Babilonia Teatri porta Romeo e Giulietta in televisione

Rai 5 ha mandato in onda il dramma shakespeariano firmato da Babilonia Teatri. Non una rivisitazione ma una riflessione sulla realtà, vera protagonista dello spettacolo.

Dopo il debutto al Teatro Romano lo scorso settembre, il Romeo e Giulietta di Babilonia Teatri sbarca sui Rai 5 in prima serata. Sullo statuto del teatro quando va in scena nella scatola televisiva, molto si è già scritto. Nel nostro caso la scrittura teatrale non si sovrappone a quell’audiovisiva, che rimane a scopo documentaristico senza svelare inediti punti di vista interni al percorso drammaturgico. Tuttavia quel che è accaduto qualche sera fa nei salotti degli italiani dà alla televisione la forza della scena artificiale. Lo schermo si fa cioè interfaccia su cui il teatro verifica il suo rapporto con la verità dentro un mezzo che non ne facilita la sopravvivenza (basti pensare al fallimentare esempio di Ricomincio da Rai 3).

BABILONIA TEATRI E SHAKESPEARE

In epoca di streaming e webinar, la televisione, molto classicamente, ritorna a essere il vero terreno su cui rimettere in gioco la finzione del teatro con la sua necessità di dire cose vere e autentiche. E l’inizio dello spettacolo, in questo senso, è geniale: il lanciatore di coltelli Francesco Scimeni lancia le sue lame affilate contro Ugo Pagliai e Paola Gassmann, L’operazione ricorda quella che realizzò Chris Burden quarant’anni fa quando nel video Shot si fece sparare a distanza da un suo collaboratore. L’arte per essere vera deve essere pericolosa, l’attore deve rischiare, la verità non ammette imprecisioni, incertezze. I due attori, chiamati da Valeria Raimondi ed Enrico Castellani a indossare i panni dei protagonisti shakespeariani, rischiano la vita, l’hanno rischiata nel gioco della finzione quando erano entrambi nell’Orlando furioso di Luca Ronconi e quando hanno deciso di trascorrere cinquant’anni insieme. Ora il teatro chiede loro che le parole del Bardo superino l’età, i corpi e che l’interpretazione non sia immedesimazione. Rappresentare Shakespeare provandone la sua eternità sulla propria pelle: questo è il rischio e la sfida. C’è una verità più vera della diretta. L’involucro può essere patinato, elegante ma dentro è il verbo che non deve farsi carne. Rifare Shakespeare, anche per i Babilonia, non è adattarlo, rivisitarlo, rivestirlo di ricerca e contemporaneità, ma pulirlo proprio da tutto questo, mostrando cosa sia contenitore e cosa contenuto.

Babilonia Teatri, Romeo e Giulietta. Photo Eleonora Cavallo

Babilonia Teatri, Romeo e Giulietta. Photo Eleonora Cavallo

IL TEATRO E LA TELEVISIONE

Qualcosa ci riporta alle operazioni di Pina Bausch con gli anziani, certe note poetiche, certe malinconie vanno al Kontakthof del Tanzteater, ma l’interesse dei Babilonia è indagare proprio quella crepa tra attore e personaggio. Allora, come già era successo altre volte, è Enrico Castellani che dalla platea s’inserisce nel pathos con domande incalzanti sulla vita dei due attori, sul senso di ciò che stanno recitando. Urge verità. L’inchiesta e lo straniamento alla Brecht sono gli strumenti per ottenerla. Questo è ciò che conta. Il resto, i cavallucci ‒ ricordo trash dell’Orlando furioso ‒, lo svelamento della macchina scenica (omaggio agli operatori del settore) sono solo un contorno per indorare di lustrini la pillola: l’eternità delle parole s’incarna nei corpi ma li supera per arrivare fino a noi che ci specchiamo in quest’amore, anche “comodamente seduti sulle nostre poltrone” al di qua dello schermo televisivo.

Simone Azzoni

www.babiloniateatri.it

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Simone Azzoni

Simone Azzoni

Simone Azzoni (Asola 1972) è critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea presso lo IUSVE. Insegna inoltre Lettura critica dell’immagine e Storia dell’Arte presso l’Istituto di Design Palladio di Verona. Si interessa di Net Art e New Media Art…

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