Lost in projection. Wolves di Bart Freundlich

Tra i film usciti negli anni passati che meritano di essere rivisti spicca “Wolves”. Un dramma familiare ambientato nel complesso momento di passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

All’ultimo anno di liceo, il giovane Anthony è una promessa del basket nel circuito delle High School. Quando viene contattato dalla Cornell University per entrare nella loro prestigiosa squadra, i suoi sogni sembrano finalmente diventare realtà, ma i problemi economici causati dal padre Lee (accanito bevitore e giocatore d’azzardo) mettono a repentaglio tutto ciò per cui ha duramente lavorato fino a quel momento. Starà a lui decidere del suo futuro e, purtroppo, di quello della sua famiglia.
Homo homini lupus: a questo celebre proverbio latino tratto dall’Asinaria di Plauto sembra ispirarsi il lungometraggio del regista statunitense Bart Freundlich.
Wolves è un film indipendente, caratterizzato da un’estetica sobria e da un ritmo ben calibrato. Avvalendosi di un ottimo cast, Freundlich ci racconta una storia di avidità e dipendenza emotiva, portando gradualmente lo spettatore a svelare lo squallore che pervade una realtà famigliare disfunzionale ammantata da un’apparenza di vivace normalità.

UNA STORIA FREUDIANA

Lee (uno splendido Michael Shannon) è un padre e un marito professionalmente ed emotivamente frustrato che si è dato all’alcol e al pericoloso mondo delle scommesse sportive. Sempre sull’orlo della depressione più disperata o di un’allegria immotivata, Lee è la maggior fonte di preoccupazione per la moglie e il figlio e il plausibile veicolo della loro distruzione. Il figlio Anthony (un ammirevole Taylor John Smith) è un ragazzo dotato ed equilibrato, un campione nel basket, un capitano di squadra amato e rispettato e un fidanzato premuroso. Il suo incredibile potenziale basta a fare scattare nel padre una sorta di indomabile rivalsa, un’invidia incontrollata che sfocerà nella rovina del suo stesso nucleo famigliare.
Wolves è una storia freudiana nel vero senso del termine, è il racconto di un passaggio critico, quello dall’adolescenza all’età adulta, compiuto obbligatoriamente attraverso un “omicidio” di brutale violenza. Freundlich mette in scena la storia di un’ineludibile emancipazione emotiva e materiale. Narra con abilità la “morte” di un’importante e imprescindibile figura di riferimento e l’intrusione del principio di realtà nella cieca ammirazione del suo operato per arrivare alla liberazione finale: quando da figli si diventa anche padri/padroni di se stessi.

Giulia Pezzoli

Wolves
USA, 2016
Genere: drammatico
Regia: Bart Freundlich
Sceneggiatura: Bart Freundlich
Cast: Michael Shannon, Taylor John Smith, Carla Gugino, Chris Bauer, Zazie Beetz
Durata: 109’

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #46

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Giulia Pezzoli

Giulia Pezzoli

Giulia Pezzoli (Bologna 1978) si occupa di arte contemporanea dal 2003. Ha lavorato per la Fondazione Querini Stampalia di Venezia, per la 50esima Biennale d'Arte di Venezia, per il Centro d'Arte Contemporanea di Villa Manin e per il MAMbo di…

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