Antonio Pappano dirige Rossini a Roma. Intervista a un grande direttore d’orchestra

La “Messa di Gloria” di Rossini sta per andare in scena all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma con la direzione di Antonio Pappano. Lo abbiamo intervistato

Fino a sabato 29 gennaio, Sir Antonio Pappano dirige la Messa di Gloria e altre arie di Rossini all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Lo abbiamo incontrato per farci descrivere questo momento storico vissuto da un grande direttore d’orchestra.

Qual è il talento compositivo di Rossini?
Rossini ha la capacità di trasformare la musica sacra e ampliarne il potenziale con una grande energia. Recupera le forme del passato e le rende seduttive.

Nel 1820 Rossini aveva ventotto anni quando scrisse la Messa di Gloria in tempi molto veloci. La sua giovane età si nota nella composizione?
C’è una grande baldanza: è meno maturo ma più fresco. Conosciamo il Rossini maturo, ma questo è davvero ampio e grandioso, anche se poco eseguito in Italia, perché non è conosciuto e ci vogliono cantanti di grande livello. Quando scrisse la Messa Gioacchino era in un momento di passaggio della sua carriera: questa musica è di grande impatto, ma dev’essere eseguita in maniera pulita, per poter dare il meglio del suo splendore.

Ha da poco diretto le Nozze di Figaro a Londra. Tornerà presto a dirigere Rossini?
Non ho Rossini nei prossimi programmi, ma ho diretto diverse volte in passato opere come Guglielmo Tell e Semiramide. In realtà il suo repertorio sacro l’ho conosciuto soprattutto qui a Roma. Come musicista mi è stato utile riscoprirlo, dato che all’estero ho diretto soprattutto molta musica romantica, come Wagner o Verdi.

MUSICA IN TEMPO DI PANDEMIA

Dirige con la mascherina?
Non dirigo con la mascherina perché ho l’asma e mi si appannano gli occhiali. Faccio le prove al piano con la mascherina, ma quando dirigo la tolgo perché altrimenti non respiro. Non è un problema perché lo spazio tra un componente e l’altro dell’orchestra è ampiamente rispettato.

Ci sono limitazioni nell’era Covid per i musicisti?
Ho fatto polemica quando in Inghilterra hanno chiuso i teatri mentre gli stadi erano aperti. Il nostro settore ha sofferto molto: è stata una catastrofe, soprattutto per chi aveva contratti a breve termine. Oggi il pubblico mostra ancora una certa prudenza nel venire al concerto, ma mi auguro che questo possa migliorare presto, perché noi suoniamo per il pubblico. Bisogna che il pubblico abbia fiducia nei nostri protocolli di sicurezza.

Come è cambiata la resa musicale dell’orchestra?
Con l’aumento di spazio la sontuosità del suono è aumentata, anche se spesso nell’orchestra non utilizziamo tutti gli archi. Devo confessare però che fare musica in queste condizioni è molto stressante, soprattutto per i grandi pezzi corali.

Ci sono differenze di normative tra l’Inghilterra e l’Italia?
Oggi al Covent Garden non c’è distanziamento nella buca dell’orchestra, ma gli archi devono suonare con la mascherina. Il pubblico non ha l’obbligo vaccinale, ma deve mantenere la mascherina durante lo spettacolo. Per le Nozze di Figaro la sala di duemila posti era quasi piena tutte le sere anche in questo periodo, ed era una grande gioia poter di nuovo condividere con gli spettatori lo spettacolo. Avevo un cast di cantanti quasi tutto italiano, che ha curato il rispetto del linguaggio di Da Ponte e il pubblico ha gradito molto. La gente ha voglia di tornare a divertirsi, senza aver paura.

Gioacchino Rossini, Petite Messe Solenelle. Direttore Antonio Pappano. Orchestra dell'Accademia Santa Cecilia (Warner Music, 2013)

Gioacchino Rossini, Petite Messe Solenelle. Direttore Antonio Pappano. Orchestra dell’Accademia Santa Cecilia (Warner Music, 2013)

ROSSINI SECONDO PAPPANO

Qual è l’atteggiamento di Rossini rispetto al sacro?
In Rossini non noto mai la paura, mentre in Verdi la paura del giudizio divino è quasi la cosa predominante. Nella Messa di Gloria c’è il coraggio di comunicare con Dio: Rossini ha un modo personale di comunicare col sacro.

Come sono cambiati i cantanti rossiniani?
Oggi ci sono cantanti rossiniani che non hanno grandi voci ma la capacità di affrontare un canto fiorito e virtuosistico. È un repertorio molto ricco che necessita di interpreti di alta qualità e personalità.

Che significato ha proporre Rossini in questo particolare momento storico?
Significa tornare a un classico non troppo difficile e vedere cantanti sulla scena, esseri umani che devono mostrare qualità sovraumane. Il pubblico viene a veder cantare un virtuoso, per aiutarlo a dimenticare quello che ha passato. Siamo un po’ depressi e dobbiamo tirarci su: per questo Rossini è perfetto.

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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