Ecco 7 mostre da vedere a Vienna nella primavera 2025 (e apre un nuovo museo in città) 

Da Arcimboldo all’Espressionismo tedesco e austriaco, il dialogo tra Matthew Wong e Vincent Van Gogh, gli scatti di Francesca Woodman. E finalmente l’apertura di Foto Arsenal, un museo tutto dedicato alla fotografia

In questa primavera 2025 a Vienna sono tante le mostre da visitare. I due importanti cambi alla direzione dei musei di Vienna, al Kunsthistorisches Museum e all’Albertina all’inizio dell’anno, puntano a una maggiore partecipazione dei visitatori, con una particolare attenzione ai bambini declinata in percorsi e apparati espositivi a loro dedicati. L’Albertina propone tantissime mostre, ne abbiamo selezionate alcune, e abbiamo visitato anche il nuovissimo museo per la fotografia Foto Arsenal Wien

Giorgia Losio 

Arcimboldo – Bassano – Bruegel. Nature's Time, installation view at Kunsthistorisches Museum, Vienna, 2025
Arcimboldo – Bassano – Bruegel. Nature’s Time, installation view at Kunsthistorisches Museum, Vienna, 2025

Tempo e natura secondo Arcimboldo, i Bassano e Bruegel 

Tempo e natura sono i due temi esistenziali al centro della grande mostra primaverile del Kunsthistorisches Museum. Tutti gli artisti in mostra hanno trattato le quattro stagioni in modi molto diversi. Mentre Arcimboldo (Milano, 1527 – 1593) crea volti umani a partire da elementi della natura, Bruegel (Breda, 1525/1530 ca – Bruxelles, 1569) pone al centro di paesaggi simulati una miriade di personaggi intenti alle loro attività quotidiane legate alle differenti stagioni. Jacopo Bassano (Bassano del Grappa, 1510-1592) unisce nei suoi dipinti stagionali temi agricoli e biblici, secondo uno stile molto apprezzato dai committenti dell’epoca, ovvero l’aristocrazia veneziana. Gli originali ritratti di Arcimboldo, realizzati durante la sua permanenza presso la corte di Massimiliano II d’Asburgo, sono delle minuziose riflessioni sulla natura, in cui i singoli componenti creano un insieme antropomorfo, a tratti grottesco. Famose le sue rappresentazioni delle stagioni, a cui aggiunse anche la serie dei Quattro Elementi. Come si legge nel ricco catalogo, secondo gli autori antichi gli elementi con le loro proprietà, rappresentavano da un lato le stagioni, dall’altro le inclinazioni umane. Nelle opere sul tema, Arcimboldo rafforzò il legame iconografico con la Casa d’Asburgo aumentando il numero di riferimenti visivi alla dinastia imperiale. Quando dadaisti e surrealisti riscoprirono Arcimboldo, negli anni ’30, lo considerarono un loro precursore. Oskar Kokoschka, nella prima monografia moderna su Arcimboldo, lo descrisse come il “patriarca del Surrealismo” sottolineando che i suoi ritratti “consistono in una confusione di cose” che avrebbero potuto essere riunite da una “coincidenza insignificante“. Anche se in verità, come sottolinea Sylvia Ferino-Pagner nel saggio in catalogo, le opere di Arcimboldo partono da una precisa rappresentazione della natura e hanno specifici livelli di significato. La mostra presenta anche molte opere della dinastia Bassano, dal cui studio nasce l’idea stessa del percorso espositivo. Esposti, inoltre, oggetti dell’epoca, come globi, arazzi, stampe e ceramiche, nonché opere di altri maestri del Rinascimento. 

