A Castelfranco Veneto una mostra-concerto celebra il binomio tra Franco Battiato e Giusto Pio

La città natale di Giusto Pio ospita la prima mostra italiana dedicata al suo sodalizio artistico con Franco Battiato. In attesa dei concerti-evento del 3 e 4 luglio 2025, abbiamo intervistato il figlio Stefano Pio, musicista a sua volta

È stato l’architetto silenzioso di alcune delle pagine più belle della musica italiana degli Anni ’70 e ’80, anche attraverso la collaborazione con Franco Battiato. Giusto Pio – violinista, compositore e arrangiatore – ha dato vita a brani indimenticabili come Centro di gravità permanente, Per Elisa e I treni di Tozeur. Figura schiva e rigorosa, ha unito la formazione classica con l’avanguardia pop, lasciando un’eredità sonora che ancora ispira e sorprende. A custodirla, oggi, è il figlio Stefano Pio, musicista a sua volta, direttore artistico, insieme alla sorella Giulietta, della mostra-concerto appena inaugurata a Castelfranco Veneto, nel foyer del Teatro Accademico. Sulle orme di Franco Battiato e Giusto Pio, curata da Danila Dal Pos, aperta al pubblico fino al 30 agosto, è unviaggio immersivo tra suoni, visioni e memorie, che restituisce dignità e luce a una delle collaborazioni più profonde e influenti della nostra storia musicale.

Franco Battiato e Giusto Pio nella vignetta di Cavez
Franco Battiato e Giusto Pio nella vignetta di Cavez

La mostra sul sodalizio tra Franco Battiato e Giusto Pio a Castelfranco Veneto

Oggetti, partiture e materiali di vent’anni di collaborazione tra suo padre e Franco Battiato: cosa l’ha emozionata di più?
Mi ha toccato profondamente vedere tutti gli elementi della mostra nella loro globalità: sono piccoli tasselli che, con gli anni della loro collaborazione, si sono lentamente sovrapposti, fino a costruire un edificio imperituro della musica leggera italiana. Ordinando questi reperti, è stato evidente come le scelte artistiche coraggiose che Battiato e Pio fecero negli Anni ’70 e ’80 abbiano trovato un così forte riscontro nei decenni successivi, in modo imprevedibile, arrivando ad orientare il gusto del pubblico Italiano.

Ha definito la loro collaborazione “un incontro di anime”: come diventava arte questa sintonia?
È stabilito dal destino, e non dal caso, che certe anime debbano incontrarsi nel corso del loro passaggio terreno. Soltanto a posteriori le risultanze di simili incontri si manifestano anche agli interessati. Il destino ha poi voluto che io assistessi ai loro momenti creativi, ma lascerei alle parole stesse di mio padre raccontare quel processo: “È difficile, anzi è quasi impossibile dire come nasce una canzone. Come si fa a dire come all’improvviso ti frulla in testa un’idea musicale, continua a risuonarti dentro, hai voglia immediatamente di cantarla e di suonarla con la chitarra, con il violino, con il pianoforte, di scriverla sul pentagramma per sentirla concretamente? Succede e basta. Con Franco non c’era una regola, non accadeva che due canzoni nascessero alla stessa maniera. Tutto capitava casualmente”.

Non dev’esser semplice selezionare e chiudere tutto questo in una mostra.
Ho seguito un criterio meramente cronologico. L’esposizione si esplicita dagli esordi della loro collaborazione nel 1976 e termina alla fine degli Anni ’90. Dopo, mio padre optò esclusivamente per prodotti non commerciali, per lo più scritti unicamente di suo pugno… Poiché è poco noto il lavoro degli ultimi anni, ho voluto mostrare anche questo suo aspetto compositivo, che Battiato prediligeva particolarmente.  I due non hanno mai smesso di confrontarsi, anche negli anni successivi al loro sodalizio musicale, che li ha visti co-autori di oltre 140 titoli, i più famosi del repertorio di Battiato. A un confronto quantitativo, il binomio Battisti Mogol impallidisce…

Come si riesce a trasmette un livello così alto d’intensità spirituale?
La si può solo percepire direttamente, senza filtri. Spetta al visitatore stabilire “un legame” con quanto esposto ed illustrato nel percorso, la risposta varierà a seconda del livello di empatia e preparazione che ognuno di noi ha raggiunto e manifesta in modo diverso.

Franco Battiato e Giusto Pio
Franco Battiato e Giusto Pio

Franco Battiato e Giusto Pio tra pop filosofico e sperimentazione

I concerti collaterali in programma raccontano due epoche distinte della produzione Battiato-Pio: quella del “pop filosofico” e le sperimentazioni Anni ’70. Qual è il filo che le unisce?
Il filo è molto forte, anche se i più non lo recepiscono. È proprio nelle improvvisazioni e nelle sperimentazioni degli Anni ’70 che la coppia si è affinata ed ha capito quale strada percorrere. Non erano preoccupati di piacere al pubblico, prima di tutto dovevano piacere a se stessi. Tutto ciò che è stato affrontato a livello musicale, culturale e spirituale in quei primi anni di collaborazione, ha determinato gli esiti e le loro scelte successive.

In tempi che tendono alla dematerializzazione, come si preserva il valore della memoria?
La musica è un bene immateriale, è necessario salvaguardare l’autore che l’ha creata per non condannarlo all’oblio. Questo può apparire scontato, in realtà non è cosi, basta vedere le centinaia di canzoni presenti nelle piattaforme digitali, che Pio ha scritto insieme a Battiato, per le quali il suo nome viene omesso. Una damnatio memoriae che non esito a definire indecente.

Chi era Giusto Pio

Com’era suo padre nella dimensione familiare, lontano dagli spartiti e dagli studi di registrazione?
Scherzoso. Ma quando si trattava di musica, che era il suo motivo di vita, diventava scrupoloso e severo.

C’è un momento, tra i ricordi con Battiato, che è diventato fotogramma?
La notte in cui mio padre compose Luna indiana. Serviva al produttore nel pomeriggio del giorno successivo. Poiché il pianoforte era in camera mia, fui mandato in salotto a dormire. La mattina arrivò un Battiato assonnato che si mise a fare vocalizzi in stile sul pezzo, completandolo e conferendo alla canzone quell’atmosfera di spiritualità che ancora incanta.

Che rapporto aveva con Battiato?
Le sue scelte ed il percorso spirituale furono le stesse che a mia volta ho affrontato nel corso della mia vita, ad esclusione forse della dottrina di Gurdjeff che non mi ha mai particolarmente interessato o coinvolto. Preferivo di gran lunga il mondo del Vedanta e la spiritualità indiana. Perché poi la mia vita si sia incrociata con quella di Battiato e Pio, in questo caso come suo figlio, è secondo me dovuto ai meriti, o demeriti, del Karma.

Ginevra Barbetti

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Ginevra Barbetti

Ginevra Barbetti

Nata a Firenze, si occupa di giornalismo e comunicazione, materie che insegna all’università. Collabora con diverse testate in ambito arte, design e cinema, per le quali realizza soprattutto interviste. Che “senza scrittura non sarebbe vita” lo ripete spesso, così come…

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