Guangdong, la città dei pittori copisti in Cina, entra in crisi. La risposta è un hub culturale

Dal 1990, la cittadina del Guangdong, non lontana da Shenzhen, si è specializzata nella riproduzione a olio di quadri celebri dell’arte occidentale. Alimentando per anni un fiorente business che adesso è in crisi.

Fino a pochi anni fa, dal villaggio urbano di Dafen usciva circa il 60% della produzione mondiale di dipinti a olio. Si tratta di riproduzioni di famosi artisti occidentali, da Leonardo da Vinci a Van Gogh, passando per i Manieristi e gli Impressionisti. Unica regola (non osservata soltanto per Andy Warhol e Salvador Dalì), è che gli artisti copiati siano scomparsi da almeno settanta anni. In una Cina in rapida crescita economica dagli anni Novanta, l’emergente borghesia imprenditoriale trovava chic possedere una o più di queste riproduzioni, assurte al rango di status symbol, anche per la deferenza di cui è circondata l’arte europea e americana.

LA STORIA DEL DISTRETTO DI DAFEN

Per tenere il ritmo delle richieste, molti degli artisti residenti – che provengono dalle accademie cinesi -, si sono adattati a produrre giornalmente decine di repliche di quadri rinascimentali, impressionisti, eccetera.Tutto era cominciato nel 1990, su iniziativa del pittore Huang Jiang, che a Hong Kong riusciva a vendere a buon prezzo le sue copie d’arte; ebbe l’intuizione di trasferirsi a Dafen, appena al di fuori della Special Economic Zone di Shenzhen, portando con sé altri pittori, e individuando un fiorente mercato negli operai (con salari più alti che nel resto della Cina) e in quei primi imprenditori chiamati da Deng Xiao Ping a modernizzare il Paese.

IL CAMBIAMENTO DELLA CULTURA ARTISTICA CINESE

L’impressionante sviluppo economico del Paese degli anni Zero ha però messo in crisi questa florida industria autarchica. In primo luogo, l’aumento dei canoni di affitto degli atelier ha sensibilmente ridotti i margini di guadagno dei pittori, mentre il maturare della cultura artistica dei ricchi cinesi, grazie anche ai più stretti rapporti della Cina con il mondo occidentale, ha orientato diversamente i gusti in materia di opere d’arte. Fiutandone anche le implicazioni economiche, i milionari cinesi preferiscono investire nell’arte contemporanea, “snobbando” quelle copie d’arte non più ritenute all’altezza del loro rango. Ragion per cui i pittori di Dafen sono stati costretti a un rapido adeguamento: i più giovani studiano l’are digitale, i più anziani continuano sulla strada della pittura a olio, dedicandosi però a soggetti originali di stampo contemporaneo, superando al logica tutta cinese del plagio.

UN HUB DEDICATO ALL’ARTE COME RISPOSTA ALLA CRISI

Dal 2004 la Prefettura di Shenzhen ha lanciato la piattaforma Art Industry Association of Dafen Oil Painting Village, dedicata alla promozione della pittura a olio attraverso apposite manifestazioni annuali, o sponsorizzando la partecipazione degli artisti locali a rassegne quali la Guangdong International Hotel Supplies, perché gli alberghi sembrano essere acquirenti ancora interessati alle copie d’autore. Ma tutto questo non è bastato, e alla crisi che avanza lo stesso governo di Pechino cerca di opporre un ambizioso progetto varato lo scorso anno, con l’obiettivo di creare a Dafen un hub creativo elusivamente dedicato all’arte contemporanea, dando in concessione gratuita gli atelier ai giovani creativi che ne faranno richiesta, soppiantando la vecchia produzione dell’olio su tela. Una situazione in via di sviluppo, che potrebbe riservare interessanti sorprese nei prossimi anni.

– Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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