Partita l’edizione 2020 di Romaeuropa. Intervista al direttore Fabrizio Grifasi

Fabrizio Grifasi racconta il progetto e la realizzazione della 35esima edizione del festival di danza, teatro, musica, cinema, arte e tecnologia della Capitale. Il titolo di quest’anno è Con-tatto, ispirato alle vicende degli ultimi mesi.

E se prima di giugno avevamo ancora qualche dubbio, fin dall’annuncio del programma ogni dubbio è stato dipanato. Romaeuropa c’è, vivo e vegeto come sempre, in tutto il suo splendore di ospiti internazionali e italiani. Certo, qualche restrizione ma tanti artisti, da Sasha Waltz che ha aperto le danze lo scorso 15 settembre al MAXXI per poi tornare all’Auditorium con una prima assoluta del suo nuovo spettacolo DIALOGE ROMA 2020. TERRA SACRA Soli, Sagra della Primavera, quasi un site specific; a Milo Rau,che ha portato in scena in prima nazionale il suo ultimo Familie. Non manca la musica: ricordiamo la presentazione del nuovo progetto di Vasco Brondi sempre nella Cavea dell’Auditorium, nuovo spazio per il REF e il ritorno di Robert Henke. Anche nuovi nomi, di cui ci parlerà meglio in questa intervista il direttore artistico Fabrizio Grifasi. Con-tatto (questo il titolo di questa edizione 2020) e con dedizione, il team del festival è riuscito anche quest’anno a portare in scena il festival più atteso dai romani (e non solo). 

Dialoge 2020, Sasha Waltz & Guests ©Luna Zscharnt

Dialoge 2020, Sasha Waltz & Guests ©Luna Zscharnt

Come siete giunti al nuovo programma di questa edizione, così ricco nonostante le difficoltà?
Questo è il secondo programma del REf2020. Il primo era stato preparato nel 2019, ultimato a gennaio del 2020 e presentato durante il lockdown come gesto di attenzione, speranza e rispetto nei confronti degli artisti, quando la situazione era così disperata che non lasciava immaginare nessuna possibilità di ripresa. Durante tutti quei mesi l’intero team del REf è stato confermato e abbiamo continuato a lavorare da casa sia organizzando un importante programma on line, grazie al nostro archivio storico, che cercando di immaginare più possibilità per non arrenderci all’ineluttabilità della cancellazione integrale del Ref2020, come stavano facendo i nostri colleghi di Bruxelles, Avignone, Edimburgo, Vienna.

Quando avete capito che REf sarebbe proseguito anche nel 2020?
Alla fine del lockdown abbiamo concretamente cominciato a sperare che si potessero aprire delle possibilità soprattutto per chi come noi aveva la sua attività prevista in autunno. Quando, nel mese di giugno, sono finalmente uscite le prime linee guida del governo e delle regioni relative agli spettacoli dal vivo che indicavano nella data del 20 dello stesso mese la ripresa delle attività, per quanto con il distanziamento, la limitazione delle capienze e tutte le misure di sicurezza necessarie, abbiamo capito che avremmo potuto e dovuto provarci fino in fondo a mantenere il REf nella sua durata di due mesi con tutte le sue caratteristiche.

Quali sono le agevolazioni che avete avuto nell’arco di questo processo?
Ci ha aiutato enormemente il lavoro fatto tutti assieme durante il lockdown oltre all’immediata disponibilità di artisti e delle istituzioni e dei teatri romani. Innanzitutto Musica per Roma ci ha messo a disposizione per due settimane la Cavea all’aperto dell’Auditorium con il suo grande palco e 1000 posti, poi sia il Maxxi che Villa Medici ci hanno confermato i loro spazi all’aperto. Abbiamo così potuto anticipare a metà settembre le date del festival e contattare alcuni degli artisti per verificare la loro disponibilità in quei periodi e in open air. 

Henke

Henke

Ci suggerisce alcuni artisti secondo lei particolarmente significativi per il percorso che si articolerà fino a novembre?
Abbiamo deciso di mantenere intatta la struttura del Festival che è anche il senso del REf: non rinunciare alle presenze internazionali (anche se a fine giugno gli spostamenti sembravano più complicati di adesso), confermare, anche nelle capienze ridotte, tutti gli artisti italiani, usare i 14 spazi della città e infine cogliere questa difficoltà come una opportunità di libertà e coraggio nelle scelte invitando artisti che seguivo da tempo ma non erano mai venuti al REf come Baro d’Evel, Kat Valastur, Azkona & Toloza Bashar Murkus con il Kashabi Theater di Haifa.  Infine abbiamo voluto salvare e confermare gli spettacoli che rispettavano pienamente le regole del distanziamento sul palco: De Living di Ersan Mondtag, 19 luglio 1985 di FilippoAndreatta OHT e naturalmente i concerti: Wim Mertens, Bryce Dessner, Andrea Belfi, Salò, Stefano Pilia Massimo Pupillo. Il 15 luglio il nuovo programma del REf2020 è stato annunciato on line.

