Francesca Woodman e Birgit Jürgenssen a Merano. Mai così vicine.

Kunst Meran/o Arte, Merano – fino al 20 settembre 2015. Quando il privato scopriva la sua dimensione politica. Quando gli autoscatti erano autoconsapevolezza sociale. Il corpo femminile era protagonista di un cambiamento politico e non solo identitario. E lasciava impronte perenni attraverso la fotografia, pur sapendo di dialogare con la sua natura transitoria.

DONNE E ARTISTE NEGLI ANNI ‘70
Sono gli autoritratti femminili il fulcro della doppia personale a Merano Arte. Tableaux vivants che diventano strumenti per un’autoconsapevolezza scevra da condizionamenti sociali. È l’avanguardia femminista degli Anni Settanta attraverso due protagoniste, una divenuta celebre attraverso i suoi scatti e la morte precoce, l’altra rimasta pressoché sconosciuta al di fuori del territorio nazionale, marginale come la condizione femminile svelata dai suoi lavori. Sono l’americana Francesca Woodman (Denver, 1958 – New York, 1981), morta suicida a soli 22 anni, e l’austriaca Birgit Jürgenssen (Vienna, 1949-2003).

AFFINITÀ E DIVERGENZE
Ad unirle non solo l’interesse per il Surrealismo, quello del teatro di Antonin Artaud, fatto di gesto, movimento, luce oltre che di parole, ma anche l’uso performativo della fotografia, la relazione tra corpo e spazio attraverso gli oggetti in esso presenti, l’interazione con il linguaggio come un qualsiasi altro materiale di scena.
Evidenti tuttavia le divergenze: più intimo il rapporto con la macchina fotografica e più poetico il lavoro della Woodman, maggiormente ironico quello della Jürgenssen, sperimentatrice di media differenti.
Il corpo della donna appare in entrambe luogo in cui il potere e i tabù sociali si manifestano o contraddicono la mera funzione di oggetto dello sguardo maschile.

Francesca Woodman, Untitled, New York, 1979-2001 - © Courtesy George and Betty Woodman, New York - Sammlung Verbund, Wien

Francesca Woodman, Untitled, New York, 1979-2001 – © Courtesy George and Betty Woodman, New York – Sammlung Verbund, Wien

IL CORPO DI FRANCESCA WOODMAN
In mostra settantacinque fotografie della Woodman assieme a un video e alcune diapositive. Forte la dimensione teatrale in cui il corpo dell’artista si esibisce in stanze abbandonate. A volte esso sparisce dietro carte da parati, vetrine, restituendo un’immagine di lei cancellata, frammentata. La sua evanescenza è stata sempre letta come un’anticipazione del suicidio.
È proprio questa traduzione del corpo in una forma visiva che manifesta la volontà da parte dell’artista di opporre un senso di permanenza alla disintegrazione della morte di cui esso è vittima.
In A woman. A mirror. A woman is a mirror for a man l’artista, girando la schiena allo specchio, trattiene una lastra di vetro di fronte al suo corpo nudo, cercando di comprimere se stessa entro la cornice. Si sta di fatto trasformando in una visione, come a incarnare il desiderio maschile.

IL FETICISMO DI BIRGIT JÜRGENSSEN
L’idea di trasformare la natura in un’immagine cara alla cultura patriarcale è presente anche nei lavori della Jürgenssen. In particolare negli Schuhwerk, disegni, oggetti, fotografie sul tema delle scarpe e del feticismo che traggono ispirazione da Ma Gouvernante di Meret Oppenheim.
In Relikteschuh, una scarpa dalla forma di una “vagina dentata” fatta di ossa, denti e cera è posizionata su un cuscino di raso bianco; compare un’impronta di sangue al suo interno, alludendo ai piedi fasciati delle ragazze cinesi. Mutilazione del piede femminile per raggiungere la forma del cosiddetto fiore di loto, l’apoteosi del feticismo.

Antonella Palladino

Merano // fino al 20 settembre 2015
Francesca Woodman / Birgit Jürgenssen – Opere dalla Collezione Verbund, Vienna
a cura di Gabriele Schor
KUNST MERAN/O ARTE
Via Portici 163
0473 212643

[email protected]
www.kunstmeranoarte.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/46161/francesca-woodman-birgit-jurgenssen-opere-dalla-collezione-verbund/

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Antonella Palladino

Antonella Palladino

Ha studiato Storia dell’arte presso le Università di Napoli e Colonia, laureandosi in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi dal titolo “Identità e alterità dalla Body Art al Post-Human”. Ha proseguito la propria formazione alla Fondazione Morra e poi…

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