Il film Oppenheimer analizzato attraverso l’abbigliamento degli attori

È un film maschile che racconta la storia dolorosa del Progetto Manhattan, che diede vita negli Stati Uniti alla bomba atomica. Raccontiamo la pellicola attraverso gli abiti indossati dai suoi protagonisti. Come analisi di un’epoca

Si può parlare di moda per il bel film di Christopher Nolan appena arrivato sugli schermi italiani? Ovviamente sì: se per moda si intende l’estetica che contraddistingue un’epoca e la psicologia di chi l’ha vissuta.
Qualcuno si è avventurato ad equiparare gli abiti indossati in questi film a look goth, e certo nel film di un regista che ha al suo attivo de Il Cavaliere oscuro (2008), Inception (2010), Tenet (2014) e Dunkirk (2017) questo genere di vibrazioni non mancano.

Kenneth Branagh alias Niels Bohr. Courtesy Unversal Picture
Kenneth Branagh alias Niels Bohr. Courtesy Unversal Picture

Il look del Progetto Manhattan

Ma se i fisici del Progetto Manhattan indossano spesso e volentieri completi scuri o monocromatici, se i colori vivaci in questo film sono per lo più riservati alle micro o macro costellazioni che sbattono nella mente dello scienziato o al fuoco atomico che tutto distrugge, l’abbigliamento dei fisici che accompagnano l’avventura del novello prometeo non è affatto goth:  si tratta di abbigliamento da lavoro, di genere diverso ma sempre complementare, che fa capo a un’epoca e di una psicologia precisa. 
In Oppenheimer il maschio si veste ogni mattina da militare (come fa il generale Leslie Gorve interpretato dal sempre straordinario Matt Damon), o indossa un camice da laboratorio, o una tuta da worker, o un grembiule di pelle (allora sostituiva la tuta ignifuga) o un giubbotto in cotone spalmato se cavalca nel deserto alla ricerca del luogo “ideale” per testare la portata della distruzione che sta per mettere in atto. È abbigliamento da lavoro anche il perfetto smoking da party alla Casa Bianca indossato de Lewis Strauss (l’elegantissimo Robert Downey Jr.)  il politico traditore che inguaierà Oppenheimer. Così come fa da spartiacque il completo grigio, pantaloni alti in vita, cravatta corta, cappello a tesa larga che marcano la volontà del Cillian Murphy-Oppenheimer di marcare anche all’interno di una caserma la differenza tra una divisa militare e quella di uno scienziato.

Gli abiti del fisico Oppenheimer

Il vero Oppenheimer, è risaputo, prendeva molto sul serio i suoi vestiti: suo padre, Julius, gestiva un’azienda di importazione di tessuti a New York e Oppie sviluppa attenzione a quel che indossa fin dalla tenera età. Il suo famoso cappello con un’ampia tesa da cowboy era una sorta di ibrido, probabilmente modellato dal suo amore per il New Mexico. Lo stesso vale per la fibbia della cintura in argento con inserti turchesi, che la squadra dei costumisti nel film ha ricreato sulla base di una fotografia d’archivio. Oppie la usava per accendere il fiammifero esattamente come un cowboy. Questa fantastica fibbia Nolan la inquadra solo per pochi attimi… eppure resta impressa.

Cillan Murphy sul set con Christopher Nolan. Courtesy Melinda Sue Gordon. Universal Pictures
Cillan Murphy sul set con Christopher Nolan. Courtesy Melinda Sue Gordon. Universal Pictures

Oppenheimer, un film maschile

Divise militari o smoking, dal film di Nolan emerge una sola funzione per l’abbigliamento maschile, marcare un’idea esistenziale che oggi (forse non ci appartiene più: l’identificazione totale dell’uomo con il suo lavoro, la prima e quasi unica ragione di vita. Perché Oppenheimer è un film decisamente “maschile” se non altro per la quantità di attori uomini che lo popolano. 
Nell’abbigliamento proposto tuttavia un‘eccezione c’è – e anche in questo caso non è per nulla causale -. Nel film compaiono alcuni magnifici pezzi di maglieria, tanto al femminile (così in alcune scene Emily Blunt che interpreta Kitty Oppenheimer) che maschili. Li indossa in più di una scena lo stesso protagonista quasi a sottolinearne i momenti più intimi e combattuti (forse la sua ambiguità morale?). Indossa una maglia bianca a filo grosso con il collo sciallato l’ingenuo professore tesserato al Partito comunista americano: la raffigurazione del nemico assoluto dell’America maccartista ormai impegnata nella competizione atomica con l’Unione Sovietica. Quel colore e l’abbigliamento sono il suo perfetto marcatore. E lo sono pure per quello di un altro grande eretico che ha una parte minore ma fondamentale in questa pellicola: si chiamava Albert Einstein.

Il film è inserito nel palinsesto della terza edizione di Cinema in Festa, progetto promosso dal MIC con la collaborazione del David di Donatello – Accademia del Cinema Italiano. Per 5 giorni, da domenica 17 a giovedì 21 settembre, nei cinema Biglietto Speciale a € 3.50https://www.cinemainfesta.it/

Aldo Premoli

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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