Maliziosa e malinconica. La pittrice Jenna Gribbon è in mostra da MASSIMODECARLO a Milano

Nudi, sovrapposizioni di piani e pennellate scomposte: la pittura dell’americana Jenna Gribbon è estremamente contemporanea, e va in mostra negli spazi milanesi della galleria MASSIMODECARLO

Che cosa significa oggi, per un artista che si ostini a praticare la pittura, essere contemporaneo? I dipinti di Jenna Gribbon (Knoxville, 1978), ora in mostra alla sede milanese di MASSIMODECARLO, potrebbero essere presi come un esempio paradigmatico delle sorti di questa pratica millenaria nell’epoca dei social. 

Jenna Gribbon, Rainbows in shadows, installation view at MASSIMODECARLO, Milano, 2025. Courtesy of the artist and MASSIMODECARLO.
Jenna Gribbon, Rainbows in shadows, installation view at MASSIMODECARLO, Milano, 2025. Courtesy of the artist and MASSIMODECARLO.

La pratica pittorica di Jenna Gribbon

Notiamo intanto come in questi ultimi tempi la pittura abbia la smania di recuperare la sua vena documentaria, assertiva e comunicatrice di messaggi, per cui la forma, la tecnica e lo stile restano in balia dell’ansia di stare al passo con i tempi e di trasfondere in un empireo nobilitato dalla tradizione la palude dell’immaginario mediatico, digitale, virale. La critica stessa, il linguaggio esegetico, si interscambia i ruoli con i commenti ai meme, ai post e alle istantanee internettiane. Con la differenza che questi riferimenti e apprezzamenti, invece di riferirsi all’effimero frullato di immagini che la tecnologia ci riversa a ondate inarrestabili, si stabilizzano in una sfera più solida e ambiziosa. Fare le facce davanti all’obiettivo del telefonino non si differenzia molto dalle espressioni che può assumere un modello in posa per un ritratto, ed è un atteggiamento che può essere tranquillamente nobilitato da una lettura che si richiami alle antiche teorie delle passioni e delle analisi fisiognomiche.

Speranza e malinconia nei dipinti di Jenna Gribbon

Jenna Gribbon è una di quelle figure del panorama artistico contemporaneo in grado trasferire i fuggevoli umori che scorrono senza lasciare traccia nell’universo digitale negli stampi di una pratica antica e illustre. Essa assomma tutte le qualità che mettono d’accordo i critici di oggi, è impeccabile nella sua tecnica, accattivante nelle atmosfere che suscita, accorta nel trasmetterci visioni di sereno menage familiare permeate di un bon ton in salsa queer e non possiamo che plaudire al suo modo di spalmare virtuosismi memori di pittura settecentesca per evocare luministiche (e illuminate) eleganze di interni newyorkesi. Increspature di labbra e stiramenti di sopracciglia dosano umori speranzosi e malinconici, costruiscono un mood domestico e crepuscolare, intimo ed empatico.

La mostra di Jenna Gribbon da MASSIMODECARLO

Il focus della visione è calamitato da un cocktail di espressioni rannuvolate e trasalimenti gioiosi, sorpresi da crude accensioni di lampade (Me and my Celestial Clamp Light, 2025) o rischiarati e ovattati da fiamme di candela (Full Spectrum Shadows, 2025). La composizione di questi dipinti obbedisce a una calibrata malizia, assestandosi intorno a un centro spesso occupato da seni femminili dai capezzoli color lampone, come in Prismatic Rituals (2025). Più sommessi e silenti, altri piccoli dipinti si concentrano sugli effetti di luce sul pelame di un cane (Sylvia and Light in our Corner, 2025) o sulla piumosa consistenza di un mazzo di fiori (Is it the Brighteness or the Darkness that Draws You in?, 2025). Il titolo della mostra, Rainbows in Shadows, ci invita a cogliere un iridescente barlume di ottimismo nelle penombre esistenziali della quotidianità, proponendoci un modus vivendi condito da una disincantata vena epicurea e individuando, forse, anche un sopravvivente raggio di giovinezza e speranza nel desolato panorama di un Occidente al tramonto.

Alberto Mugnaini

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Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini, storico dell’arte e artista, si è laureato e ha conseguito il Dottorato di Ricerca all’Università di Pisa. Dal 1994 al 1999 ha vissuto a New York, dove è stato tra i fondatori del laboratorio di design “New York…

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