
Ha inaugurato in occasione della Milano Digital Week 2025 e del City Digital Skin Art festival, promosso dalla China Academy of Art e fondato e diretto da Yuelai Ruan, la grande mostra Memory Coexistence al MEET Digital Culture Center di Milano. Lanciata dalla prima tappa del tour di proiezione di 15 opere di video art selezionate tramite call – tenutasi nella Galleria delle Carrozze della Stazione Centrale a inizio ottobre -, la mostra consiste in una una riflessione sul ruolo della memoria come esperienza umana universale, intima e diffusa.






La mostra Memory Coexistence al MEET di Milano
“Il punto centrale è la relazione tra esseri umani e memoria, tra città e spazi pubblici”, spiega Yuelai Ruan. “Umanità, arte e memoria, non solo del passato, ma anche del presente. Una riflessione sul futuro”. Quella aperta al MEET fino al 2 novembre è una selezione di opere che vuole permettere ai visitatori un’esperienza di fruizione di videoarte che permetta di comprendere cos’è l’arte pubblica dei nuovi media, la sua dimensione totalizzante e l’immediatezza del messaggio, che è destinato agli spazi urbani, ai luoghi di passaggio e di transizione. Curata da Yuelai Ruan, Maria Grazia Mattei, Dominique Moulon e Susa Pop, la mostra sposta quindi la ricerca all’interno dello spazio museale, creando un dialogo tra l’ambiente pubblico e quello istituzionale. Il progettomette in scena un nucleo significativo di opere: 21, provenienti da collettivi e artisti individuali, alle quali si aggiungono i 15 lavori vincitori della open call 2025 del CDSA.

“Memory Coexistence”. Il rapporto tra uomo e natura e tra tecnologia e patrimonio culturale
Il grande numero delle opere e la sua varietà di contenuti e media utilizzati – installazioni immersive, Realtà Virtuale e Extended Reality – contribuisce a dare la sensazione di poter sperimentare un immaginario comune grazie agli strumenti tecnologici. Quattro le sezioni: “La memoria dei sensi e del corpo”, “La memoria intelligente della natura”, “Costruzione della memoria storica e culturale” ed “Emozioni collettive”.
Molti lavori spingono il visitatore ad interessanti riflessioni, come “Like a Flower” di Chen Can Rong, Ruan Yuelai e DigitalFun: ritratti degli Anni ’60 e ’70, che ricreano gli standard di bellezza dell’epoca. Mostrano come la fotografia abbia sostituito la realtà come riferimento estetico e il rapporto che sussiste tra immagine e identità reale: la tecnica di colorazione artificiale rivela come le foto non solo documentino, ma influenzino la percezione collettiva della bellezza e dei valori sociali. “L’arte e la creatività ci permettono di guardare lontano”, commenta Maria Grazia Mattei. “Spesso gli artisti anticipano evoluzioni e comportamenti che poi diventano mainstream nella nostra società. L’importanza della memoria, che sta diventando un fattore antropologico fortissimo, perché la memoria è alla base dei dati, l’IA si nutre delle nostre memorie e porta avanti un’evoluzione che noi speriamo di controllare. Chi porta avanti lo sguardo e ci dice cosa sta succedendo? In primo luogo gli artisti”.
Il rapporto tra tecnologia e cultura al MEET Center di Milano
Nell’opera-performance Confluence di Yang Xue Ningl’artista intreccia lucchetti nei capelli, un rituale per dissolvere i confini tra sé e il mondo esterno, ispirato alla tradizione cinese del Capodanno lunare, quando gli anziani parlano di anni sfortunati e le persone si proteggono con fili rossi e amuleti. La performance esplora il modo in cui proiettiamo le emozioni sugli oggetti, infondendo loro un’essenza spirituale. “Per me al centro c’è la memoria, cosa la definisce” spiega Yuelai Ruan. “Ci sono quattro parti, tra cui la memoria del corpo. La giovane artista della performance usa il corpo per affrontare il tema della memoria, attraverso mondi diversi, l’Est e l’Ovest. Ma parliamo anche della memoria del patrimonio culturale, della tecnologia e della natura. Credo sia l’aspetto interessante: alcuni elementi, pixel delle immagini, ti permettono di ricordare. E ciò non è diverso per le differenti culture, ma un aspetto comune della mentalità umana. La memoria è qualcosa di molto vasto, ma affascinante. Cercare di trovare i punti in comune. Continueremo nei prossimi anni”.
Una delle tematiche più interessanti è il rapporto tra la tecnologia e il patrimonio culturale: in Dancingwith the Cosmos di Lu Ying Ying un braccio meccanico danza con un drago dorato, simboleggiando l’unione tra tecnologia e cultura antica, in cui l’integrazione può attivare nuove forze; Luminous Icons: Echoes in the Sacred Grottoes di Yu Zhen e Team è un’esperienza immersiva che utilizza arte digitale e tecnologia di simulazione digitale AI per proteggere e tramandare il patrimonio culturale. Un ponte che connette passato e presente, attraverso l’innovazione tecnologica; Clear and Distant View of Streams and Mountains di Chuang Qiao è un esperimento che esplora la “trascendenza eterea” della pittura paesaggistica della dinastia Song meridionale, interpretando il dialogo e l’amicizia duratura tra antiche civiltà cinese e italiana; mentre Landscape Theater di Lee Lee Namporta nuova luce ai dipinti classici, che nel tempo hanno perso la loro brillantezza originaria. Utilizzando la tecnologia, persegue l’ideale della pittura orientale, dove lo spirito originario dell’opera si trasforma in linguaggio moderno, che comunica messaggi senza tempo. L’obiettivo dell’artista è promuovere la democrazia culturale, rendendo l’arte accessibile a tutti e liberando, grazie alla tecnologia, le opere dalle limitazioni delle istituzioni tradizionali. “Lee Lee Namè attualmente il top digital artist a Salisbury”, commenta Yuelai Ruan, “ma ci sono anche artisti molto giovani, non importa l’età. Portarli insieme, connetterli, trovare il punto in comune. Quello che facciamo è un modo tutto nuovo di indagare la relazione dell’arte con l’evniroment e la cultura locale. Abbiamo scelto Milano come prima tappa perché la relazione della Cina con l’Italia e con Milano è molto forte. Credo sia un ottimo ed interessante punto di partenza per presentare alle persone questo tema”.Infine The Bloom of Mei Lanfang di Wang Shuai e Xu Xiao Hua integra arte digitale e spettacolo dell’Opera di Pechino creando un ponte generazionale che permetta di apprezzare la raffinatezza dell’arte operistica classica.

