Cos’è il dandismo nero celebrato a New York e cosa c’entra il fotografo Daniele Tamagni
Il Metropolitan di New York celebra il black dandy come gesto politico ed estetico. Un percorso che riporta in primo piano l'opera pionieristica del fotografo italiano Daniele Tamagni, raccontata oggi da suo padre Giordano e da due nuove mostre

Uno stile nato nelle periferie urbane dell’Africa centrale che arriva al MET di New York come manifesto di resistenza estetica. Superfine: Tailoring Black Style è il tema del MET Gala 2025 che inaugura la mostra omonima curata dal Costume Institute. Uno scenario che richiama visioni estetiche complesse, radicate nella storia postcoloniale e trasformate in linguaggio contemporaneo. Tra le immagini che più hanno anticipato e ispirato questa riflessione, quelle di Daniele Tamagni (Milano, 1975 – 2017), fotografo italiano scomparso prematuramente che ha documentato per primo il fenomeno dei sapeur di Brazzaville. Per Artribune, grazie alla collaborazione con la Daniele Tamagni Foundation, una gallery esclusiva di immagini e contributi inediti.
La fotografia come linguaggio di resistenza: l’opera di Daniele Tamagni
Nel 2009, con Gentlemen of Bacongo, Tamagni ha costruito un progetto visivo destinato a ridefinire la fotografia di moda e documentaria. Le sue immagini hanno offerto al pubblico internazionale uno sguardo inedito sulla SAPE (Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes), movimento culturale nato in Congo. Un lavoro che ha trovato riconoscimento nei principali premi internazionali e ha ispirato moda, musica e arti visive. Attraverso uno sguardo rispettoso e partecipe, Tamagni ha trasformato l’estetica in narrazione politica: nei suoi scatti, ogni dettaglio sartoriale diventa simbolo di autodeterminazione. Come ha ricordato la photo editor e curatrice Chiara Bardelli Nonino nella monografia Style is Life, Tamagni non si limitava a fotografare: conosceva i suoi soggetti, ne raccoglieva storie e sogni, costruendo legami autentici.









Testimonianze inedite sul lavoro di Daniele Tamagni
“Daniele era attratto dalle controculture e dallo stile come linguaggio di libertà. Cercava sogni e identità prima ancora delle immagini”, racconta oggi suo padre Giordano Tamagni, promotore della Daniele Tamagni Foundation. “Gentlemen of Bacongo non è solo un libro fotografico, è un archivio culturale. Più di 20.000 copie vendute, traduzioni in più lingue e un impatto fortissimo su moda e pubblicità: da Paul Smith a Solange Knowles, fino alla campagna Guinness con i sapeur”.
Michael Hoppen, gallerista londinese che ha lanciato Tamagni nel 2009, ricorda: “Daniele sapeva rendersi invisibile per cogliere l’autenticità dei suoi soggetti. Le sue immagini sono attuali come allora. Riusciva a dirigere la loro performance senza mai imporsi, restando al tempo stesso partecipe e discreto”. Debora Willis, fotografa e docente alla New York University, sottolinea: “Tamagni ha mostrato che il personale è politico. Ha cercato visibilità dove nessuno guardava e ha trasformato lo stile in una forma di affermazione identitaria. Le sue fotografie sono un esempio di resistenza e libertà”.
MET Gala 2025: l’estetica sapeur al centro della scena internazionale
Il MET Gala 2025 ha acceso i riflettori su un fenomeno fino a ieri marginale nei circuiti ufficiali della moda. Ispirata al saggio Slaves to Fashion di Monica L. Miller, la mostra newyorkese (fino al 26 ottobre 2025) presenta capi storici dei sapeur accanto a pezzi d’alta moda contemporanea. In questa risonanza culturale, le fotografie di Tamagni, pur non ufficialmente in mostra, sono riconosciute come fondamentali. Il suo sguardo ha costruito un ponte tra moda, estetica postcoloniale e resistenza identitaria, contribuendo a definire una nuova genealogia visiva della moda afro-diasporica.
Le mostre 2025: Dakar e Trento raccontano Daniele Tamagni
Nel 2025 la Daniele Tamagni Foundation rilancia il progetto Style is Life con due importanti mostre: a Dakar e a Trento. A Dakar, dal 15 maggio, la mostra sarà ospitata al Musée Théodore Monod d’Art Africain e all’Istituto Italiano di Cultura. Il programma prevede inaugurazioni, tavole rotonde e workshop con fotografi e curatori africani come Aïda Muluneh, Adama Paris e Malick Welli. A Trento, presso la Galleria Civica del Mart, l’esposizione sarà curata da Gabriele Lorenzoni, con Bardelli Nonino e Muluneh, e resterà aperta fino al 6 luglio.

Daniele Tamagni Foundation: formazione, archivio e memoria
Oltre alle mostre, la fondazione promuove il Daniele Tamagni Grant, borsa di studio per giovani fotografi africani, già assegnata a quattro autori in collaborazione con il Market Photo Workshop di Johannesburg. L’iniziativa sostiene la produzione di progetti legati all’identità e al cambiamento sociale. Dal 2021 è attivo un archivio digitale, accessibile pubblicamente, che raccoglie tutto il lavoro di Tamagni, pubblicato e inedito. Una risorsa preziosa per ricercatori, curatori, studenti e giornalisti, oggi utilizzata anche in programmi formativi in scuole come lo IED e lo stesso Market Photo Workshop. Daniele Tamagni ha fatto della fotografia uno strumento di narrazione identitaria, dando volto e dignità a espressioni culturali troppo a lungo marginalizzate. Con le sue immagini, ha riscritto le regole della moda e del reportage. Oggi, il suo archivio è una risorsa viva, al centro di una riflessione internazionale su estetica, politica e memoria.
Alessia Caliendo
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