Quando la fragilità diventa un punto di forza. Se ne parla in un nuovo libro d’arte e storia dell’arte
Siamo umani perché siamo fragili. È questo che ci dice Roberto Gramiccia nel suo nuovo libro “Teoria della fragilità”, passando in rassegna le personalità della storia e dell’arte che hanno saputo trasformare la fragilità in una risorsa
Dopo aver dato alle stampe un saggio sul tema della fragilità nel 2016 (Elogio della fragilità per Mimesis) e organizzato, contemporaneamente, una mostra sulla sua collezione di artisti “fragili” al Museo Bilotti di Roma (Fragili eroi curata da chi scrive), Roberto Gramiccia, medico, critico d’arte e collezionista torna a riflettere, con questo libro scritto con la collaborazione di Ginevra Amadio dal titolo Teoria della fragilità. Alla ricerca di un potere nascosto (Diarkos), su un argomento di cui è esperto conoscitore, essendo un medico che ha avuto a che fare per tutta la vita con la categoria di persone più fragili, ovvero i malati. Oltre alle persone curate in ospedale o nello studio medico, Gramiccia ha anche curato moltissimi artisti, divenendo per alcuni di questi, anche curatore di mostre.
L’umanità fragile nel nuovo libro di Roberto Gramiccia
Il tema è oltretutto di estrema nonché urgente attualità, considerati i tanti focolai di guerre sparsi in tutto il mondo e un generale clima di odio e violenza serpeggianti all’interno delle nostre società. Sì, perché questo vero e proprio trattato sulla fragilità ha il merito di indagare in modo analitico le varie forme di fragilità esistenti (fisiche, esistenziali, psicologiche), offrendo al lettore anche delle indicazioni al fine di una presa di coscienza della propria condizione e poter così ribaltare a proprio favore quelle che, per i più rassegnati e passivi, sono delle sconfitte in partenza. Contrariamente a quello che la società ci ha fatto sempre credere, ovvero che occorre essere forti nella vita (fin da piccoli ci era stato detto, ad esempio, che i maschietti non dovevano piangere) perché il mondo è dei forti, dei vincitori, di quelli che non hanno paura, Gramiccia capovolge questa credenza radicata ancora in molte persone, e afferma senza mezzi termini che la condizione reale dell’uomo fin dagli albori è quella della fragilità e non della forza. Lo fa avvalendosi anche del pensiero filosofico di Gehlen e di Severino, presi da lui ad esempio per aver entrambi individuato la carenza dell’uomo ab origine rispetto al mondo animale e la conseguente necessità di costruirsi delle protezioni per sopravvivere.
I fragili illustri della storia
Ciò che accomuna tutti gli uomini è dunque l’essere fragili. Attraverso una serie di ritratti di personaggi illustri appartenenti al mondo della letteratura, dell’arte, della musica, della filosofia, della politica, della scienza e dello sport che si sono distinti per la genialità delle proprie idee o per il proprio talento, nonostante avessero delle fragilità di natura fisica o psicologica (si pensi al giocatore Garrincha che avendo un arto più corto dell’altro riusciva per questo motivo a fare delle finte che disorientavano tutti gli avversari), Gramiccia ci dimostra come la fragilità, a patto che non sia passiva, può essere invece una grandissima risorsa.
La fragilità come risorsa secondo Roberto Gramiccia
Perché la fragilità possa essere un punto di forza per l’individuo e per la collettività occorre infatti, secondo la teoria sviluppata dall’autore, che sia “attiva”, ovvero che si ribelli alle coercizioni, alle sopraffazioni e alle violenze nei confronti dei singoli e delle collettività. Emblematica in questa direzione la figura di Gennarino Capuozzo, un piccolo eroe napoletano che contribuì con la sua azione (fece esplodere delle bombe al passaggio di un convoglio nazista, rimanendo ucciso lui stesso dopo che il giorno prima i nazisti avevano compiuto una carneficina) alla ribellione dei napoletani contro i nazisti durante l’occupazione della città nel settembre 1943, facendo di Napoli la prima città italiana ad aver cacciato l’esercito tedesco. Tra le figure nel mondo dell’arte contemporanea che hanno saputo trasformare la loro fragilità in una risorsa Gramiccia sceglie tra tutti Mario Schifano, indimenticato artista romano appartenente alla cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, che dalla sua condizione di fragilità (era sempre rinchiuso in casa, schiavo delle droghe) realizzò dei quadri che sprigionano una fortissima energia.
I fragili dell’arte
Ma andando a rovistare nella storia dell’arte sono tantissimi gli artisti che sono riusciti da uno status di impedimento o menomazione a riscattarsi, creando delle opere d’arte che sono state poi consegnate alla storia dell’arte. Le opere di Van Gogh, di Munch, di Frida Kahlo solo per fare qualche esempio, sono nate dal travaglio interiore di questi autori che avevano attraversato nelle loro vita dei momenti di estrema fragilità: la morte della madre e della sorella per Munch svilupperanno in lui quel senso di angoscia esistenziale di cui sono pervase tutte le sue straordinarie opere; la “lucida” follia di Van Gogh che lo porterà ad autointernarsi in un ospedale psichiatrico, dove dipingerà quelle opere considerate dalla critica i suoi più importanti capolavori; l’incidente subìto da Frida Kahlo in giovane età che la costringerà a subire un’infinità di operazioni chirurgiche e di privazioni (avrà degli aborti spontanei causati dall’impossibilità fisica di portare a temine delle gravidanze) che diventeranno il soggetto dei suoi tanti celebri autoritratti. Chiudo questa galleria di ritratti di artisti fragili che hanno saputo trasformare un problema in una risorsa con Chuck Close, artista americano scomparso di recente appartenente alla corrente dell’iperrealismo. Questo artista aveva contratto una rara malattia cognitiva chiamata prasopagnosia che non permette di riconoscere il volto di persone anche familiari. Questo problema fu superato dall’artista realizzando dei ritratti di notevoli dimensioni con una tecnica di inquadramento del volto che prevedeva un sistema di griglie. Attraverso questa tecnica l’artista non solo fu in grado di riconoscere le persone ma essa diventò la sua personale cifra stilistica che lo fece conoscere e apprezzare in tutto il mondo, consegnandolo alla storia dell’arte.
In un momento storico in cui soffiano sempre di più i soverchianti venti sovranisti, questo libro costituisce non solo un baluardo difensivo delle persone più deboli e indifese, ma anche uno strumento importante per prendere consapevolezza di non essere soli e che, unendoci tutti, un futuro più equo e democratico è ancora possibile.
Alberto Dambruoso
Roberto Gramiccia, Teoria della fragilità. Alla ricerca di un potere nascosto
Diarkos, 2025
pag. 384, € 10
ISBN 9788836165292
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