Un festival che dura tutto l’anno. A Ravenna

Uno sguardo ravvicinato al corso “dantesco” di Ravenna Festival. Divenuto una delle manifestazioni musicali più importanti in Europa, il festival dimostra di saper integrare qualità musicale, eventi di lirica e prosa con circuiti museali e siti archeologici. Diventando una leva per lo sviluppo economico.

IL SUCCESSO DI UN FESTIVAL
Nato nel 1990 per iniziativa di enti e imprese locali, Ravenna Festival è una success story, diventata una delle manifestazioni musicali più importanti in Europa. L’edizione estiva si estende, come suggerisce lo slogan, dando vita al “festival che dura tutto l’anno”. Infatti, in inverno e primavera è preceduto da una ricca stagione di lirica e prosa, mentre in autunno è prevista una trilogia (tre opere o balletti a tema messi in scena in tre fine settimana, al fine di facilitarne la fruizione).
Un saggio pubblicato sulla rivista Territori di Cultura del Centro Inter-Universitario sui Beni Culturali di Ravello mostra come l’integrazione tra i circuiti museali, i luoghi archeologici e le manifestazioni del festival (con la stagione lirica e di prosa e la trilogia autunnale) sia diventata un’importante leva per lo sviluppo economico di Ravenna, che ha acquisito un crescente pubblico anche straniero. Un pubblico fidelizzato che la considera la “Salisburgo dell’Adriatico”.

Ravenna Festival 2015 - La Vita Nuova - photo © Silvia Lelli

Ravenna Festival 2015 – La Vita Nuova – photo © Silvia Lelli

SETTE ANNI INSIEME A DANTE
Il festival estivo ha la caratteristica di essere a tema, multidisciplinare e con prime esecuzioni mondiali, spesso in coproduzione tra più istituzioni per promuovere anche la circuitazione.
Quest’anno diventa pluriennale. Dedicato a Dante Alighieri, nei 750 anni dalla nascita, darà inizio a un percorso, della durata di sette anni, con scansione biennale, che si concluderà nel 2021, settimo centenario della morte del poeta, avvenuta a Ravenna. Tappe di questo percorso sono altrettanti lavori e progetti commissionati dal festival ad artisti che operano nei diversi linguaggi della creazione contemporanea, assecondando la natura multidisciplinare della manifestazione.
L’obiettivo principale è quello di mettere in evidenza l’attualità vivificante dei capolavori danteschi, in primis la Commedia, un’inesauribile fonte d’ispirazione in cui è forse depositato anche il segreto della nostra modernità. Se spesso, infatti, ci si limita a consegnare Dante alle pagine di specialisti e studiosi che a volte ne possono neutralizzare la valenza e la potente volontà rigeneratrice, l’approccio che adotta il festival è quello di vedere Dante come poeta del futuro.
Abbiamo seguito tre spettacoli del festival: la video-opera L’amor che move il sole e l’altre stelle, commissionata da Ravenna Festival al compositore Adriano Guarnieri; La Vita Nuova di Nicola Piovani, una cantata musicale per soprano, voce recitante, soprano e piccola orchestra; e l’integrale delle composizioni per piano solo di Pierre Boulez (che in maggio ha compiuto novant’anni).

Ravenna Festival 2015 - L’amor che move il sole e l’altre stelle - photo © Silvia Lelli

Ravenna Festival 2015 – L’amor che move il sole e l’altre stelle – photo © Silvia Lelli

