Nel 2026 Roma dedicherà una importante mostra al grande Gian Lorenzo Bernini

Dopo il successo di 'Caravaggio 2025', Palazzo Barberini indaga il rapporto speciale tra Gian Lorenzo Bernini e Maffeo Barberini, suo primo e più decisivo committente. Ecco le prime anticipazioni 

Ripensare la nascita del Barocco attraverso il dialogo – personale e intellettuale – tra Bernini e Maffeo Barberini, eletto pontefice nel 1623 con il nome di Urbano VIII. Questo è l’obiettivo di Bernini e i Barberini, la grande mostra dedicata a Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 – Roma, 1680) attesa per il 12 febbraio 2026 a Palazzo Barberini a Roma, a cura di Andrea Bacchi e Maurizia Cicconi.
L’iniziativa rientra nelle recenti esposizioni di Palazzo Barberini dedicate ai Barberini e al loro contesto artistico, ovvero: L’immagine sovrana (2023) eCaravaggio 2025 che hanno già esplorato il ruolo di Maffeo nella cultura figurativa della Roma del Seicento.

Non solo, l’esposizione valorizzerà anche il XIVesimo anniversario della consacrazione della nuova Basilica di San Pietro (1626), uno dei momenti più alti del Barocco romano e dell’attività berniniana.

La mostra “Bernini e i Barberini” a Palazzo Barberini a Roma

Si articola in sei sezioni la mostra Bernini e i Barberini, attraversando la carriera di Bernini dagli esordi alla piena maturitàe documentando il passaggio dal tardo manierismo paterno a un linguaggio personale contraddistinsta da una potenza espressiva.

La galleria dei ritratti degli antenati Barberini di nuovo a Roma 

La mostra riporterà per la prima volta a Palazzo Barberini la galleria dei ritratti degli antenati Barberini, capolavori in marmo scolpiti da Bernini, da Giuliano Finelli e da Francesco Mochi, oggi dispersi in collezioni pubbliche e private. Un’attenzione particolare sarà dedicata all’immagine e alla memoria di Urbano VIII, con busti in marmo e bronzo accostati a uno dei pochissimi dipinti attribuiti con certezza a Gian Lorenzo.

La pittura di Gian Lorenzo Bernini in mostra alle Gallerie Nazionali di Arte Antica a Roma

Un’altra parte del percorso esplora il Bernini pittore, incoraggiato da Maffeo Barberini a cimentarsi anche in questo ambito, dove – accanto a tele presentate per la prima volta in pubblico – l’unico importante dipinto ‘pubblico’ di Bernini sarà esposto a confronto con il suo pendant di Andrea Sacchi (entrambe in prestito dalla National Gallery di Londra).
Disegni, incisioni e modelli permetteranno poi di approfondire il ruolo dell’artista nei grandi cantieri di San Pietro, dal Baldacchino alla rimodellazione della crociera fino al monumento funebre di Urbano VIII, cuore simbolico del pontificato e della stagione berniniana. 

L’esposizione si chiude con uno sguardo più ampio sul gusto barberiniano, promosso dalle Apes Urbanae (secondo la definizione data da Leone Allacci alla lora cerchia), filtrato attraverso l’occhio di Bernini in dialogo con altri artisti dell’epoca, tra cui Guido Reni, e busti raramente esposti, come quelli di Thomas Baker dal Victoria and Albert Museum e di Costanza Bonarelli dal Museo Nazionale del Bargello, oltre a capolavori di Alessandro Algardi e Francois Duquesnoy. 

Pietro Bernini e Gian Lorenzo Bernini, Putto con drago, 1617 circa
The J. Paul Getty Museum, Los Angeles
Marmo, 55.9 × 52 × 41.5 cm, 19.2325 kg, numero d’inventario 87.SA.42
Pietro Bernini e Gian Lorenzo Bernini, Putto con drago, 1617 circa, The J. Paul Getty Museum, Los Angeles. Marmo, 55.9 × 52 × 41.5 cm, 19.2325 kg, numero d’inventario 87.SA.4

Bernini, la percezione visiva e la rivalutazione del ritratto nel Seicento 

Durante il suo cardinalato Urbano VIII si era opposto a Maderno, perché alterava il progetto di Michelangelo (a pianta centrica) e lo aveva fatto per una percezione visiva perche avrebbe impedito la vista della cupola di Michelangelo”, ha spiegato la curatrice Maurizia Cicconi. “Il modo di vedere degli oggetti e di come concepire la loro visione è un aspetto che abbiamo voluto sottolineare in questa mostra. A dare forma a questo aspetto nel percorso espositivo sarà l’allineamento dei busti di Bernini”.
Oltre a questi, un’attenzione particolare è dedicata ai ritratti che nel Seicento “era definito un genere di secondo ordine”, ha sottolineato il curatore Andrea Bacchi. “Bernini rivendica il ruolo del ritratto, perché la difficoltà risiedeva nel restituire le caratteristiche cromatiche della pelle”. 

Valentina Muzi 

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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