Vienna // fino al 29 giugno 
Arcimboldo – Bassano – Bruegel 
Nature’s Time 
Kunsthistorisches Museum 

Egon Schiele, Autoritratto con gilet di pavone, 1911
Egon Schiele, Autoritratto con gilet di pavone, 1911

Quando Schiele incontra Nosferatu 

Alla Heidi Horten Collection la mostra temporanea analizza da un punto di vista originale le sperimentazioni espressioniste, mettendo a confronto Germania e Austria e inserendo il cinema ai suoi albori. Il percorso espositivo è ricco di opere della collezione di Heidi Horten, in particolare rappresentative dell’Espressionismo tedesco, tra cui spiccano i nomi di Ernst Ludwig Kirchner, Emil Nolde e Max Pechstein, in dialogo con opere dell’Espressionismo austriaco di Oskar Kokoschka, Max Oppenheimer, Egon Schiele e numerosi altri.  Un confronto da cui emergono differenze e parallelismi. Interessante poi l’utilizzo del cinema come “ponte” tra le due nazioni, che in queste prime sperimentali produzioni vede coinvolti registi, scenografi e attori austriaci e tedeschi. Il cinema muto viene illustrato con manifesti, fotogrammi ed estratti di classici come Il gabinetto del dottor Caligari e Nosferatu, ma anche attraverso film meno noti al grande pubblico come Genuine e La morte stanca. In calendario anche un interessante programma di approfondimento: a luglio, per esempio, si potrà assistere alla prima proiezione completa di Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau con l’accompagnamento dal vivo di Hugo Max alla viola. Come sottolinea la direttrice e curatrice Agnes Husslein-Arco: “La mostra, dedicata allo spirito di una generazione audace, mette in evidenza le influenze reciproche tra pittura, film e fotografia, permettendoci di rivivere le emozioni e il desiderio di una nuova arte autentica.  Spero che il desiderio condiviso da molti artisti espressionisti di non limitarsi ad affascinare ma di emozionare lo spettatore possa essere percepito anche nel nostro museo”. L’immaginario espressivo e distopico degli inizi del Novecento è quanto mai attuale, forte è ancora la sua presenza nella fotografia, nella moda e nel cinema horror e di fantascienza.  

Vienna // fino al 30 agosto 
Experiment Expressionismus – Schiele meets Nosferatu 
Heidi Horten Collection 

Albrecht Dürer, Betende Hände, 1508 © Albertina, Vienna
Albrecht Dürer, Betende Hände, 1508 © Albertina, Vienna

Il colore nei disegni di Leonardo e Dürer 

La mostra dell’Albertina si concentra sullo sviluppo e l’utilizzo della carta colorata nel Rinascimento che, collocandosi all’incrocio tra pittura, scultura e tecniche artigianali, si rivela un ampio campo di sperimentazione per gli artisti. Come sottolinea il direttore generale Ralph Gleis: “La mostra fa luce sullo sviluppo della tecnica del disegno chiaroscurale su carta colorata, un’arte che raggiunse il suo apice con Leonardo al Sud e Dürer al Nord delle Alpi, con opere iconiche come le Mani oranti. Nel Rinascimento gli artisti hanno avuto l’idea di preparare la carta o di usare carta già colorata per lavorare con virtuosismo il chiaroscuro. Questo ha aperto la strada a possibilità scultoree ed esperienze estetiche nuove per gli artisti e il loro pubblico, come dimostriamo in questa notevole raccolta di quasi 150 opere”. In Italia, la tecnica del chiaroscuro è stata utilizzata fin dal primo Trecento per i disegni a colori di preparazione per i dipinti. Lungo il percorso espositivo è possibile seguire gli sviluppi della tecnica, come i disegni di Leonardo da Vinci (Anchiano, 1452 – Amboise, 1519), in gesso rosso su carta preparata in rosso; artista che probabilmente fu il primo a utilizzare questa tecnica. La pratica del rosso su rosso non solo ebbe un’influenza duratura su artisti della cerchia di Leonardo ma ispirò anche altri pittori come Francesco Primaticcio e Giovanni Ambrogio Figino. La collezione di grafiche dell’Albertina è vastissima, ma per questa mostra si è avvalsa anche dei preziosi contributi da importanti musei come il Louvre e la collezione reale di Carlo III d’Inghilterra. Oltre ad opere di Leonardo e Dürer, l’esposizione presenta lavori di Raffaello, Tiziano, Albrecht Altdorfer, Hans Holbein il Vecchio e altri importanti maestri del Rinascimento.  

