La grazia. Amore, gelosia e solitudine nel film di Paolo Sorrentino che apre la Mostra del Cinema
Il regista de "La grande bellezza" e "Parthenope" presenta il suo nuovo film in apertura e in concorso alla 82esima Mostra del Cinema di Venezia. Protagonisti sono Toni Servillo e Anna Ferzetti
La 82esima Mostra del Cinema di Venezia parte splendidamente, con un film che riflette su un dilemma morale ben preciso: “Di chi sono i nostri giorni?”. Divertente e commovente, questa storia insinua il dubbio, lo culla e ne fa un protagonista vero e sincero. Un film che oscilla tra sentimenti forti e responsabilità, e che tesse la sua trama tra gelosia e tenerezza. Si tratta de La grazia di Paolo Sorrentino: narrazione cinematografica che se da un lato accarezza lo spettatore, dall’altro gli dà una sberla. E lo fa in modo sobrio ed equilibrato attraverso il personaggio intelligente di Mariano De Santis, presidente della Repubblica italiana, nel pieno del suo semestre bianco. Personaggio a cui è impossibile non affezionarsi.
La grazia di Paolo Sorrentino
Mariano De Santis – interpretato da Toni Servillo, attore musa di Paolo Sorrentino – è appunto il presidente della Repubblica. Nessun riferimento a presidenti esistenti, frutto completamente della fantasia dell’autore. Vedovo, cattolico, ha una figlia, Dorotea (Anna Ferzetti), giurista come lui. Alla fine del suo mandato, tra giornate noiose, spuntano gli ultimi compiti: decidere su due delicate richieste di grazia. Veri e propri dilemmi morali. Che si intersecano, in maniera apparentemente inestricabile, con la sua vita privata. Mosso dal dubbio, dovrà decidere. E, con grande senso di responsabilità, è quel che farà questo grande presidente della Repubblica Italiana. Nel nuovo film di Paolo Sorrentino ci sono la politica e l’amore, entrambi con la maiuscola. Ed entrambi sono profondi, sinceri, sentiti e si muovono tra due sottilissimi fili, quello della vita e quello della morte.
La grazia come bellezza del dubbio
“Noi diamo corpo a delle cose che non esistono. Tutto sommato siamo degli imbroglioni, trucchiamo le carte”, commenta in conferenza stampa Toni Servillo. “Penso di non avere nulla in comune con Mariano De Santis e proprio per questo ne sono pazzamente innamorato”. Mariano De Santis è questo. È un uomo d’amore, e il pubblico gli è testimone silenzioso in un momento cruciale della sua vita. Un momento in cui si trova scosso e smosso da dubbi e da gelosia, in cui vacilla nelle sue paure per poi affidarsi al suo coraggio. “La grazia è la bellezza del dubbio”, fa dire lo stesso Sorrentino ad uno dei suoi personaggi, ma è anche rappresentazione della pesantezza e al tempo stesso della leggerezza della solitudine. Lo sostiene anche il Papa (qui nero, con i rasta e che si muove in scooter): “Lei è malato di solitudine o è solo appesantito dalla lentezza della vita?”.
La grazia di Paolo Sorrentino. Un film già iconico
In questo film è possibile intravedere tutto il cinema di Paolo Sorrentino. Proprio come in un gioco degli specchi ci sono Il divo, La grande bellezza, The young Pope e molto altro. Un’ode a se stesso o una presa in giro? Non lo sapremo mai, resteremo per sempre con il dubbio… La grazia, di cui andrebbe analizzata per bene la sceneggiatura, divisa in alternanza tra etica e diritto, è un film destinato a diventare iconico, così come alcuni suoi momenti e personaggi: il presidente De Santis che fuma la sua sigaretta giornaliera sul tetto del Quirinale e Coco Valori, critica d’arte e sua amica dai tempi del ginnasio, in primis. Quest’ultima è una donna fortemente ironica, cinica, diretta e senza fronzoli, che mette l’accento sul “mortorio dell’arte” seppur in un film in cui d’arte ce ne ha e parecchia: dalla musica classica alla trap fino alla danza contemporanea e performativa.
Margherita Bordino
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