Venezia 79: Cate Blanchett spietata direttrice di orchestra in Tár

È una biografia fittizia eppure è così reale e disarmante. Tár è il film che riporta Cate Blanchett alla Mostra del Cinema di Venezia dopo essere stata nel 2020 Presidente di giuria. Questa volta è al Lido per presentare un film forte e spietato che riguarda il tempo e il potere

Lydia Tár, interpretata da Cate Blanchett, è una musicista divenuta la prima direttrice donna di una grande orchestra tedesca. Una donna tutta d’un pezzo, forte, sicura di sé, determinata e di indubbio fascino. Una donna però che, nel momento di massimo successo della sua carriera artistica, sprofonda nell’abisso, travolta dai suoi stessi comportamenti e atteggiamenti. Tár, in Concorso alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, è diretto da Todd Field ed è atteso nelle sale cinematografiche italiane dal 3 novembre con Universal Pictures.

TÁR: IL RITRATTO DI UN PERSONAGGIO IN DISFACIMENTO

Chi è Lydia Tár veramente? “Il tempo è centrale. È la parte più importante dell’interpretazione (di un’opera musicale)”, dice la protagonista ad inizio film, durante un’intervista pubblica da parte del New Yorker. Nel corso della storia, noi spettatori osserviamo Lydia Tár nella sua vita di tutti i giorni mentre si divide tra prove con l’orchestra, esercizi di composizione, in aula con gli studenti e brevi momenti in famiglia con la compagna e la figlia. “Non ho mai considerato l’aspetto LGBT del film. Certo alla mia Lydia piacciono le donne – dice Cate Blanchett -, ma credo fermamente che non sia importante l’omogeneità di genere nel mondo dell’arte, anzi che ne sia la morte. Ciò che le persone fanno dopo il loro lavoro non è importante. Insomma, non ho mai pensato al genere, alla sessualità di Lydia. Questo film è il ritratto molto umano di una persona con tutte le sue debolezze”.
In ogni momento, in tutte queste situazioni, Lydia è la donna al centro dell’attenzione. Non è un’attenzione che ricerca, è lei il centro del potere.

Lydia Tár: red carpet

Lydia Tár: red carpet

LA MASCHERA DI LYDIA TÁR

È la direttrice d’orchestra, la prima donna ad avere avuto determinati riconoscimenti musicali, è “l’uomo della famiglia” – tant’è che si presenta così ad una compagna di scuola della figlia -. Non fa la donna di potere, lo è. Il potere è un tutt’uno con lei e questo finisce con il diventare eccessivo, con il diventare abuso. Quando una sua ex allieva si suicida, la famiglia della vittima la accusa per l’accaduto e così, la famosa e rinomata Lydia Tár viene sospettata di aver avuto effettivamente nei confronti di questa ragazza un comportamento moralmente deplorevole. E questo effettivamente non è difficile da credere. Più i minuti passano e più la vediamo essere una vera stronza, spietata. Lo è con tutti, anche con le persone a lei più strette, come con la sua fidata assistente. Come ognuno di noi, Lydia Tár indossa una maschera ma non sappiamo sotto questa cosa, chi realmente si nasconde, anche perché nel momento in cui avviene il suo declino la Maestra non cede, indossa un cappellino e va dall’altra parte del mondo. È così che Tár diventa il ritratto di un personaggio negativo, un personaggio che è stato sopraffatto dal fascino del potere. Il ritratto di una donna che ce l’ha fatta, ha realizzato il suo sogno, ha ottenuto il posto e il ruolo che voleva, il suo talento è osannato, è riconosciuto, ma tutto questo luccichio, questo eccesso, gestito in un tempo incalzante e mai morto, finisce per usurarsi. E noi spettatori non possiamo fare altro che assistere, guardare ricordando di non avere il diritto di giudicare.

CATE BLANCHETT E TODD FIELD RACCONTANO

“Lydia, la protagonista, sembra fare proprie tutte le grandi domande che oggi dividono l’opinione pubblica. Come ad esempio il dilemma del tempo che passa”, commenta la Blanchett che di anni ne ha 53. “Sta per compiere cinquant’anni, un momento davvero delicato perché sai tutto quello che hai già fatto e ti chiedi quanto tempo hai davanti ancora e che uso farne. Sei, insomma, all’apice della tua vita, della tua carriera e ora puoi solo scendere dalla montagna. La scalata per arrivare al successo è decisamente più facile della discesa, del fallimento. Il film affronta anche questo argomento“. Cate Blanchett è il film. La sua interpretazione porta, trasporta, muove tutto il resto. “Il copione è stato scritto per un’artista: Cate Blanchett. Se avesse rifiutato, il film non avrebbe mai visto la luce”, dice senza remore il regista Todd Field. “I cinefili, gli appassionati e il pubblico in generale non ne saranno sorpresi. Dopotutto, Blanchett è una maestra assoluta. Mentre giravamo il film, l’abilità sovrumana e la verosimiglianza di Cate sono stati qualcosa di veramente sbalorditivo da vedere. Ha avuto un effetto positivo su di tutti. Il privilegio di collaborare con un’artista di questo calibro è qualcosa di impossibile da descrivere adeguatamente. Sotto ogni punto di vista, questo è il film di Cate”. Perchè attendere e vedere Tár? Perché è un film attuale, politico. Un racconto di potere e successo. Un racconto di riscatto ma di decadenza. Una storia che mostra da un’angolazione diversa il tempo che viviamo. Su questo c’è un chiaro indizio già nel trailer ufficiale del film in cui Lydia Tár/Cate Blanchett si trova su uno sfondo nero, al rallentatore esala il fumo dalla sua bocca e una voce off pronuncia un monologo sul significato del tempo: “La pandemia globale ha avuto un enorme impatto sul nostro mondo, la nostra cultura e le nostre più profonde convinzioni. Ci sono tuttavia altre piaghe che ci minacciano e quelli che gli dei distruggeranno sono coloro che hanno avuto da essi il potere. Le macine di Dio girano lente e polverizzano, inesorabili. Nel depredare il fiore l’ape lo fertilizza. Il potere, quello vero, impone di mimetizzarsi, e se intendi indossare questa maschera, fare tua questa maschera, devi sublimare te stesso e la tua identità. Devi in sostanza porti davanti al pubblico e dinanzi a Dio e renderti invisibile”. Parole che hanno il sapore dell’epica lontana ma che sono fortemente contemporanee. Queste annunciano come il potere sarà, con il tempo, a fare crollare “la più potente”.
La colonna sonora di Tár è scritta da Hildur Gudnadóttir, la prima compositrice donna a vincere un Oscar, un Golden Globe e un BAFTA per la migliore colonna sonora originale.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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