Arte e musica. Intervista al chitarrista blues Little Albert

Si cela Alberto Piccolo dietro lo pseudonimo di Little Albert, artista che sta facendo parlare di sé grazie alla capacità di mescolare blues e stoner/doom


Little Albert (Montebelluna, 1992) è il nome d’arte di Alberto Piccolo, chitarrista blues noto per essere parte della band doom italiana Messa che ha ottenuto ottimi riscontri internazionali e si è esibita su palchi importanti in Italia, Europa e Regno Unito.
Cresciuto in un ambiente musicalmente fervido, grazie al padre e allo zio musicisti, ha iniziato a suonare a 9 anni cercando di imitare il sound rock e blues di formazioni storiche come Cream e Led Zeppelin, o Carlos Santana. Negli anni spazia negli ascolti da band stoner rock come Kyuss e Queens of the Stone Age al flamenco di Paco de Lucía e al jazz del chitarrista Wes Montgomery. Nel 2018 si diploma al conservatorio di Vicenza in chitarra jazz. Parallelamente fa parte di diverse formazioni, come i Glincolti, band prog/funk Anni Settanta con cui pubblica, fra il 2013 e il 2020, tre album per la label italiana Go Down Records, con la partecipazione per il disco di debutto del musicista Enrico Gabrielli (The Winstons, Calibro35), già collaboratore di nomi importanti come PJ Harvey e Iggy Pop.
Nel 2016 nasce il progetto della band Messa, con cui pubblica tre album, due con Aural Music e l’ultimo con Svart Records. Ma è nel suo progetto solista hard blues, con il nome d’arte Little Albert, che riesce a esprimere una sua personale visione di incontro tra blues e stoner/doom, con la pubblicazione, nel 2020, per la label Aural Music, del suo album di debutto intitolato Swamp King, in collaborazione con il bassista Christian Guidolin, il batterista Mattia Zambon e Sara Montenegro (cantante dei Messa) che ha scritto il testo della title track. L’album contiene anche tre cover di storici brani blues, determinanti per la sua formazione.
Dotato di una forte tecnica chitarristica e di una voce cristallina, nelle sue composizioni si sentono echi di maestri del blues come Muddy Waters convivere con intenzioni più sperimentali, frutto di incessante approfondimento e studio che rendono Little Albert uno dei chitarristi più talentuosi della nuova leva italiana. Attualmente sta lavorando al suo nuovo album di matrice prettamente blues presso lo studio del musicista, fonico e produttore Matt Bordin (Squadra Omega).

Little Albert, 2023. Photo Marco Zanin

Little Albert, 2023. Photo Marco Zanin

INTERVISTA A LITTLE ALBERT

La tua definizione di arte.
La mia personale visione di che cosa è arte è in qualche modo legata al concreto, al pratico e all’unicità. Un qualcosa, sia esso un oggetto, un’azione o un concetto, talmente bello e ben fatto da risultare raro, se non unico e irripetibile.

La tua definizione di musica.
Credo che la musica sia a tutti gli effetti una forma di rappresentazione del pensiero, oltre a essere un linguaggio. A prescindere dai generi musicali, trovo che in qualche modo traspaiano da una composizione non solo uno stato d’animo o un messaggio, ma anche il modo di pensare di chi l’ha composta. Se la musica rispetta pure i canoni di cui ho parlato prima, diventa anche arte. Solo che la musica è per sua natura effimera, richiede un costante sforzo per renderla fruibile: la musica esiste solo nel momento esatto in cui viene suonata. Questo la rende in qualche modo sempre nuova, ma allo stesso tempo anche sempre diversa. Soprattutto se si parla di musica in parte o in tutto improvvisata.

Ti definisci un “artista”?
Non direi, non ho mai pensato a me stesso in questi termini. Musicista sì, sicuramente. Credo di essere una persona abbastanza concreta, per cui trovo mi si addica di più la definizione di “artigiano” che lavora la musica.

Little Albert, 2023. Photo Marco Zanin

Little Albert, 2023. Photo Marco Zanin

ARTE E MUSICA SECONDO LITTLE ALBERT

L’opera di arte visiva che più ami.
Per qualche motivo ho subito pensato a L’impero delle luci di Magritte, ma sceglierne una sola è impossibile. Da piccolo dipingevo sempre ed ero fissato con Magritte. Recentemente sono stato a una mostra sull’Iperrealismo al museo di Malaga e ho molto apprezzato Marina di Emilio Ocón y Rivas.

La canzone che più ami.
Anche qui sono molto in difficoltà a sceglierne una sola. Oltretutto, quando trovo una canzone che mi piace, divento ossessivo e la ascolto in continuazione fino a che non inizio a odiarla. Potrei dirtene varie per motivi diversi: sono molto legato ad Heartbreaker e in generale a tutto Led Zeppelin II, allo stesso tempo ciclicamente devo ascoltare in religioso silenzio Reflejo de Luna di Paco de Lucía. Provo lo stesso affetto per Come Sunday tratta da Black, Brown and Beige di Duke Ellington (la versione con l’orchestra). Potrei andare avanti all’infinito.

I tuoi recenti progetti.
Mi sto concentrando sulla registrazione del nuovo disco con il mio progetto Little Albert. Non so ancora quando e con chi vedrà la luce, ma sicuramente sarà un disco più blues del precedente. La caratteristica che hanno in comune il primo disco e quello nuovo è l’approccio il più possibile senza filtri. Per questo capitolo, grazie all’aiuto di Matt Bordin e del suo Inside Outside Studio, ho voluto confrontarmi con l’utilizzo del nastro. Principalmente per due motivi: mettermi alla prova e confrontarmi con i grandi del passato, ma anche per una ricerca timbrica e sonora il più possibile aderente a quello che è il mio modo di fare musica.

Un ricordo della tua vita.
La domenica mattina mio padre che mette a tutto volume Led Zeppelin II per svegliarmi e farmi andare a tavola.

Samantha Stella

https://www.facebook.com/littlealbertblues

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Samantha Stella

Samantha Stella

Samantha Stella, nata a Genova, vive a Milano. Artista visiva, performer, set & costume designer, regista, musicista, cantante. Sviluppa principalmente progetti focalizzati sul corpo e pratiche di discipline live utilizzando differenti linguaggi, installazioni con elementi strutturali e corporei, fotografia, video,…

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