28 Anni Dopo. Nel film di Danny Boyle il virus della rabbia, i teletubbies e gli effetti della Brexit

La saga horror continua, sempre con il Premio Oscar alla regia. Il film, in cui il virus sta infettando anche i superstiti, si colloca benissimo in una critica sociale riguardo il nostro presente

Un mondo post apocalittico si presenta davanti allo spettatore. 28 Anni Dopo, nelle sale italiane dal 18 giugno 2025 con Eagle Pictures, è il sequel perfetto per 28 giorni dopo e il suo regista, il Premio Oscar Danny Boyle, è tornato nel progetto con grande passione e coinvolgimento. Senza fare spoiler, l’horror non è forse il genere più politico che esista? Dopo la visione del film – e nel nostro caso anche dopo l’incontro con Danny Boyle – è impossibile non rifletterci. “Nonostante siano passati tanti anni il film originale ha continuato a essere popolare. Con Alex Garland abbiamo spesso parlato della possibilità di realizzare un’aggiunta, un sequel. E solo quando è arrivata questa nuova idea ci siamo mossi, volevamo realizzare qualcosa di significativo che fosse davvero un’esperienza”, ha detto il regista. E ha aggiunto: “Abbiamo scelto uno stacco di tempo così ampio, 28 anni, perché ci interessava inserire la Brexit e i Teletubbies”. Sì, avete capito bene ma il motivo non lo sveliamo.

Cosa succede in “28 Anni Dopo”

Facciamo il punto sulla trama. 28 Anni Dopo è una nuova terrificante storia ambientata nel mondo di 28 Giorni Dopo (28 Days Later). Sono passati quasi tre decenni da quando il virus della rabbia è fuoriuscito da un laboratorio di armi biologiche e ora, ancora in una quarantena forzata e brutale, alcuni sono riusciti a sopravvivere in mezzo agli infetti. Un gruppo di sopravvissuti vive su una piccola isola collegata alla terraferma da un’unica strada rialzata ed estremamente protetta. Quando uno di questi lascia l’isola per una missione diretta nel profondo della terraferma, scoprirà segreti, meraviglie e orrori che hanno mutato non solo gli infetti ma anche gli altri sopravvissuti.

Jamie (Aaron Taylor-Johnson) and his son Spike (Alfie Williams) in Columbia Pictures' 28 YEARS LATER.
Jamie (Aaron Taylor-Johnson) and his son Spike (Alfie Williams) in Columbia Pictures’ 28 YEARS LATER

Perché il genere horror è così amato?

28 Anni Dopo è un romanzo di formazione ma anche di deformazione in cui l’horror è una pretesta rigorosa e perfetta per raccontare qualcosa di gigantesco. Ed è un film che mostra una chiara evoluzione di questo genere. “Quando abbiamo realizzato il primo film era stato detto chiaramente che le donne non lo avrebbero visto”, ha affermato Boyle. “Oggi invece la situazione è cambiata, tutti vanno a vedere film horror. Facendo alcuni test abbiamo ascoltato molte donne e con loro abbiamo discusso sull’horror e abbiamo compreso che questo genere piace così tanto perchè è ti spinge, ti attrae e ti aiuta a esorcizzare gli orrori reali e peggiori che fanno parte del mondo che ci circonda. È un genere molto flessibile che ci spinge a comprendere ben altro”.

danny boyle 28 Anni Dopo. Nel film di Danny Boyle il virus della rabbia, i teletubbies e gli effetti della Brexit
Danny Boyle

Il virus della rabbia non è forse qualcosa che ci appartiene?

Rabbia e paura sono sentimenti che fanno parte di questa storia, di questo film, ma non sono i soli. Riguardo al più evidente, quello che infetta tutti, Boyle ha raccontato: “Ci siamo resi conto che la rabbia fa parte della nostra quotidianità. Si passa da zero a centro senza altri passaggi. Credo che la colpa di tutto sia la tecnologia che ci ha dato tantissimo potere facendoci sentire importantissimi e quando comprendiamo di non esserlo scattiamo anche perchè alla fine andremo a finire tutti nello stesso posto”. E riguardo la sua “infezione” ha commentato: “Io sono ottimista per natura anche se faccio film dark, e sono fortunato perchè sono una persona curiosa. La curiosità è un infinito porsi domande, fare ricerche. La mia infezione non è la rabbia ma la curiosità”.

“28 Anni Dopo”, un film girato anche con iPhone e droni

Il nuovo film di Danny Boyle ha un’estetica molto interessata data dalla regia sicuramente ma anche dai modi e metodi di ripresa (oltre che per il montaggio). Abbiamo utilizzato tanti iphone e tante diverse tecnologie perché non volevamo invadere troppo la natura che vedete”, ha detto il regista a riguardo. “Volevamo ricorrere a nuovi strumenti, e seppur abbiamo incontrato diversi problemi, questo ha rappresentato per noi e per la troupe una sfida molto importante. Ci ha permesso di fare qualcosa di nuovo e di non adagiarsi. Tutti rincorrono la perfezione, che è una cosa importante, ma quello che ci interessava erano le crepe che ci sono nella perfezione”.

An infected in Columbia Pictures' 28 YEARS LATER
An infected in Columbia Pictures’ 28 YEARS LATER

Non un semplice sequel ma il nuovo capitolo di una trilogia (autonoma)

28 Anni Dopo è importante sequel ma, come annunciato dal suo stesso regista, è l’inizio di un’altra trilogia in cui ciascun film è autonomo. In questo primo capitolo, spiega, “il viaggio del protagonista è il viaggio dell’intero film. Il padre ha fatto la sua scelta. La comunità in cui vive è una comunità che guarda indietro, alla vecchia Inghilterra, in cui i ruoli tra maschio e femmina sono ben separati. Il ragazzo qui non torna a casa, va avanti per la sua strada e rappresenta il progresso. E ha continuato Boyle: “Oggi i ragazzini crescono con Harry Potter e c’è un livello di recitazione tra i giovani oggi che è veramente cambiato, è altissimo”.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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