La storia della Scuola di Santa Rosa il movimento spontaneo di Luigi Presicce e Francesco Lauretta

Immagini e racconti della “Scuola” fondata spontaneamente da Luigi Presicce e Francesco Lauretta a Firenze. Si pensa, si contempla e si disegna. Un momento di formazione per giovani allievi e un modo di fare arte in maniera diversa.

La storia dell’arte ci ha abituato all’immagine degli artisti che si ritrovavano nei caffè a parlare, lavorare, confrontarsi insieme. Dagli impressionisti, che sono stati i veri e propri cantori della vita sociale francese, alla Terrazza del caffè la sera, ad Arles, di van Gogh, fino all’arte italiana nei decenni tra anni ’50 e ’60, sono stati innumerevoli gli esempi in cui l’arte è nata e cresciuta attorno al tavolo di un caffè. In un suo splendido articolo uscito su queste colonne Laura Cherubini in ricordo di Marina Ripa di Meana racconta gli incontri tra Franco Angeli e Jack Kerouac, le cene e i momenti di socialità in cui il meglio dell’arte, del cinema, della letteratura si riunivano insieme. E da quegli incontri nascevano idee, progetti. La storia dell’arte.

LA SCUOLA DI SANTA ROSA

A Firenze, negli ultimi quattro mesi, sta accadendo qualcosa di analogo. Gli artisti Luigi Presicce e Francesco Lauretta si incontrano ogni martedì mattina al bistrot Santa Rosa, sull’omonimo Lungarno. Ogni tanto, ci raccontano, vengono raggiunti da amici dell’Accademia cittadina. Disegnano insieme, si raccontano ciò che vedono, i propri pensieri. “Una pratica semplice, apparentemente ottocentesca e fuori luogo, poco contemporanea, ma ti assicuro che aspetto quel momento con un’euforia indescrivibile”, confida Luigi Presicce. “Non dipingiamo quadri come gli impressionisti, ma ci dedichiamo a piccoli disegni, che sono tutto quello che di più spontaneo e gioioso c’è. Sono piccoli miracoli, niente che nascerebbe altrove o nella singolarità dello studio”. Questo movimento spontaneo di idee, poi diventato progetto, assumendo – per garantire una prosecuzione con momenti nobili della storia dell’arte – il nome di Scuola di Santa Rosa, lascia trasparire inoltre un bisogno, sempre più sentito dagli artisti, di ritornare dopo anni flagellati anche da un certo individualismo (non è il caso di Presicce che con le esperienze di Lu Cafausu e Brown Project Space ha sempre fatto “gruppo” con i colleghi, né di Lauretta), a parlarsi, confrontarsi e di aprirsi a nuovi fronti della cultura.

UN GESTO SEMPLICE

Come nei momenti musicali qui si accede in beatitudine. Ogni volta è lo stupore che invade, lo si riesce a comprenderlo meglio a fine lezione. In verità le lezioni sono come i momenti musicali, si va a Santa Rosa –Lungarno nella stagione calda o tiepida, e al bistrot nella gelata e la fredda- perché lì col tempo si va oltre, e a quell’Oltre si mira, altrove per incontrarsi, bearsi d’arte. La Scuola l’abbiamo chiamata così perché lì comprendiamo meglio il nostro stare al mondo, come allievi d’una scuola suprema condividiamo la bellezza intorno, e lo stupore, come la visitazione, non si cerca, non si desidera né si sente il bisogno di rincorrerlo ma avviene, diviene a noi possibile perché piccoli miracoli accadono”, dice Lauretta nello statement condiviso con Presicce. Non ci sono cose che accadono, non è un evento. È una scuola “ma non lo è in senso convenzionale”, non ci sono tracce scritte. Ciò che accade, accade sul momento come una jam-session. Due persone si incontrano e di volta in volta si aggiungono altre persone, la scuola diventa la costruzione e la sommatoria delle esperienze e dei pensieri. A farla da padrone il tempo: “un tempo diverso dal quotidiano attraverso una strettoia, porta che conduce fuori dall’ordinario”. Ogni martedì è una lezione di tre ore mattutine, ogni lezione prevede un momento di riflessione, di esercizio libero del disegno (che è luogo dove si formano le cose sognate). I risultati diventeranno una piccola esposizione che raccoglierà l’esperienza di ciascun alunno. Ma noi di Artribune vi mostriamo già un po’ di immagini in anteprima.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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