Morto Luciano De Crescenzo. Ecco cosa pensava dell’arte moderna e l’omaggio di Roxy in the Box

Si è spento a Roma l'artista, il filosofo e l'ingegnere Luciano De Crescenzo. A lui un saluto necessario e dovuto, per le sue parole, la sua gentilezza e la sua simpatia sempre perfetta e coinvolgente. Lo celebriamo inoltre con un'opera di Roxy in the Box

Ha amato Napoli, l’ha vissuta e raccontata. Ci ha lasciato il poliedrico Luciano De Crescenzo, scrittore, regista e attore. Per lui, classe 1928, è stata fatale una polmonite. Era ricoverato infatti da alcuni giorni a Roma dove è stato assistito fino all’ultimo dalla figlia Paola, dai nipoti e dall’agente Enzo D’Elia. Luciano De Crescenzo è una parte fondamentale dell’arte italiana e partenopea, uno di quelli che difficilmente si sarà dimenticato. L’arte di De Crescenzo nasce con i numeri. Laureatosi in ingegneria, ha lavorato per diverso tempo presso l’Ibm Italia, raggiungendo anche il livello di dirigente nella sede di Roma. Dal suo amore folgorante per i libri e per la filosofia nel 1977 venne pubblicato da Mondadori il testo “Così parlo Bellavista”. La passione per queste arti non lo allontana in un primo momento dal mondo del lavoro “pratico”, diventa per lui un piacere più complesso e più partecipato ma sempre con il sentore della tranquillità accanto al “posto fisso”. Una piccola partecipazione a “Bontà loro”, il talk show allora condotto da Maurizio Costanzo, lo convince a rinunciare allo stipendio sicuro per una carriera artistica ricca di colpi di scena e di battute esilaranti. Luciano De Crescenzo ha pubblicato una cinquantina di libri, vendendo 18 circa milioni di copie nel mondo. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 paesi. E quattro sono i film che ha diretto e interpretato: “Così parlò Bellavista” nel 1984, “Il mistero di Bellavista” nel 1985, poi “32 dicembre” nel 1988 e “Croce e delizia” nel 1995. Da attore è stato diretto anche da Renzo Arbore nel film “Il pap’occhio” nel 1980 e da Lina Wertmüller in “Sabato, domenica e lunedì” nel 1990. Al grande pubblico, quello appassionato di De Crescenzo, sicuramente non sfuggiranno altri due film di Renzo Arbore: Il pap’occhio e “FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?“.

COSÌ PARLÒ DE CRESCENZO

Guagliù stateme a sentì: questo è il bene e questo è il male. Il bene è il dubbio, quando voi incontrate una persona che ha dei dubbi state tranquilli, vuol dire che è una brava persona, vuol dire che è democratico, che è tollerante, quando invece incontrate questi qui, quelli che hanno le certezze, la fede incrollabile, e allora stateve accorte, vi dovete mettere paura, perché ricordatevi quello che vi dico: la fede è violenza, la fede in qualsiasi cosa è sempre violenza. Gli uomini, invece, gli uomini si dividono in uomini d’amore e uomini di libertà, a secondo se preferiscono vivere abbracciati gli uni con gli altri, oppure preferiscono vivere da soli e non essere scocciati”. Così recita il Prof. Gennaro Bellavista alias Luciano De Crescenzo nel film cult del 1984, da lui anche diretto, “Così parlò Bellavista”. Un film eccezionale, un film di vita vera, un film sempre attuale. La storia di un napoletano e un milanese inizialmente nemici a causa di pregiudizi razziali e divisioni tra nord e sud, e poi grandi, inseparabili amici e consiglieri. “Così parlò Bellavista” è un susseguirsi di suggestioni e di sketch arricchiti da attori teatrali, da cabarettisti, da caratteristi. Isa Danieli, Renato Scarpa, Marzio Honorato, Geppy Gleiyeses sono solo alcuni dei volti che hanno reso grande questo racconto cinematografico. A Luciano De Crescenzo il merito di una storia che riflette su temi forti con una dosata leggerezza, mezzo perfetto per essere ancora più diretti e penetranti. Un vero dipinto su pellicola dell’anima di Napoli di quei giorni, e forse sì, anche di adesso.

L’ARTE MODERNA E LA FILOFIA SECONDO L’INGEGNERE

Secondo voi l’arte moderna è arte o è una “strunzata”? Luciano De Crescenzo non solo aveva un grande pensiero sull’arte ma ha regalato un scena cinematografica a questo interrogativo (in “Il mistero di Bellavista“). L’attenzione della domanda, secondo lui, non va posta riguardo l’arte ma riguardo l’uomo. Proprio come diceva Protagora, essendo l’uomo il centro dell’universo è all’uomo che spetta giudicare, dare un giudizio. Per De Crescenzo quindi l’arte moderna, o l’arte in genere, è arte in base al pensiero del singolo. Si tratta di un aspetto altamente soggettivo che forse va in conflitto con l’opinione di molti ma che fornisce una chiara “lettura” dell’uomo e del filosofo De Crescenzo: libero nelle sue idee e nel suo pensiero. Protagora e De Crescenzo concordavano su un aspetto: su ogni argomento, qualunque esso sia, non esiste una verità assoluta ma sussiste un’opinione soggettiva che inevitabilmente, per l’animo animale dell’uomo, genera una opinione contraria. Chi ha letto o studiato “Storia della filosofia greca, medioevale, moderna” di De Crescenzo non può che restare piacevolmente sorpreso e ammirato nei confronti di questo maestro della parola. La filosofia per De Crescenzo è stata un’arma con la quale affrontare la vita, relazionarsi agli altri sempre con grande professionalità e simpatia. Leggendo questi volumi si immagina l’Ingegnere passeggiare per le vie di Napoli discutendo dei grandi temi della vita senza mai sentenziare ma affidandosi a una elasticità di pensiero rara nel nostro tempo. Qui in questo articolo lo celebriamo con alcuni famosi spezzoni del suo cinema e con un’opera di Roxy in the Box.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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