vivants che intrattenevano gli ospiti – tra loro Salvador Dalì, Jean Cocteau, Paul Valéry – a testimoniare la precoce e particolare fascinazione della contessa per il mondo delle arti performative e per le messe in scena teatrali, in un contesto di grande ibridazione creativa e partecipazione collettiva. Il Bal Blanc organizzato nel 1930, sviluppato sul tema del bianco, conquistò persino un articolo su Vogue: a ideare i set luminosi, proiettando immagini in movimento sugli abiti e scattando le foto che ancora documentano l’eccezionalità dell’evento, furono Man Ray e Lee Miller.













Dalla galleria d’arte al Teatro della Cometa
Quando gli interessi della contessa si orientarono nuovamente sull’Italia – dapprima con l’acquisto della Villa Reale di Marlia in Toscana, poi con l’acquisizione del cinquecentesco Palazzo Ruspoli-Malatesta a Roma – questo immaginario colto e visionario fu riproposto e aggiornato con l’idea di sostenere i giovani talenti della scena romana. Capace di conciliare la mondanità di certi salotti borghesi con il piglio innovativo delle avanguardie artistiche e letterarie del tempo, Mimì Pecci Blunt ospitò nel suo palazzo romano grandi personalità, da Montanelli a Guttuso, Ungaretti, De Chirico, Savinio. Mentre fu una mostra di Corrado Cagli a inaugurare la Galleria della Cometa che nel 1935 la contessa fondò con il poeta Libero De Libero: nel nome, Mimì proponeva lo stemma araldico della famiglia Pecci, che aveva dato i natali anche a papa Leone XIII (suo nonno). L’esperienza fu illuminante, ma breve: la cerchia di artisti di cui la contessa fu sodale e mecenate era invisa al regime fascista, e nel 1938 la galleria fu costretta a chiudere. L’appropinquarsi del secondo conflitto mondiale interruppe anche il progetto per la realizzazione del Teatro – analogamente ribattezzato della Cometa – che proprio nel ’38 iniziava a prendere forma, dopo l’acquisto dalla famiglia Colonna di un palazzetto adiacente all’abitazione dei Pecci Blunt, costretti però a trasferirsi a New York (che accolse una succursale della galleria, The Cometa Art Gallery) fino alla fine della guerra.
Da palazzo storico a teatro. L’idea di Tomaso Buzzi per la Cometa
Ecco perché la storia del Teatro della Cometa, affacciato su Via del Teatro Marcello (già Via del Mare, prima “autostrada” d’Italia concepita da Mussolini, per collegare Piazza Venezia a Ostia), inizia solo alla fine degli Anni Cinquanta. Fu necessario, per progettarlo, un grande impegno di immaginazione e ingegneristico: il palazzetto già Colonna – con i suoi spazi ridotti articolati su più livelli – si prestava indubbiamente all’idea di creare un teatrino intimo di ispirazione cortigiana, ma non facilitò certo il lavoro dell’ingegner Enrico Gentiloni Silverj e dell’architetto Tomaso Buzzi, che dovettero completamente ripensare l’edificio, premurandosi anche di mettere in pratica le molteplici idee della contessa.
Oggi questo fervore creativo si apprezza nei disegni del 1956 che Buzzi – architetto lombardo dallo stile eclettico e grande conoscitore dell’architettura classica, rinascimentale e barocca – realizzò per definire l’allestimento e il design dei diversi livelli di un teatro sviluppato su quattro piani (per ciascuno, l’architetto immaginò un colore e l’utilizzo di specifici materiali), con una platea, un parterre, due gallerie il cui profilo si caratterizza per l’alternarsi di linee concave e convesse che evoca la lezione di Borromini. E una particolarità unica: la “veduta vera del Campidoglio”, come la definisce Buzzi, cioè la presenza di sei finestre – quelle preesistenti in facciata – che l’architetto scelse di mantenere come quinta naturale del palcoscenico. Buzzi curò ogni dettaglio dell’assetto scenico, come i lampadari a forma di astri e stelle comete sopravvissuti al tempo, e ora restaurati per illuminare la nuova vita del Teatro.

Maria Grazia Chiuri al Teatro della Cometa. Il recupero di un pezzo di storia di Roma
Sotto la diretta gestione di Mimì Pecci Blunt, infatti, il Teatro della Cometa visse una sola, intensa stagione (a inaugurarlo fu la rappresentazione dell’opera I capricci di Marianna di Alfred de Musset, il 17 novembre del 1958). Poi passò all’impresario Remigio Paone, già fondatore del Teatro Nuovo di Milano. E negli Anni Sessanta, sotto la direzione di Diego Fabbri, ospitò opere di grandi autori contemporanei, concerti e spettacoli di prosa e lirica. Ma nel ’69 un incendio distrusse interamente il teatro, per il quale, con la morte della contessa, nel 1971, si aprì un lungo periodo di oblio. Nel 1986 sua figlia decise di riaprirlo, finanziando i lavori di ricostruzione, e la Cometa tornò in attività fino al 2020, quando si concluse l’ennesimo ciclo.
Qui entra in scena Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, che il Teatro l’ha acquistato con la sua famiglia nel 2020 con l’obiettivo di restituirgli la funzione centrale esercitata in passato nel contesto culturale romano, riallacciandosi alla visione illuminata di Mimì Pecci Blunt. Rachele Regini, che di Chiuri è figlia, guiderà il comitato scientifico del teatro. I lavori di progettazione, riqualificazione e ammodernamento si sono protratti per quattro anni, e ora il Teatro della Cometa riapre le porte al pubblico, ripensato negli spazi – però nel rispetto della storia del luogo – e nei servizi, per diventare luogo di incontro e produzione artistica ben oltre il cartellone teatrale.