Il tema del rapporto tra umanità e natura al MEET di Milano
Altro tema attualissimo è il rapporto tra umanità e natura, presente in varie opere, tra cui Tracing AI di Léo Sallanon, in cui architetture digitali sono lasciate al degrado e invase dalla vegetazione, esplorando il confine sottile tra realtà digitale e materiale e la transizione dall’IA alla materia fisica: l’uso di un plotter a penna permette di materializzare le creazioni derivate dall’intelligenza artificiale in forma tangibile. Virtual Nature Study di Zheng Hai Yu e ZorkArt è un esperimento che sfida le visioni antropocentriche, evocando una coesistenza armoniosa tra attività umane ed ecosistemi naturali e immaginando un futuro basato su una relazione con la natura fondata sul rispetto piuttosto che sul dominio. Landscape: Verdant Southland di Gao Shiqiang e Team trasforma la filosofia di Zhuangzi e il Qiwu (“La natura e io siamo nati insieme; tutte le cose e io siamo una cosa sola”) in linguaggio estetico, esplorando la possibilità di esistere senza ego: il paesaggio diventa elemento tangibile e simbolico, dove mente e mondo materiale si fondono. Unbounded: Future Garden di Wang Fengpropone l’eliminazione della linea di demarcazione tra persone e piante: in questo “giardino del futuro”, piante ed esseri umani si uniscono in una relazione simbiotica, una visione alternativa del futuro dove la tecnologia facilita l’integrazione, suggerendo nuove possibilità di convivenza sostenibile. Return of the South di Luo Bao Quanprende spunto dal fenomeno meteorologico del “ritorno del vento del sud” nella Cina meridionale e utilizza lo spazio immersivo per far sì che il corpo si fonda con la natura: l’installazione trasforma dati meteorologici in esperienza sensoriale, permettendo ai visitatori di percepire intimamente i ritmi naturali e i cambiamenti atmosferici attraverso tecnologia immersiva. Infine Coexistence & World-Creation – Forest Shadows · The Whisper of Trees di DAI Yanliang e H1H Artfonde natura, essenza della filosofia zen cinese e immagini generate dall’AIGC. I monumentali alberi in movimento sono proiezioni generate dalla fusione tra modellazione computazionale e intelligenza artificiale, rappresentando la presenza di entità senzienti.

L’importanza della memoria in un’era dominata dalla tecnologia
Il tema della memoria è vistocome uno dei capisaldi antropologici dell’era tecnologica. La memoria ha una dimensione molto privata, intima, ma è anche un set universale. Tra le opere che riflettono su questo tema spiccano: Coexistence of Memories: The Art of Interaction between Biological Memory and Digital Memory di Wu Jian Bin e Spinor– che esplora la coesistenza tra memoria umana e digitale, attraverso dispositivi di induzione elettroencefalografica: più spettatori partecipano più l’opera si evolve, formando una rete di memoria in crescita dinamica –; Echoes, Whispers and Memories di Mark Chavez, Ina Conradi e Media Art Nexus – che esplora la stratificazione della memoria collettiva, invitando a riflettere sulla natura effimera ma persistente dei ricordi condivisi creando narrazioni comuni che definiscono identità culturali –; e METAMORPH di MP studio, ispirato a La metamorfosi di Franz Kafka, che presenta una visione distopica dell’essere umano che si è risvegliato oltre l’orizzonte conosciuto.
C’è un dialogo fra tutti i lavori dei collettivi e degli artisti internazionali coinvolti. Una conversazione che riguarda ciò che condividiamo in quanto esseri umani, al netto dei background culturali e psicologici. Non importa il dato anagrafico né quello geografico: Memory Coexistence è il tracciato di un’unica voce universale, quella umana. La tecnologia e i new media sono gli strumenti che consentono di darle vita come mai prima.
Giulia Bianco
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