L’est a nord-est

Cala il sipario al Teatro Nuovo di Udine, dove dal 20 al 28 aprile si è svolta la 14esima edizione del FEFF - Far East Film Festival. Una rassegna che ha mantenuto tutte le promesse, in barba ai tagli e alla crisi. Ecco qui un consuntivo.

Il FEFF – Far East Film Festival di quest’anno si è chiuso con la vittoria del film di denuncia sudcoreano Silenced di Hwang Dong-hyuk che, grazie ai voti del pubblico, si è aggiudicato sia il Gelso d’oro che il Black Dragon Audience Award, sancito dalle preferenze degli accreditati “sostenitori” della manifestazione. Secondo e terzo posto degli Audience Award sono andati rispettivamente al road movie cinese One Mile Above di Du Jiayi e allo spettacolare kolossal bellico The Front Line realizzato da Jang Hun, mentre il premio Mymovies, assegnato tramite il voto dei lettori via web, è andato invece a Thermae Romae, accattivante fantasy peplum di Hideki Takeuchi tratto dal manga di Mari Yamazaki.
Ma in fondo non sono i premi che contano al Far East. Il valore di questo appuntamento, divenuto negli anni un vero e proprio festival cult, risiede semmai nell’atmosfera unica che si respira, grazie a un’organizzazione capace di mescolare al calore di un pubblico straordinariamente attento e vivace, ospiti internazionali e naturalmente tanto cinema.
A dispetto dei tagli e della parola ‘crisi’ sotto la cui ombra si è aperta quest’edizione, il Centro Espressioni Cinematografiche è riuscito anche stavolta a garantire una manifestazione di tutto rispetto, offrendo, attraverso i 58 film in concorso (in calo rispetto alla scorsa edizione), un ampio sguardo sul cinema popolare asiatico e un flusso continuo di visioni in grado di stimolare non poche riflessioni. In un contesto particolare com’è quello del Far East, la presenza del capolavoro o del regista di grido è secondaria rispetto all’opportunità di assistere a tutto quanto contribuisca alla conoscenza sia da un punto di vista cinefilo quanto antropologico. All’interno della selezione del Far East si trova, infatti, di tutto: nuove tendenze e tradizione, commedie romantiche e action movie, prove autoriali e film di genere, sorprese e delusioni.

Thermae Romae la locandina del film L’est a nord-est

Hideki Takeuchi - Thermae Romae

Sarà difficile vedere in sala gran parte dei titoli passati in rassegna, ma proviamo comunque a segnalarvi alcune delle pellicole più riuscite, consigliando di stare all’erta su alcune possibili uscite attraverso canali di distribuzione indipendenti anche in streaming, on demand e in dvd. Dal Giappone, oltre al citato Thermae Romae, può essere interessante recuperare il violento dramma Hard Romanticker di Gu Su-yeon, non solo per il suo stile minimale quanto per l’analisi sociale dell’opera e, in totale antitesi di tono e di genere, la favola lieve Rent-A-Cat di Naoko Ogigami, tutta dedicata agli amanti dei gatti.
Il cinema di Hong Kong, culla del rinnovamento del genere noir, nonostante la presenza di due grandi figure come Johnnie To e Dante Lam non al meglio delle loro possibilità, ha stavolta mostrato il suo lato migliore grazie alle tre riuscitissime commedie di Pang Ho-cheung Love in a Puff, Love in the Buff e Vulgaria, e a The Great Magician di Derek Yee, commedia magica impreziosita dalla presenza del divo Tony Leung (indimenticabile nei celeberrimi Hong Kong Express e In The Mood For Love di Wong Kar-wai). Dalla Cina forse la pellicola più bella, Song of Silence, opera prima di Chen Zhuo, pittore, fotografo e videoartista che si colloca a pieno diritto nel cinema d’autore con un film lirico di dura bellezza.

Silenced la locandina del film L’est a nord-est

Hwang Dong-hyuk - Silenced

Notevole anche la produzione coreana, che colpisce non solo per una scuola attoriale davvero straordinaria, ma anche per alcuni esempi di ottimo cinema, tra cui il menzionato The Front Line, il thriller giornalistico Moby Dick di Park In-jae e il buddy-movie Punch di Lee Han.
Anche se rientra tra le cinematografie minori, non possiamo in alcun modo tralasciare il documentario filippino Six Degrees of Separation from Lilia Cuntapay di Antoinette H. Jadaone, ritratto di una diva di “serie B” capace di divertire e commuovere, anche per la presenza in sala dell’anziana attrice che ha letteralmente stracciato i cuori di tutti i presenti.

Beatrice Fiorentino

www.fareastfilm.com

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Beatrice Fiorentino

Beatrice Fiorentino

Giornalista freelance e critico cinematografico, scrive per la pagina di Cultura e Spettacoli del quotidiano Il Piccolo e per diverse testate online. Dal 2008 collabora con l'Università del Litorale di Capodistria, dove insegna Linguaggio cinematografico e audiovisivo. Dal 2015 cura…

Scopri di più