A Cannes 77 c’è “Emilia Perez”, nuovo film di Jacques Audiard tra musical, gangster e queer movie

Presentata in anteprima a Cannes 77, la nuova opera del regista francese Jacques Audiard è interpretata da Zoe Saldana, Karla Sofía Gascón e Selena Gomez, per una pellicola che affronta i temi della transizione di genere e di identità

È un musical, è un melo, è un gangster movie, è un film a tema lgbtq+, è straniante Emilia Perez, la nuova opera di Jacques Audiard. Un cineasta che ha saputo fino ad oggi non solo confrontarsi con generi molto distanti tra loro, ma è riuscito a creare un cinema autoriale, popolare e inclassificabile insieme. E questo la dice lunga su quanto sia prismatica la sua identità. Questa volta al centro della storia c’è un narcos messicano, responsabile della sparizione di molti uomini e che probabilmente sente il bisogno di redimersi, ma che soprattutto desidera cambiare vita, a partire dal suo aspetto. Anzi dal suo genere. 

Emilia Perez
Emilia Perez

“Emilia Perez” di Jacques Audiard. La storia

Manitas del Monte vuole diventare Emilia Perez e, per realizzare il suo desiderio, fa rapire Rita, una talentuosa avvocata, poco considerata nel grande studio in cui lavora, che a fronte di una ingente somma di denaro, si ritrova complice di una transizione che metterà in crisi la famiglia di Del Monte, perché anche lui sarà costretto a sparire. Ma l’aspetto più esilarante è che lo svolgimento di questa narrazione, avviene cantando e successivamente ballando, senza che questo intacchi la serietà del film e delle argomentazioni affrontate. Al contrario, la componente drammatica viene in alcune scene enfatizzata, mentre in altre alleggerita. Un equilibrio impensabile sulla carta. Con Zoe Saldana che fa da capofila, impeccabile nelle sue coreografie, di un cast che vede Karla Sofía Gascón, attrice trasgender di telenovelas, e Selena Gomez, in ruoli che sono degli originali. Hanno cioè un carattere di novità, che impedisce di attingere a qualcosa di pre-esistente. Stiamo infatti parlando di un incrocio di generi che richiede capacità attoriali molto differenti tra loro in un unico film.

Emilia Perez
Emilia Perez

“Emilia Perez” di Jacques Audiard. Un film che parla di identità

Chiari riferimenti al cinema di Almodovar non impediscono di riflettere in maniera peculiare sul tema cardine dell’identità. O meglio sull’impossibilità di cancellare chi eravamo intervenendo sul nostro corpo. Tra sparatorie e scene d’amore, si imprime nella memoria l’elenco cantato e coreografato delle operazioni necessarie a questa trasformazione, forse emotivamente più impattante di molti altri film che hanno cercato di indagarla.

“Emilia Perez” di Jacques Audiard. Una riflessione sul film

C’è una scena su tutte che passa in sordina rispetto allo spettacolo generalizzato, che riesce a tradurre la criticità di questa storia. Quando il figlio prima di addormentarsi riconosce il padre in Emilia, che si era spacciata come sua cugina, sottolineando che a lui piace il suo odore ma non il profumo che indossa: chiaro riferimento a una femminilità inautentica che tenta, invano, di eliminare la mascolinità. Aprendo in questo modo una ferita ambivalente nel cuore di Emilia, relativa all’accettazione. Chi è e chi vuole essere lei di fronte a un bambino che la chiama papà? A cui probabilmente manca il suo papà. Ma ci domandiamo: può l’amore avere un genere?

Carlotta Petracci

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Carlotta Petracci

Carlotta Petracci

Sempre in bilico tra arte e comunicazione, fonda nel 2007 White, un'agenzia dal taglio editoriale, focalizzata sulla produzione di contenuti verbo-visivi, realizzando negli anni diversi progetti: dai magazine ai documentari. Parallelamente all'attività professionale svolge un lavoro di ricerca sull'immagine prestando…

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