Libero Cinema in Libera Terra 2025: vent’anni di schermi contro le mafie 

Dal confine di Ventimiglia al porto di Catania, passando per Tor Bella Monaca, torna dall’8 al 19 luglio 2025 il festival itinerante, promosso da Cinemovel Foundation e Libera

Giunto alla sua 20esima edizione, il festival Libero Cinema in Libera Terra porta il cinema nei luoghi simbolo della resistenza civile, proiettando film e spettacoli nei beni confiscati alle mafie, nelle periferie e nei porti italiani, per costruire memoria, consapevolezza e comunità. La carovana, che ha attraversato in vent’anni 128 comuni e 16 regioni, quest’anno si concentra su due temi fortemente attuali: il diritto al movimento e la fluidità delle mafie, capaci di mutare e radicarsi nei territori più fragili. Tra i momenti simbolici, la tappa di Catania (12 luglio), dove sarà intitolata una barca confiscata alla criminalità al Commissario Beppe Montana, nel 40° anniversario del suo omicidio. Il viaggio si chiuderà il 19 luglio 2025 a Roma, a Tor Bella Monaca, nella ricorrenza della strage di via D’Amelio, in collaborazione con il festival Spiazzamenti. 

Il festival Libero Cinema in Libera Terra 

Il programma alterna proiezioni e spettacoli dal vivo, come Mafia Liquida di Vito Baroncini e il documentario Allacciate le cinture. Il viaggio di Io Capitano in Senegal di Tommaso Merighi, prodotto con Rai Cinema. Tra i titoli anche Il giudice e il boss di Pasquale Scimeca, C’è ancora domani di Paola Cortellesi e il documentario Oscar 2025 No Other Land. Non solo numeri e tappe: Libero Cinema è un processo culturale collettivo, costruito insieme a presidi di Libera, cooperative, amministrazioni, scuole e cittadini. Ogni tappa diventa un rito di partecipazione, memoria e visione condivisa, nel segno della legalità e della giustizia sociale. Ne abbiamo parlato con Elisabetta Antognoni, founder di Cinemovel. 

Qual è l’obiettivo principale del festival dopo 20 anni di attività? 
Lo stesso di quando abbiamo iniziato, portare il cinema in quei nei luoghi in cui le storie nascono e discuterne con le persone. Condividere la visione di un film in un luogo insolito, un terreno agricolo, una piazza, un parcheggio, che prima erano altro, e dopo tornano alla loro funzione, ma per una sera diventano cinema. La sorpresa della visione di un film può accendere la curiosità, la riflessione, il dubbio. A volte, in certi contesti basta poco per accendere una miccia, e trovarsi a discutere, a interrogarsi sui temi del presente.  

Come vengono selezionate le tappe ogni anno?  
Le tappe ogni anno vorrebbero essere di più, ma tempo e budget ci impongono una scelta. Quest’anno apriamo a Ventimiglia e chiudiamo a Tor Bella Monaca, dove non siamo mai stati. C’è un filo simbolico che collega le tappe, un itinerario cinematografico per parlare di diritti universali contro mafie e corruzione montando lo schermo in luoghi insoliti, non deputati al cinema, e che per una sera si trasformano in una agorà contemporanea, grazie alla visione collettiva partecipata. Per questo ogni tappa è carica di significato, a partire da Ventimiglia, dove non siamo mai stati, che è la prima data del tour l’8 luglio, città simbolo di diritti e frontiere negate.  

E poi la Carovana dove si sposta? 
Camaiore, dove torna per la seconda volta a sostenere il lavoro dell’associazione Il Contesto, un gruppo di giovani impegnati nel contrasto alla povertà educativa. Dopo Camaiore, Polistena in Calabria, una tappa storica per il Festival, qui abbiamo seguito negli anni la trasformazione di terreni e immobili appartenuti alla ‘ndrangheta e ora restituiti alla comunità grazie al lavoro della Cooperativa Valle del Marro, della Parrocchia del Duomo e dell’Amministrazione comunale.  

Anche le tappe siciliane hanno qualcosa di molto simbolico… 
A Catania monteremo lo schermo al porto per ricordare il 40esimo anniversario dell’omicidio del Commissario Beppe Montana. Appassionato del mare al Commissario Montana sarà intitolata una barca confiscata alla criminalità organizzata e assegnata alla Lega Navale Italiana, utilizzata per percorsi sociali orientati all’avvicinamento al mare senza barriere e all’educazione alla legalità. Poi San Cipirello, nell’Alto Belice Corleonese, territorio in cui 24 anni fa prese avvio il progetto Libera Terra, dando vita a un processo concreto di cambiamento grazie al riutilizzo sociale dei beni confiscati. Qui con le prime cooperative di Libera Terra nasce Libero Cinema nel 2006. E a Messina monteremo il grande schermo presso ICAROS, un terreno a pochi metri dal mare confiscato alle mafie nella frazione di Mili Marina.  

Un tour breve ma intenso, e soprattutto nel Sud Italia. 
Anche le tappe in Campania e Puglia sono su beni confiscati alle mafie e restituiti alla collettività grazie al lavoro quotidiano di due cooperative sociali, a Maiano di Sessa Aurunca la Coop. Al di là dei Sogni, e a Cerignola la Coop. Pietra di Scarto storici compagni di viaggio di Libero Cinema. Come la partenza anche la chiusura è una prima volta, saremo a Tor Bella Monaca il 19 luglio, nella ricorrenza della strage di via D’Amelio, insieme al Festival Spiazzamenti, che d’estate anima i giardini di Via Giovanni Castano. 

Qual è il ruolo dei giovani nelle tappe del festival?  
Ogni tappa del festival è organizzata in stretta collaborazione con le associazioni e realtà del territorio e questo ci dà la possibilità di incontrare nei territori dove andiamo tantissimi giovani, quella che noi chiamiamo “la meglio gioventù”. E ogni estate la carovana incontra le ragazze e i ragazzi che partecipano ai Campi di estate liberi organizzati da Libera per nutrire consapevolezza e immaginazione. Quando c’è un obiettivo chiaro le giovani generazioni sono in prima linea. 

Che ruolo ha il cinema – in tutte le sue forme e formati – nel contrasto culturale alla criminalità organizzata? 
Il cinema come tutte le forme di comunicazione stimola la cultura, interroga le persone, agisce su di noi, non lasciandoci soli. Questo è un antidoto non solo contro le mafie ma contro ogni forma di sopraffazione.  

Margherita Bordino 

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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