“Fuori” è il nuovo film di Mario Martone sulla storia della scrittrice Goliarda Sapienza
“Fuori”, al cinema dal 22 maggio, è il nuovo film di Mario Martone. Unico titolo italiano in Concorso al Festival di Cannes, racconta una parte della vita straordinaria dell’autrice de “L’arte della gioia”. Qui il trailer
Libero, vulnerabile e anarchico. Fuori, diretto da Mario Martone, è come i suoi personaggi. E come le sue protagoniste. Ognuna di loro è così: libera, vulnerabile e anarchica. Tutte insieme sono rivoluzionarie, ma soprattutto sono umane.
Fuori: il film di Mario Martone che racconta Goliarda Sapienza
Siamo nella Roma del 1980, quando la scrittrice Goliarda Sapienza finisce in carcere per furto. Rimasta senza soldi, e con una serie di debiti, ha rubato dei gioielli. In carcere Goliarda incontra alcune giovani detenute e la loro conoscenza si rivela un’esperienza unica. Di riconoscenza e di rinascita.
Il film di Martone, in Concorso a Cannes 78, racconta il seguito, il fuori appunto, e quindi ciò che è accaduto una volta fuori dal carcere, in una calda estate, in cui le donne, strette da un legame profondo e intenso, continuano a frequentarsi. Il rapporto che si stabilisce tra Goliarda, Roberta e Barbara è anche “fuori” dal comune. E attraverso esso la protagonista ritrova la gioia di vivere (quella che ha rubato tutta la vita!) e la spinta a scrivere.
Un film d’autore per tutti
Fuori trasforma in cinema – d’autore, ma per tutti – l’esperienza del carcere vissuta da Goliarda Sapienza e rivendica il potere umano, politico e letterario di questa grande donna del ‘900. Basato in primis su Le certezze del dubbio (1987), mostra una galleria di personaggi femminili tutti raccontati con empatia e dignità, come soggetti pieni, complessi, non come figure marginali.
Fuori di Mario Martone, interpretato da Valeria Golino nel ruolo di Goliarda Sapienza, e Matilda De Angelis, Elodie, Corrado Fortuna, Antonio Gerardi, Francesco Gheghi, è tratto da un soggetto di Ippolita di Majo che firma la sceneggiatura insieme allo stesso regista. Qui la nostra conversazione con la sceneggiatrice.

L’intervista alla sceneggiatrice Ippolita di Majo
La scrittura è stata per Goliarda Sapienza un atto di resistenza. Per lei cosa rappresenta?
A me piace moltissimo scrivere e mi piace moltissimo leggere. Leggere ti consente di guardare parti di te che non conoscevi, che ti sorprendono tra una riga e l’altra, tra una pagina e l’altra, lì dove non avresti mai immaginato di vivere. In altri mondi che non sono la realtà magari nella sua banalità o nella sua noia o nella sua fatica, o insomma, anche nella sua gioia. Leggere e scrivere sono qualcosa di altro, e la scrittura è qualcosa di molto personale, di un po’ salvifico.
E come sta quando scrive?
Sto bene. È una cosa bellissima!
In Fuori arrivano in modo chiaro e diretto la vulnerabilità e la forza di queste donne.
Sono donne che hanno delle fragilità, ma che agiscono con forza. E questo è in primis merito di Goliarda Sapienza che le ha vissute, pensate e costruite.
Cosa le è rimasto addosso del “dentro” di questa storia, dell’esperienza vissuta da lei e Martone nel carcere di Rebibbia?Devo dire che il carcere non è proprio come me l’aspettavo. Il carcere mi ha sempre fatto paura perché sono un po’ claustrofobica e l’idea che mi chiudano dietro una porta mi ha sempre terrorizzata. È quello l’immaginario che noi abbiamo del carcere, ma non è tutto così. Entrata a Rebibbia, nel braccio specifico in cui siamo stati, ho avuto l’impressione che non fosse come me l’immaginavo.
Cosa ha pensato?
Sembrava una scuola sia dal punto di vista dell’architettura dell’edificio sia della luce. Lì ho visto i pavimenti più puliti di sempre e a pulirli sono le stesse detenute. Sono proprio pavimenti brillanti, da reclamo. All’interno del carcere ho scoperto un’umanità straordinaria. Come dice Goliarda Sapienza, “loro dentro sono come noi” e alle volte è così, sono come noi. Sono persone che non ti capaciti di come possano essere lì. E questo, a me personalmente, ha dato molte inquietudini. Mi ha fatto molta paura, come se il margine fosse valicabile, cosa che non avevo mai pensato, e lo fosse anche per sbaglio magari.
Seppur questo film si ispira perlopiù a Le certezze del dubbio, queste sue parole mi ricordano un passaggio in cui Goliarda Sapienza in L’università Rebibbia fa una riflessione potentissima sul silenzio.
In L’università Rebibbia parla di due cose, del silenzio ma anche dei rumori, del loro rimbombo, come le porte di ferro che si aprono e si chiudono, i chiavistelli che girano… e questo è tutto reale. E abbiamo cercato in qualche modo di renderlo così nel film, mostrando il confine tra la buona condotta e quello che non lo è.
Goliarda Sapienza, in carcere per via di un furto, una volta fuori si mette alla ricerca di un lavoro. E lo fa in un modo così cosciente che restituisce a lei e al personaggio tanto pudore.
Goliarda aveva una grande consapevolezza di sé. Aveva bisogno di pagare molti arretrati di affitto e si mette lì alla ricerca di qualunque lavoro per riuscire a raggranellare un po’ di soldi e per cominciare a riparare a questi debiti, visto che negli ultimi anni ha scritto qualcosa che poi non è riuscita a pubblicare, come sappiamo L’arte della gioia.
Quale sono le parole importanti che descrivono il lavoro di Goliarda Sapienza?
Libertà, gioia, anarchia. L’anarchia però intesa come forma di libertà. Goliarda Sapienza ha una forza ogni volta spiazzante. Il suo non è un pensiero poco convenzionale, in particolare per il suo tempo, e si attiene ad una più grande e meravigliosa forma di libertà.
Un’altra parola è però amicizia, quella che in Fuori vediamo consolidarsi sempre più con Roberta.
Goliarda e Roberta sono pazzesche, insieme e separate. Sono straordinarie nel romanzo e lo sono nel film. Il loro rapporto è un miscuglio di sentimenti diversi. C’è l’amore, ma c’è anche il rispecchiamento di tipo materno. In qualche modo sono donne che si assomigliano. Goliarda non ha figli e questa ragazza potrebbe essere sua figlia, però questo non toglie che invece tra loro c’è un’attrazione di tipo carnale. C’è ammirazione, curiosità e il corpo di Goliarda è sempre felicemente presente. Libero e presente.
C’è un aspetto sensuale che non sfugge al film…
Era già presente in scrittura, ma conoscendo Mario, già nella scelta delle due attrici, in questo caso Valeria Golino e Matilda De Angelis, ha scelto una coppia che potesse andare in quella direzione. Poi l’alchimia che si è creata tra di loro, per nulla scontata, è stata maggiore e per noi è stato bellissimo.
Nel 2025, in tutto il trambusto che stiamo vivendo, l’arte è ancora una gioia? Può ancora essere salvifica, dentro e fuori?
L’arte è sempre salvifica. C’è una bellissima frase di Goliarda Sapienza che in tal senso è emblematica e dice “Chi non sa che la bellezza è anche protezione dai mali della vita e dagli incubi della notte?”. Queste parole sintetizzano ciò che è l’arte in tutte le sue forme e manifestazioni, per lei e per me.
Margherita Bordino
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