Xavier: Quando l’amore travalica l’odio. L’ultimo cortometraggio del regista Giovanni Coda
Xavier, l’ultima fatica del regista indipendente Giovanni Coda. Il cortometraggio tratto da una vicenda di cronaca nera che ha visto vittima dell’attacco terroristico agli Champs-Elyseès Xavier Jugelè. E narra le sue ultime 24 ore di vita insieme al compagno Etienne Cardiles. Una storia d’amore spezzata dall’odio.
“Non avrete il mio odio. L’odio, Xavier, non ti rappresenta e non corrisponde per nulla al sentimento che faceva battere il tuo cuore”. Sono le parole strazianti che Etienne Cardiles dedica al compagno Xavier Jugelè, unica vittima dell’attacco terroristico agli Champs-Elysées del 20 aprile, che non ebbe l’attenzione mediatica dovuta se non in un secondo tempo. E lo fa citando Antoine Leiris, il compagno di vita di una delle vittime della strage del Bataclan.
Il regista e fotografo cagliaritano Giovanni Coda, reduce dai recenti festeggiamenti per i 25 anni di carriera, non è certo estraneo a temi sensibili come omosessualità, violenza di genere, bullismo e integrazione, magistralmente sviscerati con Il Rosa Nudo e Bullied to death. E oggi come allora prende spunto dalla cronaca nera per raccontare una storia d’amore, quella tra Etienne e il suo compagno Xavier, ucciso da due proiettili alla testa durante una pausa coi suoi colleghi gendarmi. Perché nessuno, compresi omosessuali e poliziotti, è immune all’odio così come alla morte.
LA TRAMA
“Il film racconta le ultime 24 di vita di Xavier, la quotidianità della sua relazione con Etienne, concentrandosi sull’aspetto privato della vicenda più che sull’evento pubblico”, tiene a precisare Coda e prosegue: “subito dopo l’attentato negli Champs-Elysées ho provato un grande dolore per l’accaduto. Una nuova vittima, l’ennesima di una cieca violenza. Un’altra famiglia gettata nel caos. Quando ho seguito in tv le esequie, ascoltato, letto e riletto, la lettera che Etienne Cardiles ha letto di fronte ai compagni di Xavier, incluse le più alte cariche del governo francese, mi sono commosso. Come è capitato per la storia di Pierre Seel ho sentito l’esigenza di fermare le mie emozioni in questo progetto cinematografico”.
Otto minuti di pura poesia. Una voce fuori campo recita la lettera del compagno di Xavier mentre scorrono immagini di vita quotidiana. Stralci di una storia d’amore vissuta intensamente che culmina col dramma di una scoperta nefasta. Lo shock di una morte improvvisa, di quel sogno irrimediabilmente infranto impossibile da accettare: “Xavier, giovedì mattina, come tutti i giorni, sono uscito per andare al lavoro mentre tu dormivi ancora (…). La sera sono rientrato, senza di te, chiuso in un dolore estremo e profondo che non so se un giorno svanirà”.
IL TOUR DEL FILM
Attratto dal concetto di non luogo, il regista indipendente gira il suo corto a Cagliari, perché questa storia sarebbe potuta succedere ovunque, e lo fa superando i principi della video arte, ambito prediletto dal regista, per sondare nuove forme di linguaggio cinematografico: “ho già adoperato questa forma di destrutturazione dei codici della documentazione per immagine con il mio precedente Bullied to Death, in Xavier il passaggio ad un approccio più “realistico” è maggiormente evidente pur mentendo intatta la mia “poevisione” cinematografica, per citare il grande Gianni Toti. Il percorso è quello di insistere su un impianto “fotografico” su cui innestare “fiction” e documentario” pur mantenendo intatta la matrice video artistica che da sempre contraddistingue i miei lavori. Questo vale sia per il mio cinema che per le prossime collezioni fotografiche.”
Xavier sta ottenendo notevoli risultati in termini di visibilità, dopo la prima a Firenze e il riconoscimento al New Renaissance Film Festival, ha inaugurato l’Opening Night dell’Iris Prize a Cardiff e il Word Premier all’Out On Film di Atlanta mentre sono previsti il Social Justice Film Festival a Seattle e il Pride on Film Festival a Chicago. Intanto a Cagliari uscirà entro fine anno, in attesa del prossimo lavoro: Mark’s Diary. Per una riflessione sul rapporto tra disabilità e sessualità.
– Roberta Vanali
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