Ancora guai per i musei americani a causa dei problemi sulla legge di bilancio. Sospensioni e chiusure
Parchi nazionali e istituzioni culturali che dipendono dai finanziamenti federali risentono del blocco dei fondi governativi dovuti all’incapacità del Congresso di trovare un accordo sulla legge di bilancio. Dopo due settimane di shutdown, anche i 21 musei della Smithsonian fermano le attività

Nella difficile congiuntura aperta negli Stati Uniti dal braccio di ferro tra il presidente Donald Trump – e la sua politica culturale indirizzata all’esaltazione dell’eccezionalità americana – e le principali istituzioni culturali del Paese, arriva a complicare un quadro già teso lo shutdown delle attività amministrative.
Cos’è lo shutdown e quali sono gli effetti negli Stati Uniti
La procedura sancita dal governo federale statunitense si attiva quando il Congresso non riesce a trovare un accordo sulla legge di bilancio; dallo scorso primo ottobre, Repubblicani e Democratici si trincerano dietro posizioni che sembrano inconciliabili tra loro, e a pagarne le conseguenze sono numerosi settori pubblici e servizi amministrativi. Mentre circa due milioni di dipendenti federali stanno già scontando gli effetti del congedo non retribuito (a pagare un conto ancora più alto, gli insegnanti di sostegno, che nelle ultime ore hanno subìto licenziamenti di massa da parte del Ministero dell’Istruzione), il congelamento delle risorse ha costretto alla chiusura temporanea parchi nazionali (chi resta operativo, come il parco delle Rocky Mountains, fa affidamento su volontari) e musei, già ampiamente penalizzati dai tagli “punitivi” imposti da Trump nei mesi scorsi.
I musei e le istituzioni culturali colpiti dallo shutdown dell’autunno 2025
A Washington si registra la situazione più critica. Dopo la chiusura della National Gallery of Art, che ha fermato le sue attività da quasi due settimane, anche il circuito della Smithsonian – nel mirino del Presidente per la sua condotta troppo inclusiva – con i suoi 21 musei, è ora costretto ad alzare bandiera bianca, dopo aver utilizzato tutte le risorse interne per cercare di evitare il blocco delle attività. Così la National Portrait Gallery ha già rinviato l’inaugurazione di una mostra prevista per il prossimo 18 ottobre, mentre incerto è il futuro del progetto dedicato a Grandma Moses che dovrebbe aprire alla fine del mese allo Smithsonian American Art Museum. Come effetto dello shutdown del circuito, sono attualmente chiusi fino a data da destinarsi anche l’Air and Space Museum, Il National Museum of Natural History, il National Zoo e il National Museum of African American History and Culture. Nella capitale federale degli Stati Uniti sono fermi anche alcuni dei principali siti turistici: la Library of Congress, il National Arboretum e il National Archives Museum; sospesi i tour al Campidoglio e al Pentagono. A Philadelphia, nel frattempo, sono già chiusi al pubblico da giorni il Liberty Bell Center, l’Independence Hall e il Benjamin Franklin Museum. Mentre non risentono del congelamento delle casse federali musei come il Metropolitan e il MoMa di New York, che contano principalmente su finanziamenti privati (a differenza della Smithsonian, sovvenzionata per oltre il 60% delle spese complessive dal governo).
Quanto durerà lo shutdown?
Nella storia degli Stati Uniti, lo shutdown più lungo si è protratto per poco più di un mese (proprio durante il primo mandato di Trump, per la richiesta di fondi extra da destinare alla costruzione del muro tra Messico e Usa), limitandosi in media a qualche settimana. Ma lo speaker repubblicano della Camera, Mike Johnson, ha recentemente adombrato l’idea che lo stallo in corso possa battere ogni record, principalmente per la difficoltà di trovare un accordo sui tagli all’assistenza sanitaria e sull’Affordable Care Act varato da Obama nel 2010.
Livia Montagnoli
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