Il prologo della Biennale di Atene. La “contro-documenta” e gli artisti a rischio

Mentre documenta14 inaugura al pubblico, la Biennale di Atene, che aprirà nel 2018, fissa il proprio prologo in questi giorni. Con azioni, uno spazio affascinante e una mostra che difende gli artisti a rischio.

Mentre la carovana dell’arte si sposta da una sede all’altra di documenta14, a spasso tra i quartieri di Atene, un altro evento si affaccia all’orizzonte. Meno conosciuto forse e ancora in divenire, ma sicuramente con dei margini di interesse. Si tratta della Biennale di Atene, nata nel 2007, che ha scelto in questi giorni di opening di offrire un prologo e uno spazio di discussione ai visitatori accorsi da tutto il mondo per visitare la kermesse tedesca rilocata in Grecia. Il concept, senza dubbio evocativo Waiting for the Barbarians e progettato da Heart & Sword Division si pone in contrapposizione con la mostra made in Kassel. “Ci sarà mai un reale “Learning from Athens?” – comincia infatti così lo statement dei curatori menzionando il titolo di documenta14. “Che cosa significano parole come formazione, libertà, nord, sud, indigeno nel dibattito culturale contemporaneo? Stiamo assistendo all’avvento dei barbari o al loro addomesticamento?”. La sesta edizione rifletterà su questi temi, inaugurando nel 2018 anziché nel 2017 per dei ritardi non meglio giustificati sull’organizzazione. Nel frattempo si trasferisce per dieci giorni e fino al 15 aprile nel Bageion, uno splendido ex albergo del XIX secolo rimasto chiuso per vent’anni che riapre in questa occasione inaugurando una serie di azioni di cui vi mostriamo le immagini nella fotogallery. “Fin dall’inizio del nuovo secolo”, continuano i curatori, “i barbari sono alle porte. Nel mondo intellettuale e nel campo dell’arte, però, i barbari sono spesso rappresentati in termini positivi e messianici: un nuovo / senza radici / ibrido / con una soggettività globale e nomade. Questa ipotesi sembra delineare come la (im) possibilità di resistenza e d’insurrezione sia interpretata oggi ed è una premessa per il nostro fallimento collettivo di prevedere l’escalation odierna dei fenomeni di regressione.”

ARTISTI A RISCHIO

Sempre in questi giorni – e su queste tematiche – di fronte al mercato di Varvakios si inaugura, sotto il cappello della Biennale di Atene una mostra del progetto Artists at Risk della piattaforma Perpetuum Mobile fondata da Ivor Stodolsky e Marita Muukkonen nel 2007. AR è una istituzione che mette insieme arte contemporanea e diritti umani, aiuta gli artisti perseguitati facilitando la transizione dal loro paese di origine e ospitandoli nel progetto di residenza AR – Safe Haven Residencies. Le opere esposte raccontano infatti storie difficili. C’è il bellissimo e imperdibile video Wonderland dell’artista curdo Erkan Özgen che mostra un bimbo sordomuto che racconta con il linguaggio dei segni gli orrori della guerra. Ci sono gli scatti da Aleppo di Issa Touma che inquadrano una fabbrica di giocattoli distrutta da un bombardamento. Uno scatto irriverente mostra invece una giovane donna davanti alle macerie di una casa, la didascalia cita: “facciamoci un selfie davanti alla casa di mia zia”. C’è infine il video con la storia di un musicista di Baghdad firmato da Pınar Öğrenci. Una piccola mostra gioiello da non perdere, magari aspettando i barbari.

Santa Nastro

Biennale di Atene
Piazza Varvakios
Via athinas 55 – Atene
http://athensbiennale.org

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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