Venezia 76. Wasp Network e The Laundromat utili Case History nella quarta giornata al Lido

Come raccontare la Storia recente? Wasp Network e The Laundromat utili Case History nella quarta giornata al Lido.

Ci sono film scritti bene e film scritti male. Nella selezione ufficiale di Venezia.76 nel giro di poche ore sono state presentate due pellicole che si prestano come perfetto Case History per chiarire il concetto. Si tratta di Wasp Network di Olivier Assayas e di The Laundromat di Steven Soderbergh. Entrambi raccontano di fatti ancora vivi nella nostra memoria -ancora da inchiostro fresco sui quotidiani- e si sa che fin quando i fatti non diventano Storia (con la S maiuscola, quella che ci rasserena) è ancora più difficile raccoglierli in una narrazione, per esempio un film. Le due pellicole affrontano casi di spionaggio, documenti secretati, comunicazioni cifrate, società off shore ma con esiti differenti.

Wasp Network

Wasp Network

WASP NETWORK

Nel caso di Wasp Network le vicende riguardano un gruppo di spie cubane che si infiltrano in una rete di terrorismo anticubana sostenuta dagli Stati Uniti. È uno di quei tipici film in cui non si capisce nulla sin dall’inizio, e che sollecita lo sguardo verso i vicini di poltrona, per cogliere nella penombra qualche cenno di mal comune: dallo sbadiglio al disappunto ogni gesto è un sollievo che confuta la paura di repentino decadimento delle facoltà cognitive. Ma come, ci sono Penelope Cruz e Gael Garcia Bernal (il secondo inciampo in due giorni). Stanchezza? Poche ore di sonno? Troppi film? Eccesso di tramezzini panciuti?  No, è colpa del film, è scritto male, malissimo. Almeno dieci location, cinque protagonisti con cinque differenti storie autonome che non si incrociano mai a eccezione di qualche bigliettino passato da una mano all’altra (che noi non possiamo leggere). Una storia già in partenza complicata che però nelle mani di sceneggiatori e regista diventa contorta. Addirittura verso metà film una specie di mini-dossier-riassunto sembra quasi fungere da toppa, come tentativo disperato di fornire un filo agli spettatori. Per tutti i lunghi 123 minuti la Sala Darsena subisce cali bruschi di attenzione, moltiplicando l’accesso a instagram, FB come diversivo e a wikipedia, per capire cosa sia il Wasp Network.

THE LAUNDROMAT

Il secondo film del nostro Case History è invece The Laundromat, report cinematografico della spinosa questione dei Panama Papers. Il risultato, nonostante la complessità dell’argomento, è brillante, godibile, ironico, anche grazie a una divertente Maryl Streep, la cui presenza è più una gentile partecipazione, un featuring che l’incarnazione di un personaggio. Sodebergh ci parla di economia costruendo delle piccole pillole comiche –condotte da due irresistibili Gary Oldman e Antonio Banderas- su modello dei documentari BBC, che giocano proprio sull’astrazione del concetto di valuta e sul paradosso fragile su cui si regge il sistema dello scambio di merci. Un racconto godibile e brillante quello del regista, che decide di affrontare col tono della commedia surreale un’incredibile serie di scandali e vicende che ha travolto l’economia mondiale, dai grandi magnati ai piccoli risparmiatori, dai carnefici alle vittime, entrambi ruoli ricoperti da Maryl Streep, che interpretando se stessa, la madrina saggia, si toglie il trucco di scena e si accomoda nell’enorme teatro di posa (con mega green screen) in cui è stato girato il film, raccomandando a favore di camera che le tasse vanno pagate. Verità assoluta a fronte della finzione su cui si regge la nostra vita materiale e spirituale.

Mariagrazia Pontorno

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