Un progetto speciale è dedicato al tema della “paura” (di certo non un caso. Avrà luogo nel piazzale di Villa Medici dove il festival ebbe inizio 35 anni fa. Di cosa si tratta?
Questo progetto è nato a giugno in una serie di conversazioni con Francesco Siciliano che ne cura le scelte assieme a Francesca d’Aloja. Il progetto intende riflettere ed elaborare il tema della paura. Un sentimento con quale ci siamo trovati a familiarizzare e che abbiamo sempre pensato in contrasto con un’idea positiva di società futuristica, ottimista e in perenne mutazione, senza limiti. La pandemia ci ha fatto capire che così non è, ci ha fatto riscoprire il valore della fragilità e appunto della paura. Per questo abbiamo chiesto a Sandro Veronesi, Edoardo Albinati, Michela Murgia, Melania Mazzucco e Alessandro Piperno di aiutarci a capire questo sentimento attraverso una serie di lectures e dialoghi con il pubblico che avverranno nella straordinaria cornice di Villa Medici. Un luogo che ci ricorda il valore della bellezza e della contemplazione. 

Edizione Covid19: quali misure di sicurezza avete dovuto adottare e cosa questo significa e significherà per il festival e gli spettatori?
Rispetteremo e chiederemo di rispettare tutte le misure di distanziamento previste: dall’uso delle mascherine all’esterno e negli spazi di spettacolo, all’igiene per le mani e alle sanificazioni. Le sale avranno capienza ridotta (e per questo perderemo circa 40.000 posti). Inoltre abbiamo chiesto alle compagnie straniere di fare il test prima dell’arrivo a Roma ed hanno tutte accettato. Tutti gli artisti hanno firmato le clausole del rispetto delle disposizioni in vigore. E poi c’è da considerare lo sforzo informativo e organizzativo del nostro straordinario team per gestire tutto questo durante due mesi, 64 eventi, 15 spazi e 145 aperture di sipario.

Questa sarà la prima edizione di Romaeuropa senza la presidenza di Monique Veaute. Il nuovo Presidente Guido Fabiani ha già espresso delle linee guida?
Guido Fabiani, che ha preso le sue funzioni di Presidente della Fondazione Romaeuropa dal 1 settembre, era già membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione ma soprattutto è stato il Rettore dell’Università Roma Tre che ha fortemente voluto l’acquisizione del teatro Palladium alla Garbatella salvandolo dal suo destino di spazio destinato al Bingo. Lo ha quindi lanciato, assieme a Monique Veaute e al team di Romaeuropa, come nuovo progetto culturale nella vita cittadina romana, facendone un modello nuovo e originale. In questo spazio sono arrivati, oltre ai programmi del DAMS e di altri Dipartimenti universitari, artisti come Peter Sellars, Marina Abramović o Alessandro Baricco e ha trovato ospitalità tutta la nuova scena teatrale romana o progettualità come Teatri di Vetro che hanno lasciato un segno inimitabile nella vita culturale della città. L’autorevole presenza di Guido Fabiani in un momento di cambiamento istituzionale per la Fondazione Romaeuropa è una garanzia per le nostre attività oltre che una gioia e un segno di continuità e coerenza.

Con-tatto è il titolo di questa edizione, fortemente caratterizzata dal tempo presente e dalle sue urgenze. Sono stati molteplici i progetti che avete intrapreso durante il periodo di lockdown per restare vicini al vostro pubblico: in che modo queste iniziative, inerenti l’attività della Fondazione, entrano oggi in dialogo con il festival che sta per prendere inizio?
Con-Tatto è la giusta parola per rappresentare il nostro desiderio di ritrovarci di persona o online, di farlo con rispetto e con la cura necessaria che questo momento così difficile richiede a noi tutti. Ci è sembrato naturale e anche logica un’ulteriore mutazione del REf che integrasse qualcosa che non possiamo più eludere: lo spettacolo e le pratiche artistiche live devono confrontarsi e integrare i nuovi media sulle piattaforme di comunicazione sia on stage (come ad esempio fa la regista greca Elli Papakonstantinou) sia con progetti specifici in streaming: come Table Top Shakespeare: At Home Edition de i ForcedEntertainment, oppure i progetti digitali on line de LaTurbo Avendon, di Alexander Whitley, di Maria Oscar Cassiani. Continueremo Extract, la nuova sezione online del REf online, anche a gennaio 2021 come segnale di presenza e sviluppo verso un presente che si trasforma e nel quale vogliamo esserci. 

– Chiara Pirri

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Chiara Pirri

Chiara Pirri

Chiara Pirri (Roma, 1989), residente a Parigi, è studiosa, giornalista e curatrice, attiva nel campo dei linguaggi coreografici contemporanei e delle pratiche performative, in dialogo con le arti visive e multimediali. È capo redattrice Arti Performative per Artribune e dal…

Scopri di più