Jeff Koons firma per Louis Vuitton una collezione di borse ispirate all’arte. Brutte o divertenti?

Una capsule collection firmata da uno degli artisti più potenti del mondo. Louis Vuitton vola sempre più alto e ingaggia Jeff Koons. Ma la linea di borse e accessori in pelle non è esattamente raffinata…

Non facile replicare il successo ottenuto con le collezioni di Takashi Murakami e Yayoi Kusama. Due mega star giapponesi, che con la loro idea del pop hanno immaginato nuove vesti esclusive per borse, pochette, valigie e portafogli Louis Vuitton. Pioggia di pois e tavolozze cromatiche accese per l’eccentrica signora dal caschetto rosso, tra le artiste più idolatrate degli ultimi decenni, e una serie di piccole creature manga, o di coloratissimi restyling del logo LV, per il mago dell’arte Superflat.

IL SENSO DI JEFF KOONS PER LE COPIE DEI CAPOLAVORI

Oggi la maison ci riprova con un altro big. Ancora cavalcando il tasto del brio e della leggerezza. Stavolta la scelta cade su Jeff Koons. Un gigante. Per molti il vero erede di Warhol. Autore – tra le moltissime serie milionarie – del ciclo “Gazing ball”: calchi in candido gesso di celebri sculture classiche, con cui interferiscono delle sfere blu in equilibrio precario, simboli specchianti della purezza ideale: dal Fauno Barberini all’Ercole Farnese, da un busto di Antinoo al ritratto di Ariadne dormiente conservato al Museo Vaticano. Simile il taglio di opere monumentali come il gruppo aureo di Pluto e Proserpina in acciaio inox lucidato a specchio, ispirato all’originale di Bernini. Nel 2015 fu esposto a Firenze, in Piazza della Signoria, con non poche polemiche.

Jeff Koons per Louis Vuitton

Jeff Koons per Louis Vuitton

DAL POP AL TAMARRO

Da questa attenzione di Koons per i capolavori dell’arte è nata la collezione Vuitton, che cita icone come la Gioconda di Leonardo, La caccia alla tigre di Rubens, il Campo di grano con cipressi di van Gogh, fino a Venere, Cupido e Marte di Tiziano. Angoli di tela sono stampati a tutto campo, a contrasto con i dettagli colorati – manici, tracolle, cerniere, finiture – e con i nomi degli autori applicati al centro: veri e propri brand pacchiani, realizzati a caratteri cubitali in lucido metallo dorato. Risultato? Brutto, senza tanti giri di parole. Nulla della grazia sfoderata da Kusama e Murakami col gioco della decorazione, della ripetizione e della narrazione fantastica.
Borse e zaini firmati Koons sono oggetti visibilmente tamarri, forzatamente orientati allo sberleffo e insieme alla celebrazione banale del capolavoro. Scontro tra feticci: l’accessorio fashion e la tela antica, fusi su un medesimo piano. Quasi a far scomparire la qualità dei pellami e delle rifiniture, nell’ostentazione di un pessimo gusto lezioso. Non c’è – volutamente? – uno scarto, un’idea, un riuso geniale della citazione colta unita alla citazione del kitsch.

Jeff Koons per Louis Vuitton

Jeff Koons per Louis Vuitton


Molto a più su agio, il buon Koons, con la statuaria ellenistica o barocca spinte verso il territorio dei simulacri e della dissacrazione simbolica. In materia di fashion la faccenda gli è sfuggita di mano: un fake-maker cinese non avrebbe saputo fare di meglio. Pelletteria deluxe, che ha il sapore di una copia burina contraffatta. Che anche questo sia, in un certo senso, il graffio irriverente di una certa maniera pop? Per chi volesse sentirne il brivido, i prezzi vanno dai 585 $ del portachiavi ai 4.000 della maxi bag.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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