Milano: chiude La Buca di San Vincenzo Jazz Club. Ma Pasquale Leccese rilancia

L’Arts Club di Pasquale Leccese e Fabrizio Farinello non sopravvive alla crisi, ma entrambi si lanciano in un nuovo inizio, lontano dal centro di Milano. Leccese ci racconta in anteprima il nuovo progetto:recupererà entro l’estate una struttura storica per farne un centro aggregativo tra musica e arte

Le porte della Buca di San Vincenzo Jazz Club chiudono per non riaprire. Il figlio ideale nato dalla collaborazione tra Pasquale Leccese, celebre titolare della galleria Le Case d’Arte, e Fabrizio Farinello – già proprietario della precedente storica Buca di San Vincenzo Jazz Club – era un Arts Club degno delle grandi città europee, ma non ha retto all’urto della burocrazia e delle chiusure da Covid. “Io l’ho fatto perché sono un appassionato di jazz, volevo creare un ponte con l’arte contemporanea, ma pre-Covid e post-Covid i gestori dei locali fanno moltissima fatica a sopravvivere a Milano”, ha ricordato Pasquale Leccese ad Artribune, che ha aggiunto: “Ci sono i problemi di tutti i tipi, dall’occupazione di suolo pubblico all’area C e ai decibel. Quando sono passato dal locale qualche giorno fa e ho visto tutto smantellato speravo che Farinello stesse facendo dei lavori, ma la banca si è ripresa tutto: sembrava un’immagine di guerra”. Aperto più di vent’anni fa, il locale sorgeva là dove c’era un’osteria, in un’area di Milano allora periferica: per tre anni ha ospitato musica jazz e arte contemporanea, soprattutto videoarte – a inaugurare era stato proprio uno dei pezzi video preferiti di Leccese, Büsi del duo svizzero Fischli & Weiss. Poi erano arrivati Nally Bellati, Pino Pipoli, Traslochi Emotivi, Parker Van Noord, Lee Ranaldo e tanti altri.

La Buca di San Vincenzo

La Buca di San Vincenzo

RICOMINCIARE, LONTANO DAL CENTRO

Farinello, che più che collega è un amico, mi ha detto che non ce la faceva più a stare in centro a Milano, che si trasferiva in un casale nel Monferrato a Solonghello e avrebbe tentato da lì di ricostruire un luogo di musica e incontro”, ha continuato Leccese. Lui farà lo stesso: trasferisce la medesima idea di comunità e di dialogo tra arte e musica in una vecchia officina degli anni ‘30 di 300 mq nel parco del Ticino: “Milano è diventata ingestibile: le archistar parlano di ritrovamento dei borghi, ma ogni tre per due costruiscono palazzi nuovi e nessuno valorizza i borghi o le periferie! Ho deciso di farlo io”. Certo, niente di tutto questo arriva senza un sacrificio, soprattutto per un personaggio cosmopolita e attivo come Leccese: “Mi piange il cuore: l’arte a Milano ha una storia incredibile, e ancora di più il jazz, è qualcosa che ci faceva onore. Chet Baker ha vissuto a Milano, ci sono locali storici come il Capolinea, la scuola di Enrico Intra e Franco Cervi e Arigliano e i mitici Iannacci e Gaber. Lo stile di vita di un locale come La Buca era anche dato dal fatto che non si pagava entrata e i frequentatori erano gli stessi musicisti che, una volta finiti i concerti in città come spalla ai grandi, venivano giù da noi a fare jam sessions e divertirsi. Ricordo a sorpresa arrivare Stefano Bollani o Francesco Grillo, o ancora Roberto Cacciapaglia. Una notte si improvvisò dei pezzi al piano per la presenza di Marlene Dumas! Era uno stile di vita, un ritrovo: insieme a questa crisi che imperversando, a Milano c’è un garbuglio di burocrazia e uno stato quasi di polizia per cui hanno chiuso Serraglio, Ohibò, Ligera e tanti altri locali che erano un punto di riferimento”, ricorda Leccese.

LA STORIA DELLA BUCA DI SAN VINCENZO

La storia della Buca era antica come la città: nata negli anni ‘30 come trattoria, era diventata un pied-à-terre milanese del celebre Fred Buscaglione – lui era torinese, ma a Milano aveva la sua casa di registrazione, la storica Fonit Cetra di via Meda, proprio a due passi dalla Buca. Ora, grazie all’iniziativa dell’Arts Club, è possibile firmare una petizione su Change.org per far ascoltare la voce dei locali milanesi, sempre più in difficoltà.

La Buca di San Vincenzo

La Buca di San Vincenzo

IL NUOVO PROGETTO DI LECCESE          

Prima del Covid avevo già deciso il trasloco, e durante il Covid ci stavo ripensando, ma alla fine ho realizzato che era meglio così, e non avere più le difficoltà che si hanno in centro”, ha sottolineato Leccese. La nuova avventura, in apertura a fine giugno 2021, si trova a Cuggiono, tra Boffalora Ticino e Magenta a 35 chilometri da Milano, realizzata nuovamente in team con il gruppo di giovanissimi architetti tedeschi Vincent Meyer e Sebastian Bernardy di Eventually Made, con l’aiuto dell’architetto Giuseppe Terzulli. “Ci sarà un patio per concerti e reading, e all’interno mostrerò la mia collezione”, puntualizza il gallerista. Luogo vivo nel cuore della natura, è anche il posto adatto per recuperare con calma un rapporto umano con la dimensione del paese: “È a mezz’ora di macchina, in una zona molto bella con cicogne e aironi che in tanti raggiungono in bicicletta dai Navigli: qui si ritrova la quiete, la natura e il borgo che agli artisti mancano molto, si crea un rapporto umano con chi lavora e vive lì”. Questa prospettiva di comunicazione tra persone e arti mostra, per Leccese, il futuro stesso della creatività: “La performance, frutto della danza e del teatro, non è nemmeno più una contaminazione ma un tutt’uno. Un paio d’anni fa io ho portato il poeta John Giorno in galleria con la mostra SPACE FORGETS YOU, un titolo più che mai illuminante. Anche lì si usciva dai comportamenti stagni che vedevano gli artisti chiusi in categorie”. Queste, per il gallerista, hanno fatto il loro tempo.

– Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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