Vienna // fino al 9 giugno 
Leonardo – Dürer Renaissance Master Drawings on Colored Ground 
Albertina  

Matthew Wong, Coming of age, landscape, 2018. Private collection, credits Wong Foundation, Bildrecht Wien
Matthew Wong, Coming of age, landscape, 2018. Private collection, credits Wong Foundation, Bildrecht Wien

    I paesaggi malinconici di Matthew Wong in dialogo con Van Gogh 

    L’Albertina presenta anche la più grande mostra in Austria sull’artista canadese Matthew Wong (Canada, 1984-2019) in dialogo con Vincent van Gogh (Paesi Bassi, 1853 – Auvers-sur-Oise, 1890). Genio olandese con cui condivide una fascinazione per il paesaggio e il legame tra mondo interiore ed esteriore, una profonda malinconia e l’isolamento. Entrambi erano autodidatti, soffrivano di malattie mentali e cercavano pace e tranquillità lontano dalle metropoli – Wong a Edmonton in Canada, van Gogh ad Arles, in Francia. Wong ha assorbito l’intera storia dell’arte fino ai contemporanei come una spugna. La sua preferenza per paesaggi immaginari, interni e l’intreccio tra spazi interni ed esterni, riflette il bisogno di esprimere le sue emozioni. L’identificazione di Wong con la vita e le opere di Van Gogh, la consapevolezza di provare gli stessi sentimenti, gli erano conforto. Lo stesso artista sostenne: “Vedo me stesso in lui” ovvero “l’impossibilità di appartenere a questo mondo”. In entrambi la malinconia si concretizza in paesaggi atmosferici, a volte riflessi nel buio con colori cupi, altre volte bilanciati da tonalità vivaci. Wong divenne noto solo poco prima del suo tragico suicidio nel 2019. Il suo dipinto River at Dusk del 2018 è stato venduto per 6,66 milioni di dollari da Sotheby’s a Hong Kong nel 2023. 

    Vienna // fino al 19 giugno 
    Matthew Wong – Vincent van Gogh 
    Painting as a Last Resort  
    Albertina 

    Francesca Woodman, Untitled, 1978, courtesy Woodman Family Foundation
    Francesca Woodman, Untitled, 1978, courtesy Woodman Family Foundation

    Lo sguardo inquieto di Francesca Woodman 

    La cospicua collezione della compagnia austriaca di energia Verbund ha dato vita a questa retrospettiva che presenta un’ottantina di scatti di Francesca Woodman (Usa 1958-1981). La maggior parte delle fotografie sono di formato quadrato, in bianco e nero, scattate con una macchina fotografica di medio formato. L’esplorazione dell’artista non si limita a ciò che la circonda, ma diventa una profonda ricerca introspettiva. Crea un mondo in cui riunisce cose che normalmente non vanno insieme, disponendole, combinandole e collegandole, unendole in un tutto. La Woodman equilibra movimento e immobilità, assapora rapidità e lentezza e si immerge nella posa e nella danza. Il suo corpo emerge in interni spesso desolati, come fabbriche abbandonate, in un modo sorprendentemente non convenzionale. Come afferma il direttore Ralph Gleis: “Con la prima mostra completa di Francesca Woodman in Austria, il Museo Albertina rende omaggio a una delle fotografe più influenti del XX secolo. In soli nove anni, Woodman ha creato un corpus di opere rivoluzionario: le sue rappresentazioni inquietanti la rendono non solo il motivo centrale, ma anche il mezzo della sua arte. Attraverso l’uso mirato di specchi, essa espande la visione di sé stessa e apre nuove, misteriose prospettive. Il gioco di luci e ombre rappresenta in modo impressionante la transitorietà e fragilità della vita”.

