Never Built New York. Come sarebbe stata New York? I progetti mai realizzati

Il Queens Museum ha lanciato una campagna su Kickstarter a supporto del progetto espositivo Never Built New York, il cui obiettivo è presentare decine di progetti concepiti per la città statunitense mai divenuti concreti.

Come si presenterebbe oggi New York se alcune delle più visionarie e audaci strutture, messe a punto nel corso di due secoli da generazioni di progettisti, non fossero rimaste solo su fogli di carta? In quale modo sarebbero mutate le condizioni di vita se la Glass Dome di Richard Buckminster Fuller avesse avvolto nel suo “prodigioso abbraccio” Manhattan, assicurandole condizioni climatiche ideali tutto l’anno e riducendo l’impatto dell’inquinamento? Quale sarebbe stata l’incidenza, anche per la mobilità internazionale, se la crisi finanziaria del 1873 – e privatissimi problemi di salute – non avessero interrotto le ricerche dell’inventore Rufus Henry Gilbert finalizzate allo sviluppo della cosiddetta “ferrovia pneumatica”? In una metropoli spesso anticipatrice di processi destinati a imporsi su scala globale, che ancora oggi cerca di oltrepassare i limiti del “comune pensare” – sicuri, ad esempio, che le teorie a sostegno di un’architettura mobile non raggiungeranno mai una traduzione concreta? Allora date un’occhiata al nascente The Shed – l’azione intrapresa dal Queens Museum non passa inosservata. Per una volta, infatti, l’orizzonte indaga la dimensione del “ciò che sarebbe potuto essere”, ma senza veli di malinconia.

QUANDO UN LIBRO ISPIRA UNA MOSTRA

L’istituzione museale si è fatta promotrice del progetto espositivo Never Built New York e della campagna Kickstarter omonima. Dopo il superamento del primo obiettivo – fissato a 35mila dollari –, la raccolta è stata rimodulata per arrivare a quota 50mila e rafforzare, in questo modo, la portata dell’operazione complessiva. Curata Sam Lubell e Greg Goldin – duo cui si affianca per l’allestimento l’architetto Christian Wassmann – la mostra al via il prossimo 17 settembre darà visibilità a due secoli di architettura mancata, potenziale, giunta fino a noi non nella sua versione in ferro, calcestruzzo e vetro, bensì attraverso ambiziosi modelli tridimensionali, elaborazioni cartacee, render, fotomontaggi. Ponti, grattacieli, spazi per il lavoro, per lo svago e per la cultura, parchi, infrastrutture per la mobilità, interventi destinati al fiume Hudson: la mostra riunirà decine di sogni architettonici rimasti tali, talvolta estesi all’intera regione metropolitana di New York. A tale processo, si badi bene, non si lega una volontà nostalgica: piuttosto lo sguardo è rivolto verso il futuro, verso i prossimi traguardi, verso le future visioni che i progettisti continueranno a generare per questo specifico tessuto urbano. “Attraverso questa iniziativa – hanno infatti precisato gli organizzatori – vogliamo offrire alla gente la possibilità di condividere la ‘proprietà’ di una mostra in grado di aiutare l’intera comunità a capire meglio in che modo NYC abbia acquisito l’aspetto attuale”. Una modalità che permetterà di fare luce anche sullo speciale rapporto che grandi menti hanno voluto stabilire, nell’arco della loro carriera, con tale contesto metropolitano. Ispirata al volume Never Build New York – edito da Distributed Art Publishers/D. A. P. e scritto proprio da Lubell e Goldin – la rassegna punta infatti a “incoraggiare la discussione intorno alle questioni urgenti del nostro tempo come la sostenibilità ecologica, lo spostamento della popolazione e l’iniquità economica, condizioni che ci inducono a ripensare le nostre città.”

– Valentina Silvestrini

http://www.queensmuseum.org/

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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