Bohemian Rhapsody dei Queen. Storia di una canzone (e di un video) diventati mito

Le tante curiosità della leggendaria opera rock, una delle canzoni più complesse della band britannica capitanata da Freddie Mercury, ma anche la più amata. E del suo videoclip che vanta un primato…

È vita reale o è fantasia?”, recita l’incipit della canzone manifesto dei Queen, Bohemian Rhapsody. Pubblicata il 31 ottobre 1975 come primo singolo del quarto album in studio A Night at the Opera della band britannica capitanata da Freddie Mercury, è una rapsodia rock dove dentro c’è di tutto: hard e glam rock, pop, opera lirica, musica barocca, teatralità, dubbi e ansie esistenziali, storie di reietti, di dei e inferi. È entrata nell’immaginario collettivo per tanti motivi: per il suo significato oscuro, aperto a mille interpretazioni; per la sua musica strepitosa che avvolge in un vortice di suoni dal crescendo emotivo, in grado di toccare le corde più profonde dell’animo; per il video altrettanto spettacolare, considerato il primo videoclip promozionale della storia della musica.

Il significato di Bohemian Rhapsody dei Queen

Rimane un mistero il significato del titolo del brano che in origine non doveva chiamarsi così.  Lo dimostra il manoscritto del 1974 (venduto a Londra da Sotheby’s a un utente online per 1 milione e 380 mila sterline) dove si vede, in diverse decine di pagine, che Mercury lo alterna a Mongolian Rhapsody. Ma ha la meglio il titolo Bohemian Rhapsody, che evoca la particolare struttura della canzone stessa, la rapsodia: un pezzo di musica classica (in questo caso rock), con sezioni distinte, che viene suonata come un unico movimento. Come sottolinea Ezio Guaitamacchi, nel suo volume del 2012 Rockfiles. 500 storie che hanno fatto storia, “non è mai stato chiarito il significato della canzone; al suo amico dj Kenny Everett, Mercury ha detto che si trattava di una filastrocca del tutto casuale. Brian May è invece convinto che la canzone contenga velate allusioni ai traumi personali del cantante”. O forse è sola una canzone sulla morte e il rimpianto.

Freddie Mercury
Freddie Mercury

Bohemian Rhapsody dei Queen. La storia del successo della canzone nell’omonimo film

Sta di fatto che il brano, nonostante sia lungo 6 minuti, diventa il primo in classifica a pochi mesi dalla pubblicazione, rimanendoci 9 settimane; mentre nel 2018, sulla scia del successo del film Bohemian Rhapsody, diretto da Bryan Singer, diventa la canzone più ascoltata di sempre in streaming. Nella pellicola quattro volte Premio Oscar, che ripercorre i primi quindici anni del gruppo, dalla nascita della band nel 1970 fino al concerto Live Aid del 1985, è proprio raccontato l’episodio in cui Mercury (interpretato dal somigliantissimo attore Rami Malek) e la sua band lasciano la EMI, dopo aver litigato con il dirigente Ray Foster, che si era rifiutato di pubblicare la canzone Bohemian Rhapsody come singolo di lancio dell’album A Night at the Opera, per l’ermetismo del testo, la struttura non convenzionale e l’eccessiva lunghezza. Freddie riesce poi a far trasmettere in radio la canzone da DJ Kenny Everett che ne decreta il successo.

QUEEN UNSEEN, Peter-Hince
QUEEN UNSEEN, Peter-Hince

Bohemian Rhapsody dei Queen. Niente effetti speciali per il videoclip, ma tanta fantasia manuale

Tra i tanti primati dei Queen c’è anche quello del video di Bohemian Rhapsody che risulta essere il primo realizzato da un’etichetta discografica per promuovere un brano musicale. Prodotto da Jon Roseman (lo stesso produttore del filmato di Video Killed the Radio Star dei Buggles, considerato il primo vero videoclip, uscito su American MTV nel 1981) è stato, infatti, spedito a scopo promozionale alla BBC non appena completato e trasmesso per la prima volta da Top of the Pops nel novembre del 1975. “È diventato un modello per tutti, anche se ci è voluto un po’ di tempo per le case discografiche per apprezzarne il valore”, ha scritto anni fa sul Financial Times lo stesso Roseman. “Girato con un budget di sole 2mila sterline, non ha usato effetti speciali. La ripetizione dei volti sullo schermo è stata ottenuta riproducendo le immagini su un monitor da studio, puntando una fotocamera sullo schermo e facendo una panoramica sul monitor per avere un ritorno visivo”. 

Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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