Teatro. Morte a Venezia 2.0

Al Teatro Goldoni di Venezia, Arianna Novaga e Mattia Berto portano in scena una riduzione social del capolavoro di Thomas Mann: Morte a Venezia. Il giovane attore Gianluca Bozzale nei panni di un Tazio contemporaneo flirta con le App per incontri erotici.

Metti una sera il sornione palcoscenico dell’altezzoso Teatro Goldoni di Venezia ricoperto di sabbia e, accanto alla sabbia, dei teli distesi per una ulteriore nota di decadenza in stile “Anonimo veneziano”. E metti pure che rimanga solo il palcoscenico a salvare la condivisione. Il palcoscenico come unica dimensione materiale del teatro.
Rivisitare i classici si può e pure attualizzarli? Magari modificando solo la forma, ossia il linguaggio.
Cos’è dunque Morte a Venezia di Thomas Mann se a dialogare con Tazio è un Barone incontrato su una piattaforma per appuntamenti e se Tazio stesso è il risultato di una stratificazione di interazioni social?

VOYEURISMO E SEXTING

Buonanotte alla languida Venezia di Brodskij. Tazio è l’apoteosi del voyeurismo, i suoi occhi, che come un membro eretto perlustrano il pubblico, la sua immagine oscillante tra Ninetto Davoli e un epidermico erotico di Mapplethorpe. Questo Tazio è incarnato da Gianluca Bozzale, nei panni plastici di un Luigi Ontani quando vestiva i miti. La scena che si fa o-scena perché il dialogo tra Tazio e il Barone, rigorosamente fuori campo, è un dialogo intimo, da chat erotiche. Qui Tazio, che danza sulla sabbia circondato dagli spettatori, comunica per stereotipi, seguendo le forme con cui costruiamo l’immagine dell’“ io” in rete. Il classico di Thomas Mann in versione 2.0: mentre il Barone parla come pagina scritta vuole, Tazio risponde in diretta dal suo cellulare secondo i codici del sexting. Baz Luhrmann che riempì di pieno il vuoto di una Verona Beach sorride sotto i baffi.
Insomma la docente Arianna Novaga e il regista Mattia Berto hanno messo un bel po’ di pelle e muscoli al fuoco arroventato del sole del Lido. Hanno eliminato prima il complemento di luogo e poi pure il complemento di tempo, perché il presente della chat s’è divorato nel “qui e ora” la dimensione temporale dello spettacolo.
Durante la performance gli spettatori sono infatti chiamati a scrivere messaggi di testo a Tazio su scena. In ballo quindi anche il rapporto tra pubblico reale e pubblico virtuale.

Gianluca Bozzale, Tazio. Photo Francesca Marra

Gianluca Bozzale, Tazio. Photo Francesca Marra

UN PROGETTO AMBIZIOSO

Infine c’è quel marcio che non è solo la laguna putrescente di grottesca decadenza che sentiamo nelle narici ritornando al treno, ma è il marcio della riduzione del corpo a parte, è la deriva della bellezza, pur citata dall’originale, degradata a frammento, a superficie, a modulo di un puzzle che nemmeno Stelarc avrebbe potuto immaginare quando diffuse il suo corpo in rete.
Death of Venice 2.0 è un progetto ambizioso, dopo Tazio e il Barone tutti i personaggi di Mann saranno smaterializzati come in Prologo a un diario segreto contraffatto di Studio Azzurro. Questo è solo un primo studio e stadio, una anticipazione di ciò che sarà ospitato al Festival Teatro Europa 18/35 Le théâtre m’appartient, diretto dal regista Orlando Forioso.
Nel frattempo Tazio è lì, come la protagonista di Dante Hotel di Lynn Hersmann, come la sua Roberta anche lo spregiudicato giovanotto di Morte a Venezia risponderà. Basta scrivergli a [email protected].

Simone Azzoni

http://www.teatrostabileveneto.it/venezia/

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Simone Azzoni

Simone Azzoni

Simone Azzoni (Asola 1972) è critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea presso lo IUSVE. Insegna inoltre Lettura critica dell’immagine e Storia dell’Arte presso l’Istituto di Design Palladio di Verona. Si interessa di Net Art e New Media Art…

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