Il Pilastro: un documentario racconta l’evoluzione di uno dei quartieri più popolosi di Bologna

Opera prima di Roberto Beani, presentata al Biografilm, “Il Pilastro” è un documentario che rivela la storia di un quartiere simbolo dell’edilizia popolare. Qui il trailer

Il Pilastro di Roberto Beani è un racconto sensibile di una realtà urbana in cui tante persone, con le loro vite, le loro storie, il loro bagaglio culturale, hanno plasmato il quartiere e si sono lasciate plasmare a loro volta.

Presentato in anteprima al Biografilm di Bologna lo scorso 10 giugno, il documentario è stato proiettato al Cinema Lumiére alla presenza di molti dei protagonisti della pellicola, oltre che del regista, in un’atmosfera emozionata e commossa.

Il Pilastro: un documentario per scoprire la storia di un quartiere

Dopo tre anni di lavori, Beani ha presentato al pubblico questa sua opera prima, sicuramente di grande valore documentaristico, che non scade nell’accademico, ma punta piuttosto a far emergere storie ed emozioni di chi al Pilastro ci vive da sempre o anche da poco.

Il film racconta la storia di questo quartiere, dove risiedono quasi settemila abitanti, nato negli Anni ‘70, dove inizialmente trovò dimora l’allora classe operaia. Con il passare degli anni, attuando una strategia di mixité, giunsero anche famiglie composte da insegnanti, professionisti, che alimentarono la popolosità del quartiere e contribuirono anche al suo sviluppo sociale e culturale. 

Tra i passaggi fondamentali del film c’è proprio l’intervento del comitato dei residenti che spinse affinché fosse attuata una variante al progetto di sviluppo urbanistico del quartiere, per preservarne ampie zone di verde pubblico. 

I primati del Pilastro di Bologna

La visione de Il Pilatro di Beani, grazie a materiali di archivio, interviste, testimonianze dirette, svela una storia importante nell’edilizia urbana, fatta di attivismo, di senso civico e pragmatismo. 

Scopriamo così che fu proprio in questo quartiere che venne istituito il tempio pieno per le scuole elementari e medie: l’esigenza nasceva proprio dal fatto che i residenti, per lo più operai immigrati da altre regioni dovessero conciliare gli orari di lavoro con l’assistenza dei figli. Dopo la richiesta a gran voce per l’apertura di plessi scolastici nel quartiere, si ottenne così anche l’orario prolungato delle lezioni. 

Per non parlare poi dello sviluppo spontaneo dei primi rudimentali orti urbani: le prime famiglie del Pilastro cominciarono infatti a coltivare i campi attorno agli edifici e ora il Pilastro vanta il complesso di orti urbani più grande d’Europa.

L’altra scoperta che il film di Beani ci propone è quella di una pratica di buon vicinato che al Pilastro ha portato persino alla nascita di una tv di condominio, che trasmettendo da una delle torri del quartiere, si occupava di presentare le nuove famiglie arrivate, di mandare in onda programmi di ricette e informare i condomini su eventi, iniziative e questioni inerenti la vita nel quartiere. 

La strage del Pilastro

La vita in una zona così popolosa non è tuttavia sempre semplice, ma a marchiare il Pilastro come degradato ha contribuito sicuramente un evento di cronaca, non direttamente imputabile a questo angolo di Bologna. 

Era la sera del 4 gennaio 1991 quando tre giovanissimi carabinieri in servizio vennero trucidati dai killer della Uno Bianca: Mauro Mitilini, Andrea Moneta e Otello Stefanini erano poco più che ventenni quando vennero così uccisi al Pilastro dalla banda che seminò terrore e morte tra il 1987 e il 1994. 

Tale fatto  segnò irrimediabilmente, sebbene a torto, la nomea del Pilastro, come racconta Beani nel suo film. 

Il Pilastro oggi

Da allora le cose non sono purtroppo migliorate e, nonostante le numerose iniziative volte a favorire l’integrazione delle nuove famiglie straniere, con corsi di italiano e attività sportive e culturali – per le quali il teatro Dom fa da sempre un grande e coraggioso lavoro – la vita al Pilastro resta complicata: negozi chiusi, ghettizzazione delle famiglie in difficoltà economica, microcriminalità sono aspetti che fanno pensare ad una sconfitta di tale esperimento urbanistico. O meglio, di politiche sociali assenti o mal attuate.

Roberta Pisa

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Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

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