Il restauro del Teatro della Cometa: recupero e novità
All’allestimento architettonico hanno lavorato Fabio Tudisco e Andrea Panzini, apportando significative novità strutturali e impiantistiche. Dunque il “nuovo” Teatro della Cometa – che mantiene il “sapore” degli Anni Cinquanta – acquista un rinnovato foyer con caffetteria (e l’offerta è di qualità!) aperta oltre la programmazione degli spettacoli (dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 20), che sarà spazio aperto alla città tutto l’anno, a partire dai primi giorni di giugno 2025. Ritrova inoltre la doppia scala di accesso ai piani dell’impianto originale e il salotto ideato dalla contessa Pecci Blunt all’ultimo livello, ripristinato con l’idea di accogliere eventi. E conquista un ascensore per la piena accessibilità. In platea è stata riaperta la fossa d’orchestra, ed è stata ripristinata anche la macchina scenica girevole progettata negli Anni Cinquanta per il cambio rapido di scena sul palco, ora meccanizzata. Tra le innovazioni, oltre all’aggiornamento tecnologico e illuminotecnico, si segnala anche la possibilità di trasformare la platea in un tutt’uno con il palco, spostando le poltrone (Frau) ora disposte su carrelli, per adattare lo spazio a performance o esibizioni di danza. Tutto nel contesto di un teatro all’italiana in miniatura (sono 233 le sedute), che ora dispone, al piano seminterrato, anche di camerini riprogettati con standard e materiali di altissima qualità.
Un lavoro meticoloso e sartoriale che si riflette anche negli scelta dei complementi d’arredo – sedute, poltrone e divanetti del foyer sono firmati da Marta Sala – e nell’elaborazione di nuovi elementi di design, come i punti luce che integrano le lampade originali, disegnati da Maria Grazia Chiuri con Viabizzuno a partire dall’elemento della stella, che si ripete anche su maniglie e corrimano. Nel definire la nuova identità visiva, anche Studio Sonnoli ha lavorato sul simbolo della stella, ispirandosi al collage e alla poesia visiva.

L’archivio del Teatro della Cometa
C’è poi l’importante lavoro sull’archivio, affidato alla curatela di Maria Alicata, che ha sostenuto gran parte della riprogettazione e si propone di valorizzare per la prima volta la storia del Teatro in relazione alla figura di Mimì Pecci Blunt: “Quando Maria Grazia Chiuri ha acquistato il Teatro, sono stati recuperati anche una serie di documenti mai catalogati ed esposti” spiega Alicata “Abbiamo iniziato quindi a costruire un archivio di questo materiale, con l’idea di mostrarlo e utilizzarlo come base per nuove produzioni artistiche che partiranno dalla storia del luogo e di chi l’ha vissuto”. L’intenzione è insomma quella di sfruttare le aree comuni del Teatro per allestire una sorta di mostra diffusa con materiali d’archivio esposti a rotazione, ma anche nuovi lavori frutto di residenze artistiche e dialoghi con artisti contemporanei. Chi visiterà il teatro nei prossimi mesi – lo spazio sarà aperto per le visite al pubblico dall’inizio di giugno fino al 25 luglio, prima di riaprire con la programmazione teatrale autunnale – apprezzerà innanzitutto i magnifici disegni di Tomaso Buzzi esposti nel corridoio d’accesso al foyer, per poi scovare tra teche e vetrine foto della contessa Pecci Blunt, locandine delle prime rappresentazioni, il catalogo originale delle mostre della galleria della Cometa, articoli apparsi su Vogue e Domus, ma anche un quadro di Corrado Cagli (La Chimera) e un decollage di Mimmo Rotella. “L’identità del nuovo teatro prevede l’ibridazione di tante pratiche artistiche, per valorizzare la produzione culturale tout court, sia sul palco che negli spazi intorno”, sottolinea Alicata.

La rinascita del Teatro della Cometa. Dalla mostra inaugurale alla programmazione autunnale
Non a caso l’attivazione dello spazio è stata affidata a una tre giorni di mostra performativa (solo su invito) che dal 26 al 28 maggio evocherà il Bal Blanc parigino della contessa Pecci Blunt, con una serie di tableaux vivants, performance, scenografie d’artista e installazioni. A curarne l’allestimento teatrale è Lorenzo Salveti, mentre le scenografie – come la grande installazione bianca, in carta lavorata con disegni vegetali, allestita sul palcoscenico – sono firmate da Pietro Ruffo (che firma con le sue costellazioni anche le porcellane Ginori in dotazione al bar).
In autunno il Teatro della Cometa avvierà la sua programmazione, mettendo al centro la prosa teatrale, affiancata da una proposta di percorsi multipli che includono danza, musica, performance, rassegne e festival internazionali. Con l’idea di accogliere progetti inediti, adattamenti contemporanei e nuove drammaturgie per dare spazio a un’attività culturale e teatrale che oggi fatica a trovare spazio a Roma, in chiave accessibile, dinamica e inclusiva. In questa direzione si orienterà anche il public program articolato in workshop, incontri, conversazioni e residenze d’artista, pensato per attivare un dialogo costante con la città e con le sue comunità creative.
Livia Montagnoli
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