Il Torino Film Festival 2020 raccontato dal direttore Stefano Francia di Celle. L’intervista

Dal 20 al 28 novembre su MyMovies si svolge la 38esima edizione del Torino Film Festival, la prima sotto la guida di Stefano Francia di Celle. Una edizione che ha dovuto rivedere in parte la sua struttura e che continua nella ricerca di giovani o esordienti autori di talento. La parola chiave di questa edizione è “condivisione”.

È tutto pronto per la 38esima edizione del Torino Film Festival che si svolgerà dal 20 al 28 novembre su MyMovies. Sono varie le possibilità di partecipazione al festival in quanto sono diverse le opzioni di abbonamento. Il direttore Stefano Francia di Celle è certo che questa edizione accoglierà il solito pubblico che da anni segue il Torino Film Festival e anche nuovi curiosi spettatori. Un festival di cinema che si compone di un concorso di 12 titoli con numero equale di registi donne e uomini. Come lo ha definito lo stesso direttore, è un festival che mira all’inclusione, culturale e di genere.

TFF Ouvertures

TFF Ouvertures

38esima edizione del Torino Film Festival e prima edizione da Direttore in un anno così straordinario, che sfida è stata?
È tutt’ora l’avventura più emozionante della mia vita dal punto di vista professionale e anche umana. Inserirmi in un gruppo così importante, come quello che ha fatto il Torino Film Festival per 37 anni e che è anche parte del Museo del Cinema di Torino è stata nei mesi scorsi ed è una sfida entusiasmante in cui ho fatto tutto quello che potevo fare e dare anche a livello di relazioni, cercare di essere in armonia con una realtà molto forte come quella del Torino Film Festival. Mi ha aiutato conoscere bene questo festival, averci lavorato per molti anni. Ho praticamente iniziato il mio percorso nell’ambito della promozione cinematografica proprio in questo festival con una retrospettiva, lavoro di segreteria, di ricerca copie, tutte quelle cose che poi permettono di fare una grande manifestazione.

Se non ricordo male, già nella primavera scorsa, come festival, avevate annunciato di avere già iniziato ad immaginare un duplice versione, una online e una fisica, in modo anche da “essere pronti” a ogni ipotesi…
Ricordi bene. In quel momento ho avuto il primo contatto con i media da direttore e ho capito quanto è fondamentale quando si dice una cosa a una platea ampia essere precisi e con poche parole. Io avevo dimenticato in quella occasione di dire ‘faremo un progetto online ma vogliamo restare in sala’. Per me era scontato. Per me le sale cinematografiche sono i luoghi più accoglienti del mondo, soprattutto quelli dove c’è molto buio. Abbiamo quindi immediatamente lavorato alla versione ibrida, con le due versioni, e siamo andati bene su quel doppio binario. Sul binario delle sale avevamo molte più sale del solito perché consapevoli del necessario distanziamento sociale e del bisogno di tornare in sala.

Ma…
Io sinceramente pensavo che in autunno ci saremmo liberati di questo morbo. La situazione invece è peggiorata e noi nel momento in cui abbiamo dovuto rinunciare alla parte sala abbiamo immediatamente dialogato con i produttori e i distributori, un dialogo che era precedente in quanto invitando i film dicevamo che in parallelo stavamo preparando la versione online e quindi avevamo già le risposte. Tutti i Concorsi sono stati infatti confermati. Avevamo qualche timore per la sezione Stanze di Rol che non è competitiva, e abbiamo perso un film. La sezione che ha più risentito di questa inevitabile decisione è quella che riguarda le anteprime dei film che stavano per uscire in sala perché la scelta di molti distributori è quella di aspettare che il momento si rassereni per potere impostare una strategia di distribuzione.

Venendo al Concorso del 38esimo Torino Film Festival: 12 film diretti al 50 % da donne e al 50 % da uomini. È stata una ricerca complessa? Fino lo scorso anno non si faceva altro che dire che non c’erano troppi film diretti da donne e il 2020 ha un po’ smentito questa affermazione (lo abbiamo visto anche con la selezione della Mostra del Cinema di Venezia).
All’inizio ho avuto qualche resistenza anche da parte del mio gruppo di lavoro perché l’obiezione era ‘è una limitazione’. La mia risposta era ‘comunque siamo sempre limitati perché un festival non è la storia del cinema’. Un festival è ‘che cosa sta succedendo in quella stagione, un dato paese, che cosa sta per essere distribuito, che cosa sta per essere finito’. Le limitazioni sono ovunque, non si può fare la sezione dei migliori film dell’anno, quello sarebbe assurdo, non è il nostro obiettivo. 

Qual è invece il vostro obiettivo?
Cercare opere di giovani autori, opere prime e opere seconde, grazie a molti passi avanti che sono stati fatti sull’uguaglianza di genere e che hanno permesso a molte più donne di accedere al mondo della produzione e della distribuzione, ed è stato veramente tanto facile trovare film realizzati da donne. Parlo di film indipendenti ovviamente! Ci siamo posti questo criterio di dare equa rappresentanza ai due generi e lo abbiamo fatto in maniera molto naturale. È stato forse più difficile l’altro criterio che è meno esibito ma è presente: dare una differenza culturale, non avere più di un film per nazione. Con 12 film chiaramente non riesci a coprire tutto il mondo ma abbiamo fatto di tutto per allargare l’area culturale e linguistica, e siamo riusciti in un certo senso a fare piccolo giro del mondo. 

Un concorso numericamente ridotto a causa del Covid?
Solo in parte. Secondo me 12 è il numero di film ideale per una persona da vedere in 10 giorni. Un modo per potere vederli tutti e comprendere quindi alla fine il lavoro della giuria. Una cosa che mi spiace personalmente ai festival è di non riuscire magari a vedere un film che viene premiato perché non c’è stato il tempo. Il pubblico del Torino Film Festival invece quest’anno può riuscire a vedere 12 film, che non sono tanti e sono tutti anche di una durata non eccessiva. L’invito al pubblico è quindi questo: vedere tutti i film e partecipare con noi ai premi.

Il pubblico del Torino Film Festival è tradizionalmente composto da molti cinefili e giovani. Chi pensi seguirà questa nuova edizione?
Sento che il pubblico sarà quello classico del Torino Film Festival a cui si aggiungono parecchie persone che sono incuriosite dalla comunicazione che siamo riusciti a fare in questi giorni. Penso anche ai torinesi che fino ad ora non hanno mai seguito il festival e che invece adesso saranno incuriositi. Anche perché abbiamo diversificato molto nell’offerta degli abbonamenti pensando a tutte le tipologie di pubblico possibile. È anche un esperimento che facciamo con molti partner, compresa la Rai.

In ultimo, quale è la parola chiave della 38esima edizione del Torino Film Festival?
Inclusione, che è anche un filo conduttore tra tutto ciò che ha reso possibile questa edizione in versione online. Inclusione nel senso di utilizzare ogni mezzo artistico, produttivo, gestionale. Anche la nostra squadra quest’anno è più inclusiva perché ci siamo sforzati di avere contributi di tutti. Inoltre ci siamo rinnovati, c’è chi ora si occupa di altro aiutato da chi conosce bene quella cosa specifica. E i film che sono arrivati in parte si contraddistinguono di giovani che sono forti delle loro identità culturali e sono un insieme. Elemento per nulla scontato.

Margherita Bordino

torinofilmfest.org

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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