Alla Mostra del Cinema di Venezia i brand fanno a gara per anticipare i debutti dei direttori creativi

Debutti couture e look memorabili trasformano la manifestazione cinematografica in passerella globale: da Dior a Versace e Chanel, il cinema riscrive i confini tra sfilata e red carpet

L’edizione 2025 della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ha aperto un dibattito che va oltre i riflettori: siamo forse di fronte a una trasformazione radicale nel modo di concepire le presentazioni di moda? Se un tempo si attendevano le fashion week di Milano o Parigi per scoprire le novità, oggi i brand sembrano preferire la cornice cinematografica, che unisce estetica, narrazione e visibilità globale. Da sempre, il tappeto rosso della Laguna è uno spazio di incontro tra glamour e cultura, dove gli abiti diventano strumenti di narrazione tanto quanto le pellicole. E se nel Novecento la formula del divismo ha imposto l’immagine delle star come icona, oggi il rapporto tra cinema e moda assume nuove sfumature. Non si tratta più soltanto di vestiti indossati per incorniciare un evento, ma di atti creativi che si rivelano prima ancora che le luci della fashion week si accendano. Venezia, in questa edizione, ha mostrato come il red carpet possa trasformarsi in un’inedita passerella, capace di far parlare di sé quanto e più dei film in concorso.

Il ruolo dello styling sul red carpet di Venezia 2025

La magia del red carpet non si esaurisce nell’abito scelto, ma si costruisce attraverso lo styling, un linguaggio a sé stante che unisce cinema e moda. Ogni dettaglio, dal taglio del vestito al modo in cui viene indossato, fino alla scelta di gioielli, scarpe e acconciatura, diventa parte di una narrazione visiva che immortala la star e, di conseguenza, il brand che rappresenta. Non è un caso che gli stylist, figure un tempo dietro le quinte, siano oggi considerati veri direttori creativi delle immagini che circolano globalmente. Sul tappeto rosso di Venezia, un abito non è mai solo un abito: è il manifesto di una maison, il biglietto da visita di un designer, ma anche un modo per orientare il dibattito culturale. È così che la Biennale si trasforma in un palcoscenico di anteprime estetiche, dove la moda non accompagna il cinema ma lo affianca, fino a prendersi una parte della scena.

Tre debutti moda alla Biennale Cinema di Venezia 2025

Infatti, la Mostra del Cinema di Venezia 2025 ha visto tre debutti capaci di riscrivere le regole del rapporto tra moda e red carpet. Non semplici uscite, ma presentazioni in grande stile che hanno catturato l’attenzione del pubblico internazionale, inaugurando una nuova era per Dior, Versace e Chanel. Ad aprire le danze è stato Jonathan Anderson, che ha scelto Alba Rohrwacher come interprete della sua prima Haute Couture per Dior. L’attrice ha calcato il red carpet con un abito in crêpe blu, drappeggiato e plissettato, che evocava i costumi aristocratici del Settecento. Un’immagine sospesa tra passato e presente, che ha riportato alla mente l’idea di una femminilità colta e sofisticata, confermando la volontà di Anderson di recuperare il linguaggio della couture come strumento narrativo, e non solo come esercizio stilistico. A seguire, Dario Vitale ha sorpreso con il suo debutto per Versace. Invece di attendere la passerella di Milano, il designer ha preferito la cornice di Venezia per svelare la sua visione. La protagonista è stata Julia Roberts, icona di eleganza senza tempo, che ha indossato un look inaspettatamente essenziale: giacca sartoriale di lana blu, camicia a righe e jeans. Una scelta che ha diviso la critica per il suo minimalismo, ma che ha avuto il merito di ridefinire i codici della maison della Medusa, legandola a un’idea di quotidianità lussuosa e senza eccessi. Infine, l’apparizione di Tilda Swinton ha acceso i riflettori su Chanel. Nonostante non vi sia stata conferma ufficiale, il suo outfit portava la firma inconfondibile di Matthieu Blazy. Una blusa in crêpe di seta bianca, con fiocco e polsini arricciati, abbinata a una gonna in mikado nero. Tre debutti, tre attrici e tre visioni.

Il caso Versace alla Biennale Cinema di Venezia 2025

Eppure, il vero caso di stile è nato intorno al look Versace by Dario Vitale, indossato da Julia Roberts e, poche ore dopo, da Amanda Seyfried. L’apparente ripetizione ha fatto discutere, ma la spiegazione della stylist ha trasformato la vicenda in un piccolo manifesto di solidarietà femminile. Dopo aver visto Roberts in quell’outfit minimalista, Seyfried avrebbe espresso il desiderio di indossarlo a sua volta, ricevendo in prestito lo stesso completo. Un gesto che, in un mondo abituato all’idea di esclusività assoluta, ha ribaltato le regole: un abito può appartenere a più di una star, può circolare, può raccontare valori di generosità e sostenibilità. Così, quello che era stato criticato come un look troppo minimale è diventato un simbolo culturale, dimostrando che la forza del red carpet non risiede solo nell’abito in sé, ma nelle storie e nei significati che riesce a veicolare. Venezia 2025, da questo punto di vista, ha offerto una lezione preziosa: la moda, quando si intreccia con il cinema, diventa racconto, gesto e riflessione.

Erika del Prete

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Erika del Prete

Erika del Prete

Appassionata d'arte in ogni sua forma e amante dell'estetica. Laureata in Design della Moda, con tesi in Styling, collabora con diverse riviste su temi quali Fashion, Lifestyle, Cinema e Musica. Affascinata dal vintage e dalle storie di ogni singolo, si…

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