Timothèe Chalamet diventa un’opera d’arte. Ma solo su Instagram: storia di due buffi account

L’attore famosissimo per Call me by your name è stato trasformato dalle fan in opera d’arte. Talvolta inserendolo grazie a photoshop nella cornice del quadro, altre ritoccando il suo look. Ecco perché

Chiamami col tuo nome
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Elio Perlman è il giovane italiano ebreo protagonista insieme ad Olivier, ebreo statunitense, del libro scritto da André Aciman, Call me by your name. Nel 2017 viene presentato al Sundance, il noto festival cinematografico americano, il film diretto da Luca Guadagnino, con grande successo di critica e addirittura, successivamente, un bell’Oscar per la sceneggiatura. Elio è interpretato dal giovane Timothée Chalamet, attore americano di origine francese, classe 1995. Già noto per i diversi ruoli nella serie tv Homeland, nel film Interstellar, e in Lady Bird, dopo Call me by your name diventa una vera e propria star, generando dei curiosi fenomeni di delirio nei fan, che tendono ad associarlo a…. un’opera d’arte. Vediamo come. 

 

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Girl with a Pearl Earring, 1665 by Johannes Vermeer | Timothée Chalamet for GQ Magazine photographed by Ryan McGinley #chalametinart #timotheechalamet

Un post condiviso da badly photoshopped Timmy (@chalametinart) in data:

CHALAMETINART

Nel 2018 infatti nasce @chalametinart, un account attivissimo fino a gennaio 2019, raggiungendo quasi 90.000 follower, diventando virale per il suo originale taglio. L’autrice, una fan anonima, photoshoppava l’immagine dell’attore inserendone volto e mezzobusto all’interno di famosissimi quadri e opere d’arte. D’altra parte la bio dell’account recita, scherzando, pressappoco così: Si scopre che Timothée Chalamet è stato fonte d’ispirazione per gli artisti fin da Leonardo da Vinci. Ecco che il giovane interprete viene trasformato ne Il suonatore di liuto di Caravaggio, sta insieme a La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, impersonifica Lord Byron in un ritratto di Richard Westall, diventa l’Uomo disperato di Courbet, e così via, in una carrellata che raggiunge fino allo “spegnimento” solo 38 seguitissimi post. Non si sa come mai l’autrice abbia poi deciso di non aggiornare più il seguitissimo account. Sta di fatto che di recente qualcuno ha raccolto la sua eredità.

 

CHALAMETWEARSART

Galeotto è stato forse il look indossato dall’attore a Busan, in Corea del Sud nell’ottobre 2019 nell’ambito del tour promozionale per il film The King. In questa occasione Chalamet vestiva una salopette in denim ridipinta, realizzata da S.R. STUDIO. LA. CA, il brand dell’artista americano Sterling Ruby. Com’è o come non è a febbraio è nato l’account Instagram @chalametwearsart, creato da Sabrina (cognome anonimo). “La mia intenzione”, racconta Sabrina ad Artribune, “era di fare qualcosa di divertente durante il mio University break. Adoro Chalamet e i suoi look sia che si trovi sul red carpet oppure no. Sono inoltre una appassionata d’arte, mi piacciono soprattutto le opere di Van Gogh o Monet”. E allora che ti pensa Sabrina? Comincia a photoshoppare il divo, trasformando i suoi abiti in opere d’arte. L’ispirazione viene anche dall’account @chalametinart, ma @chalametwearsart, nato, come Sabrina tiene a ribadire “just for fun” (Sabrina non è la titolare delle immagini) si concentra sui look. Il primo post, realizzato il 6 febbraio, fa indossare a “Timmy” gli Iris di Vincent van Gogh, ma ci sono anche camicie alla Gustav Klimt, giacche alla Cézanne o alla Murakami, completi alla Yayoi Kusama e così via. Enjoy. 

Santa Nastro

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Santa Nastro
Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è caporedattore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione Modena Arti Visive e della Fondazione Pino Pascali. Collabora con Fondazione Pianoterra Onlus a Roma. È stata inoltre autore per il progetto arTVision – a live art channel, ha collaborato con l’American Academy in Rome. Dal 2011 al 2021 ha collaborato con Demanio Marittimo.KM-278 diretto da Pippo Ciorra e Cristiana Colli. Dal 2006 al 2011 è stata Segreteria Scientifica del Festival dell'Arte Contemporanea di Faenza, diretto da Angela Vettese, Carlos Basualdo e Pier Luigi Sacco. Dal 2005 al 2011 ha collaborato con la testata Exibart nelle sue versioni online e onpaper. Ha pubblicato per Maxim e Fashion Trend, mentre dal 2005 ad oggi ha pubblicato su Il Corriere della Sera, Arte, Alfabeta2, Il Giornale dell'Arte, minima et moralia e saggi testi critici su numerosi cataloghi e pubblicazioni. È autore del saggio Come vivono gli artisti? edito da Castelvecchi (2022) nella collana Fuoriuscita.