    Vienna // fino al 6 luglio 
    Francesca Woodman 
    Works from the VERBUND COLLECTION, Vienna 
    Albertina 

    Nam June Paik, Duet Memory, 1995. Albertina, Essl collection. Credits Nam June Paik Estate. Photo Lisa Rastl
    Nam June Paik, Duet Memory, 1995. Albertina, Essl collection. Credits Nam June Paik Estate. Photo Lisa Rastl

    De Sculptura 

    La nuova sede dell’Albertina a Klosterneuburg, ex- Museo Essl, festeggia il suo primo compleanno e punta i riflettori sulla scultura. Ci si interroga sull’importanza delle arti plastiche nell’arte contemporanea e troviamo anche sculture “morbide”, come quelle lavorate a maglia dall’artista austriaca Claudia Märzendorfer e la grande installazione Gonflés – dégonflés, dell’artista francese Annette Messager, dove gli organi del corpo respirano, si espandono e si contraggono in leggeri palloncini di seta, per poi collassare di nuovo poco dopo. Tante le produzioni e gli orientamenti in mostra; la scultura invade i vasti spazi del museo con il suo potenziale plastico in molteplici materiali, dall’alluminio, al cemento, dalla cartapesta ad oggetti trovati, testimoniando la diversità contemporanea di questo genere. Non mancano anche i media classici come pittura, disegno e installazioni multimediali, per riflettere su come le differenti forme artistiche siano in perpetuo dialogo tra di loro. Troviamo anche una piccola sala della musica dove il pianoforte di Fritz Panzer, modellato in fil di ferro, un pianoforte a coda al quale si è seduto l’artista Nam June Paik, in loop in molteplici schermi, e un’installazione con tastiera di Dieter Roth, sono disposti pronti per un concerto. Una sezione della mostra è consacrata alla pittrice Martha Jungwirth per festeggiare il suo 85° compleanno. La mostra è concepita per una fruizione divertente e invita bambini, e in generale un pubblico giovane, a scoprire le opere d’arte attraverso programmi speciali, soprattutto in estate, complici le scuole chiuse.  

    Klosterneuburg // fino al 16 novembre 
    De Sculptura 
    Albertina Klosterneuburg 

    Martin Parr, MEXICO
    Martin Parr, MEXICO

    Magnum. A World of Photography  

    Anche Vienna finalmente ha un centro espositivo permanente per la fotografia: Foto Arsenal Wien. Inaugurato lo scorso marzo nell’edificio 19, al centro del vasto parco dell’Arsenale, nelle immediate vicinanze degli edifici che ospitano i palcoscenici di prova del Burgtheater e dell’Opera di Stato di Vienna, del Museo di Storia Militare e a pochi minuti dal Belvedere 21. Questa concentrazione di luoghi di cultura fa già parlare di un nuovo polo culturale per la città. 
    Con circa 1.000 metri quadrati di spazio espositivo, Foto Arsenale presenta l’intero spettro del mezzo fotografico con la programmazione di una dozzina di mostre all’anno, una combinazione di giovani talenti, posizioni poco conosciute e artisti di fama internazionale. 
    La mostra inaugurale presenta oltre 300 fotografie e oggetti provenienti da sette decenni di storia della famosa agenzia fotografica Magnum. L’archivio racconta diversi momenti storici attraverso scatti emozionanti, come reportage sulla Seconda Guerra Mondiale, personaggi famosi come Che Guevara, Muhammad Ali e Malcolm X, scatti nella metropolitana di New York o ritratti della casa reale britannica. Una sezione specifica della mostra descrive come funziona una camera oscura. L’ultimo capitolo della esposizione riflette su come le pratiche fotografiche contemporanee rimangono a stretto contatto con il materiale cinematografico analogico, le strategie la narrazione e il reportage fotografico tradizionale. 

    Vienna // fino al 1 giugno 
    Magnum. A World of Photography  
    Foto Arsenal Wien 

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    Giorgia Losio

    Giorgia Losio

    Giorgia Losio, nata a Milano, è storica dell’arte e appassionata di design. Ha studiato storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzata in storia e critica dell’arte contemporanea all’Université Sorbonne Paris-IV e in museologia e museografia…

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