Cine-Stabilimento Ostiense, una rassegna video per resistere al virus

Immobili adibiti a maxischermi. Parte la rassegna video Cine-Stabilimento ideata e organizzata dai due artisti Zaelia Bishop e Emanuele Napolitano nel quartiere di Ostiense

Cine-Stabilimento Ostiense è una rassegna video organizzata dagli artisti Zaelia Bishop ed Emanuele Napolitano con l’esigenza di creare una forma di resistenza artistica alla quarantena istituita per contenere il contagio da coronavirus. Le proiezioni sono già state avviate e proseguiranno almeno fino alla fine della quarantena. Ogni spettacolo ha una durata che va dai 20 ai 35 minuti e si svolgono con una cadenza di 2-3 giorni. Gli immobili del quartiere romano di Ostiense, brulicanti di vita, si trasformano in maxischermi dove vengono proiettati video d’artista, da Roxy in The Box a Iginio De Luca, da Peter Campus a Norman McLaren, da Meital Katz Minerbo e Maya Attoun a Ghislaine Gohard, e molti altri ancora.

Cine Stabilimento Ostiense, Sunstone (1979) di Ed Emshwiller foto di Eleonora De Caroli

Cine Stabilimento Ostiense, Sunstone (1979) di Ed Emshwiller foto di Eleonora De Caroli

CINE-STABILIMENTO OSTIENSE RACCONTATO DAI SUOI FONDATORI

“Una vera linea non c’è, è un garbuglio!”, ci racconta Zaelia Bishop. “A dare la direzione e il senso di ogni scaletta proiettata è la meraviglia di ritrovare opere che hanno mantenuto inalterata, e a volte invece decuplicata, la potenza originale. Il tempo stretto, questo attuale, è un dato ineludibile e pungola la reazione di fuga, e inoltre definisce questo progetto, ci auguriamo, come ‘temporaneo’, eppure non effimero”. Immagini, suoni e colori attivano un dispositivo di condivisione “reale”, ma anche digitale, grazie alle live streaming sulle piattaforme Facebook e Instagram. “Se vogliamo dare un’accezione geometrica a questa risposta, direi che come una linea formata da una serie infinita di punti, Cine-Stabilimento Ostiense è costituito da una serie infinita di immagini. Un flusso eterogeneo, un coro di voci polifoniche”, dichiara Emanuele Napolitano. “Sia che si parli di Stan Brakhage, di Maya Deren o di Norman McLaren, tutto si lega a quello che ho sempre ammirato. Tutto coincide con estremo amore e meravigliosa imprevedibilità.”

Cine Stabilimento Ostiense, They Left us (2015) di Zaelia Bishop e Emanuele Napolitano, foto di Eleonora De Caroli

Cine Stabilimento Ostiense, They Left us (2015) di Zaelia Bishop e Emanuele Napolitano, foto di Eleonora De Caroli

CINE-STABILIMENTO OSTIENSE: PAROLA AGLI ARTISTI

Una rassegna movimentata dalla diversificazione delle ricerche artistiche, passando da nomi internazionali ad artisti di nicchia. Punti di vista e sguardi s’incontrano e si scontrano spaziando nell’indagine della realtà, della società, trovando innumerevoli legami con il particolare periodo di sospensione in cui abitiamo, nonché nuovi spunti su cui poter riflettere. “Con questo progetto abbiamo deciso di condividere una forma di resistenza sentimentale, emotiva”, raccontano i due artisti ad Artribune. “Infatti, il tipo di scelte che abbiamo operato deriva dalla scena da cui entrambi proveniamo, in cui ci siamo formati, quella degli anni ’80, che ha di fatto recuperato le ricerche dei decenni precedenti. Diciamo che abbiamo solamente fatto vivere il sottobosco di personaggi e tendenze che ha popolato l’immaginario con cui siamo cresciuti. Parliamo dei tempi di Frigidaire e Ranxerox, della scena no-wave e punk. Abbiamo reso omaggio a Genesis P-Orridge, come fondamentale artista, e riferimento di questo progetto. Ogni sera si riprogramma una resistenza proprio perché la voglia di evasione e rottura si mescola ad un amore ininterrotto per gli artisti che proponiamo. Proponiamo anche artisti ‘di nicchia o non ancora rivalutati’, proprio perché questo è il mondo da dove proveniamo, dai VHS della Target video ai Mail Order passando per i film ‘Mondo’ e la video arte”. E concludono, “tutto si mescola in un flusso continuo di immagini che non possono essere imbrigliate all’interno di un’unica etichetta. Non intendiamo creare un cineforum, il desiderio è di rivolgerci a una comunità mobile, che come tale non può essere definita in maniera rigorosa”.

Valentina Muzi

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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