IL PARADISO IN UNA VIDEO-OPERA
L’amor che move il sole e l’altre stelle attinge alla terza cantica della Commedia, che riconfigura come poema della luce (e del suono vorticosamente proiettato a 360 gradi nello spazio d’ascolto) potentemente immaginifico grazie all’uso strutturale del live electronics di Tempo Reale e dell’immagine digitale affiancata alle tecniche più sofisticate del light designing di Vincent Longuemare. Le tecniche e l’équipe sono state collaudate nei precedenti due episodi di quella che si configura come un’ideale trilogia – ovvero Pietra di Diaspro e Tenebrae – con la visionaria regia di Cristina Mazzavillani Muti, assecondata dall’estro inventivo dello scenografo Ezio Antonelli e dai video di Davide Broccoli.
L’opera, diretta da Pietro Borgonovo alla testa dell’Mdi Ensemble (giovane formazione nata da una costola della Cherubini), si avvale anche della collaborazione del Teatro della Pergola di Firenze ed è stata introdotta dalla lettura di versi danteschi di Gabriele Lavia. Il cast comprende tre solisti (Sonia Visentin, Claudia Pavone, Carlo Vistoli) e un quintetto vocale (Bianca Tognocchi, Antonella Carpenito, Annalisa Ferrarini, Valentina Vanini, Jacopo Facchini), giovani vocalisti che hanno già dato ottime prove. Si privilegia una tessitura molto alta.
Sotto il profilo musicale, la video-opera ha una costruzione quasi a spirale in cui ha un ruolo cruciale la polifonia che, nella visione della Vergine abbagliante di luce al termine del lavoro, diventa sempre più trasparente e lirica sino a diventare quasi diatonica.

Ravenna Festival 2015 - La Vita Nuova - Elio Germano e Nicola Piovani - photo © Silvia Lelli

Ravenna Festival 2015 – La Vita Nuova – Elio Germano e Nicola Piovani – photo © Silvia Lelli

DANTINO INNAMORATO
Con La Vita Nuova, Piovani propone una lettura drammaturgica moderna al poema dantesco. Nelle stesse note di sala, il compositore ricorda che Dante era molto giovane al tempo del suo innamoramento (non si sa se ricambiato) con Bice Portinari, tanto che Guido Cavalcanti lo chiamava “Dantino”. Il 35enne Elio Germano lo interpreta come se l’Alighieri fosse un adolescente preso da un grande amore “inumano, epilettico” – parole di Piovani. La Beatrice di Rosa Feola è invece una ragazza matura dal temperamento forte, per la quale Piovani scrive ariosi e vocalizzi di grande fascino e difficoltà che il soprano canta con maestria, ottenendo una risposta entusiasta dal pubblico.
Anche la scrittura strumentale (non mancano intermezzi orchestrali) è moderna più che contemporanea. Quasi naturali gli echi da musica da film (Piovani ne ha composta per oltre 150 titoli e si è meritato numerosi premi, tra cui un Oscar). Siamo in un post-romanticismo melodico con momenti fortemente ritmici. Molto bella la ballata per soprano.

Ravenna Festival 2015 - Pierre Laurent Aimard esegue Boulez - photo © Luigi Tazzari

Ravenna Festival 2015 – Pierre Laurent Aimard esegue Boulez – photo © Luigi Tazzari

IL DIFFICILE RAPPORTO TRA BOULEZ E IL PIANOFORTE
L’integrale per piano di Boulez è una maratona di circa tre ore (con un intervallo). Il rapporto con il pianoforte non è stato continuativo: intenso nei primi anni della sua ricerca (ad esempio le Douze Notations) e più raro successivamente, sino a diventare mezzo per lavori d’occasione (Incises, Éphémérides) nelle espressioni tra la fine del secolo scorso e l’inizio di questo.
Pierre-Laurant Aimard e Tamara Stefanovich, raramente presenti nelle sale concertistiche italiane, sono tra i migliori interpreti di questo cambiamento – si vorrebbe dire trasformazione – nella poetica di Boulez. Nelle concise Notations, Aimard mette in risalto i nessi con la seconda scuola di Vienna e nelle sonate (un lavoro particolarmente sofferto da Boulez, specialmente per la terza) il travaglio della rottura. Si alternano al piano nelle sonate. A quattro mani, con due pianoforti, con la Stefanovich nel secondo libro di Structures, ascoltiamo gli orizzonti aperti dai suoi ultimi lavori, sentieri ancora in fieri ma densi di promesse.

Giuseppe Pennisi

www.ravennafestival.org

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Giuseppe Pennisi

Giuseppe Pennisi

Ho cumulato 18 anni di età pensionabile con la Banca Mondiale e 45 con la pubblica amministrazione italiana (dove è stato direttore generale in due ministeri). Quindi, lo hanno sbattuto a riposo forzato. Ha insegnato dieci anni alla Johns Hopkins…

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