A Torino torna il festival di musica sperimentale To Listen To. Con un mitico altoparlante da Parigi
Cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova edizione del festival To Listen To? Lo abbiamo chiesto a François J. Bonnet, special guest della rassegna torinese dedicata alla musica d’avanguardia
Giunto al suo quarto giro di boa, il festival dell’ascolto sperimentale To Listen To si appresta a invadere Torino con performance, concerti, masterclass, e installazioni: un evento diffuso e gratuito che dal 22 settembre al 5 ottobre 2025 toccherà diversi poli culturali della città tra i quali il Conservatorio Giuseppe Verdi, il Pav Parco Arte Vivente, le OGR, e il Palazzo Nuovo – Università di Torino. E poi ancora, workshop, mostre – segnaliamo i laboratori di Alessandro Sciaraffa al Pav il 26 e il 27 settembre, e l’installazione We played it loud!, del compianto Phill Niblock, alla GAM -, e le esibizioni di alcuni importanti nomi dell’esplorazione sonora contemporanea come Jim O’Rourke, Elliott Sharp, Sarah Davachi, e Daniel Teruggi.
Gli special guest di To listen To 2025: François J. Bonnet e l’Acousmonium di Parigi
A impreziosire il tutto quest’anno è la collaborazione con l’importante centro parigino di sperimentazione sonora INA GRM che, fondato nel 1958 da Pierre Schaeffer, continua ancora oggi ad approfondire la ricerca nell’ambito della musica concreta. Porta bandiera dell’istituto, nonché ospite d’onore della manifestazione, è François J. Bonnet (musicalmente noto come Kassel Jaeger): compositore, teorico, saggista, e attuale direttore della struttura. Per l’occasione, Bonnet porterà direttamente dell’INA GRM l’Acousmonium: un sofisticato sistema di amplificazione progettato nel 1974 dal compositore François Bayle. A parlarcene meglio è lo stesso Bonnet.

Intervista a François J. Bonnet, direttore dell’INA GRM di Parigi
Partiamo dalla tua formazione: quando hai iniziato ad avvicinarti all’esplorazione musicale?
Direi che la mia prima esperienza musicale è stata ascoltare mia madre suonare il pianoforte dopo avermi messo a letto. Poi, dall’età di 7 o 8 anni, ho iniziato a prendere lezioni di piano. Da allora non ho mai smesso di esplorare.
Cosa significa per te sperimentare, e cosa ne pensi dell’utilizzo delle Intelligenze Artificiali in tale ambito?
Sperimentare significa intraprendere un percorso senza sapere dove conduce. È un’avventura, una ricerca. È in qualche modo l’opposto dell’intelligenza artificiale, che si limita a ricombinare elementi preesistenti. Produce, a volte in modo convincente, un’illusione di originalità. Un’illusione non è né buona né cattiva, ma affonda le sue radici altrove.
Dal 2018 sei il direttore dell’INA GRM di Parigi: com’è iniziata questa avventura, e quanto ti ha dato finora?
Quella con il GRM è stata una lunga collaborazione iniziata nel 2005. Nel 2015 mi è stata affidata la responsabilità della programmazione artistica, prima di essere nominato direttore. È stato quindi un processo piuttosto graduale, incentrato sulla continuità, ma anche sull’apertura alle nuove generazioni e ad altre sensibilità. Penso che, passo dopo passo, siamo riusciti, con il team del GRM, a rinnovare la posta in gioco e a permettere a molti artisti di scoprire o familiarizzare con l’approccio “concreto”. E questi sono sempre incontri e scambi fruttuosi.
All’interno dell’INA porti avanti anche l’etichetta indipendente GRM Recollection (i cui artwork sono curati da Stephen O’Malley). Dicci due parole su questo progetto, e sull’ultima uscita di Bernard Parmegiani & François Bayle ispirata alla Divina Commedia.
Recollection GRM è stata fondata da Peter Rehberg nel 2012 con l’idea di rendere nuovamente disponibili su vinile i classici della GRM. Ma ben presto abbiamo iniziato a pubblicare anche brani inediti, come nel caso dell’ultimo disco Divine Comedy, in cui la sezione “Paradis”, composta da Bayle e Parmegiani, non era mai stata pubblicata prima.

L’impianto Acousmonium a Parigi e a Milano
Altro prezioso gioiello dell’INA GRM è lo storico Acousmonium. Ti ricordi la prima sensazione che hai provato ascoltando qualcosa provenire dai suoi altoparlanti?
La prima volta ero uno studente appena arrivato a Parigi. L’esperienza è stata piuttosto travolgente perché era anche la prima volta che ascoltavo musica elettroacustica senza le cuffie di casa mia. Ricordo l’ampiezza del suono e una potenza che non era assordante, ma avvolgente. È stata un’esperienza molto emozionante e ho subito voluto farne parte.
Come sai bene (avendoci suonato nel 2016), anche qui in Italia abbiamo uno spazio dotato di Acousmonium, quello dell’Auditorium San Fedele di Milano. Com’è stato esibirsi con quell’impianto?
Ciò che è interessante del concetto di Acousmonium è che può assumere forme molto diverse e avere personalità sonore molto diverse. Suonare su un altro Acousmonium significa conoscerlo, cercare di padroneggiarlo, comprenderne il carattere. Ricordo che quello di San Fedele era molto caldo, un po’ più ovattato del nostro. Ma un Acousmonium suona anche in modo molto diverso ogni volta, a seconda dell’acustica del luogo. È un processo di apprendimento senza fine.
L’Acousmonium di Parigi sarà l’ospite d’eccezione della prossima edizione del festival To Listen To. In questa occasione verranno presentati alcuni brani composti da Beatriz Ferrerya, Christian Zanési, e Daniel Teruggi. Da chi saranno eseguiti? Cosa dobbiamo aspettarci?
Christian e Daniel saranno presenti. Per gli altri, i musicisti del GRM si occuperanno della diffusione. È qualcosa che facciamo sempre. Potrete aspettarvi di entrare in uno spazio sonoro di estrema chiarezza, con un’ampia gamma di suoni che si dispiegano intorno a voi. È anche un momento di ascolto in cui il controllo del volume permette di interagire realmente con la musica. Non si tratta di ascoltare con gli auricolari! I concerti acusmatici sono occasioni di ascolto dedicato e condiviso. Sono momenti rari, ognuno diverso, ognuno speciale.
Quanto è importante oggi l’educazione all’ascolto?
Penso che sia fondamentale e, purtroppo, trascurato. Ascoltare significa mostrare empatia, tacere per entrare in contatto con gli altri, siano essi esseri umani, non umani o parte dell’ambiente circostante. Guardare implica sempre una certa opposizione tra l’osservatore e la cosa osservata, mentre l’ascolto è più ambivalente: chi ascolta produce sempre un po’ di rumore e il suono entra nelle sue orecchie, che lo voglia o no. Siamo in una relazione più travagliata e sottile, una relazione di solidarietà tra noi stessi e il resto del mondo. La comprensione consapevole e coltivata di un tale approccio mi sembra più necessaria che mai.
Valerio Veneruso
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