La visione distopica di “Dune: Parte Due” attraverso i costumi e i look dei red carpet 

Dai costumi del sequel ai look scelti durante il world tour, la moda si conferma un eccellente mezzo comunicativo per il film hollywoodiano. Ecco alcuni abiti che hanno creato l’estetica e il mito di “Dune”

Nel vasto universo della fantascienza, poche opere si sono distinte tanto quanto Dune di Frank Herbert. La saga, che ha affascinato generazioni con la sua narrazione avvincente e la sua ricchezza culturale, è stata poi portata sul grande schermo dal regista Denis Villeneuve. Ambientato nel pianeta deserto di Arrakis, la trama segue il giovane erede della Casa Atreides, Paul Atreides, nel suo viaggio attraverso intrighi politici, alleanze incerte e lotte per il potere. Il film trasporta il pubblico in un futuro distante, dove le casate nobiliari lottano per il controllo della preziosa sostanza chiamata “melange”, nota anche come spezia in grado di conferire poteri psichici e politici a chi la controlla. Con l’uscita del film Dune: Parte 2 al cinema, sono proprio i costumi a essere uno degli elementi più distintivi e affascinanti del film, che riflettono non solo lo status sociale e l’identità culturale ma anche l’ambiente circostante in cui vivono. 

Butler in Gucci al press tour di Londra
Butler in Gucci al press tour di Londra

Il mondo di “Dune: Parte Due” attraverso i costumi

Per la costumista Jacqueline West, l’ispirazione arriva dai gioielli anni ‘20, da Balenciaga, dall’alta moda rinascimentale anni ‘50, dalla collaborazione con artigiani di Budapest e produttori di gioielli del Medio Oriente. Nel sequel, con l’aggiunta di nuovi personaggi, la West ha avuto modo di espandere la sua visione distopica del futuro scegliendo, assieme al suo collaboratore Bob Morgan, colorazioni quali il tortora e il marrone per gli abiti con foulard dal color sabbia, ispirandosi al paesaggio del deserto. Già nel primo film, i costumi hanno rappresentato un valido mezzo di comunicazione scenografica di un progetto dall’estetica sci-fi; basti pensare alla “Stillsuit”, una creazione pensata come sistema che funge da filtraggio e di riciclaggio dell’acqua attraverso tasche posizionate su gambe e braccia per raccoglierne la stessa. Con oltre 100 modelli unici realizzati per ogni singolo costume e settimane per il confezionamento, sono più di 1000 gli abiti dall’estetica medievale che si rifanno al mondo esoterico dei tarocchi e della religiosità. Poi, questa estetica si è fortificata con l’entrata in scena della Principessa Irulan, interpretata da Florence Pugh, modesta e semplice ma dall’animo guerriero, manifesto negli abiti che ricordano le armerie medievali in cotta di maglia con copricapi di metallo. Un altro personaggio a cui i due costumisti hanno dato vita è Margot Fenring, interpretata da Lea Seydoux e fortemente ispirata all’alta moda di Balenciaga e alle passerelle parigine anni ‘50, sulle quali nasce il look da lei indossato. West e Morgan oltre a rappresentare i nuovi personaggi nel sequel, incorniciano in maniera ancor più dettagliata i personaggi già presenti nel primo film, come Lady Jessica portata in scena da Rebecca Ferguson, caratterizzata da meravigliosi look che si ispirano ai tessuti della cultura Tuareg del Marocco, arricchiti a loro volta da gioielli destrutturati e futuristici.

Zendaya in Mugler e Chalamet in Ackermann al press tour di Londra
Zendaya in Mugler e Chalamet in Ackermann al press tour di Londra

Dai costumi allo styling: i look del press tour di “Dune: Parte Due”

E se nel cinema è il costume a dare la massima resa comunicativa, ad accompagnare gli attori durante il press tour sono gli stylist che, a sostegno dell’estetica dell’opera cinematografica, hanno scelto dei look in linea con l’operato dei costumisti. Partendo da Londra, il momento più noto è stato quando Zendaya si è presentata con un abito d’archivio firmato Mugler, proveniente dalla collezione autunno 1995: una tuta-corazza in metallo con inserti in plexiglass, abbinata ai pantaloni argentati dello stilista Haider Ackermann per il collega Timothée Chalamet. Ulteriori look legati all’estetica del film sono stati quelli di Florence Pugh, con indosso un abito cappuccio di Valentino ricoperto di paillettes, e l’outfit di Austin Butler, che ha optato per un abito sovradimensionato con stivali con tacco firmati Gucci. Ancora: Anya Taylor-Joy ha preferito sfoggiare un vestito couture di Dior. Il filo conduttore con la pellicola è evidente; ad esempio, come si racconta nel film, il personaggio di Chani (interpretato da Zendaya) è una guerriera dalle connotazioni forti e combattive ma conservatrice di femminilità, caratteristiche che sposano la scelta del suo stylist in occasione della premiere di Parigi, per la quale ha proposto sia un abito bianco di Alaïa che avvolge la silhouette sia uno spezzato personalizzato di Louis Vuitton. Invece Durante il press tour a New York, per quanto riguarda gli uomini, Timothée Chalamet ha optato per un completo in pelle di Prada mentre Butler per un completo personalizzato con blazer crossover bianco e pantaloni neri firmati Haider Ackermann. Insomma, tutti, nessuno escluso, si sono immersi nell’estetica di un film che affascina anche per gli elementi visivi e non solo per la trama e la bravura dei suoi protagonisti.

Erika del Prete

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Erika del Prete

Erika del Prete

Appassionata d'arte in ogni sua forma e amante dell'estetica. Laureata in Design della Moda, con tesi in Styling, collabora con diverse riviste su temi quali Fashion, Lifestyle, Cinema e Musica. Affascinata dal vintage e dalle storie di ogni singolo, si…

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