Cosa succede al Pecci di Prato? La lettera aperta di Cavallucci all’Assessore

Fabio Cavallucci consegna ad Artribune un invito al dialogo all’Assessore alla Cultura del Comune di Prato. L’atmosfera tra il direttore del Centro Pecci e la città che lo ospita resta tesa.

I numeri hanno dato ragione a Fabio Cavallucci, direttore del Centro Pecci di Prato, nominato alla guida del museo ancora in costruzione nel 2014 tramite bando pubblico: la mostra La fine del mondo, prima della sua era, ha chiuso con un grande successo di pubblico: 65.000 presenze. Eppure, la situazione interna alla Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, che presiede al museo, e il clima politico intorno alle sorti dello spazio, sembrano non essere dei migliori. È ciò che si evince dalla lettera aperta consegnata dallo stesso Cavallucci al nostro giornale e rivolta all’Assessore alla Cultura del Comune di Prato Simone Mangani, secondo Cavallucci troppo ingerente e diviso tra troppi interessi. Al punto da addirittura chiedere – sostiene nella sua lettera – al Consiglio di Amministrazione formato da Irene Sanesi, Fabio Gori, Fabio Donato, Edoardo Donatini, Annamaria Schinco, Silvia Cangioli, di avallare decisioni già prese altrove.

L’INVITO AL DIALOGO

Che ci fossero dei problemi era emerso già nel corso dell’ultimo periodo del suo mandato, scaduto il 30 aprile. Tanto che, l’annuncio della riconferma del contratto a Cavallucci, arrivato lo scorso marzo, aveva comunque colto i più di sorpresa. Si era parlato di una nomina a Lorenzo Giusti, poi andato alla GAMeC di Bergamo, infine la Fondazione aveva optato di prender tempo dando al direttore in carica un altro anno di tempo, aspettando la pubblicazione di un nuovo bando. Nel frattempo era spuntata in Rete una petizione, lanciata da alcuni sostenitori di Cavallucci e che però aveva raccolto solo 200 firme,  pensata per sensibilizzare la Fondazione ad un’ulteriore proroga. Una petizione che con richiesta dell’incarico triennale all’attuale direttore Fabio Cavallucci, onde evitare una dispersione economica e un blocco gestionale necessariamente conseguenti ad un cambio di direzione a così breve distanza dalla riapertura”. Nel frattempo, però, i dubbi non si sono sciolti e la situazione sembra essere degenerata. L’invito al dialogo e alla riflessione arriva dallo stesso Cavallucci con questa lettera:

Caro Simone, 

negli ultimi mesi ho assistito a tentativi di condizionamento istituzionale. Ho visto un assessore che con i toni e con la sua presenza costante in Consiglio spinge la Fondazione per le Arti Contemporanee che gestisce il Centro Pecci ad avallare decisioni già prese in altri luoghi, senza dare ascolto ai dubbi dei singoli consiglieri, che sarebbero i reali detentori della facoltà di decidere. Ho visto usare gli argomenti del potere, più che quelli della ragione. E’ sufficiente che sia il Comune a finanziare una fondazione per far sí che questa non abbia facoltà di libera decisione?
È un peccato che proprio a Prato, che è stata la città dove è nato il Forum dell’arte contemporanea italiana, promosso dal Centro Pecci con grande successo nel 2015, non si applichi la benché minima ombra di quei principi che il Forum ha ribadito, di quell’arm’s length, la distanza di sicurezza della politica dalla cultura che vige in ambito anglosassone. 

Il Centro Pecci è nato ben prima di te e di me, e si spera abbia vita più lunga di entrambi. E’ un organismo fragile, perché al di là della parvenza mastodontica, è ancora giovane e con scarse risorse. La tua Amministrazione l’ha ereditato, per portarlo avanti per un periodo di tempo, ma è qualcosa da curare e far crescere, non un possesso su cui mettere una bandierina. Non credo che sia possibile costruire qualcosa di grande, di veramente utile alla società e alla città, se non si comincia con i principi della tolleranza e dell’ascolto, se non si svolge con pazienza un dibattito sui reali contenuti. So che questa lettera ti farà irritare. Ma passato un primo momento, cerca di vedere le cose un poco anche con gli occhi degli altri. Analizza profondamente l’opinione di chi la pensa diversamente, accetta un dibattito pubblico sulla gestione del Centro Pecci, per far sì che ciò che emergerà sia frutto di una visione larga e condivisa, non di ipotesi maturate in circoli ristretti.

Con i migliori saluti e auguri

Fabio Cavallucci
Direttore Centro Pecci

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Redazione

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