Ancora polemica tra Anselm Kiefer e il team della sua mostra in Cina. Altri interessi in ballo?

Sarebbe questa la provocazione del team curatoriale della mostra, di origine tedesca, che si difende attaccando le gallerie e i supporter dell’artista connazionale. Ma al di là della cronaca la questione pone la discussione sulla relazione tra artista e opera d’arte dopo la vendita.

Continua la polemica tra Anselm Kiefer e il team curatoriale della sua prima retrospettiva in Cina. La storia risale allo scorso novembre. L’artista tedesco, che non era stato interpellato nel processo di produzione della mostra, né aveva ricevuto una richiesta di autorizzazione in merito, aveva disconosciuto a pochi giorni dall’opening il progetto. Al suo rifiuto era seguito anche quello dei galleristi che lo rappresentano. L’esposizione, conclusasi lo scorso 8 gennaio, si svolgeva alla Central Academy of Fine Arts di Pechino, in collaborazione con un network di istituzioni e privati.
Ora in maniera intempestiva il capo curatore di Coagulation (questo il titolo della mostra), la tedesca Beate Reifenscheid, fa sentire la propria voce attraverso la penna di Georgina Adam di The Art Newspaper.

ARTISTI VS IL PUBBLICO

Reifescheid avrebbe commentato: “Se tutti gli artisti e le gallerie avessero l’opportunità di impedire ai curatori di esporre le opere dopo che sono state vendute, noi non potremmo servire degnamente gli interessi del pubblico”. Una dichiarazione che pone un problema morale: in questi casi è più importante “liberare l’opera” e metterla a disposizione del pubblico oppure rispettare le volontà degli artisti? E ancora l’artista smette di essere autore una volta che l’opera viene acquistata? Al di là della cronaca e delle ragioni dei rispettivi contendenti la questione pone un problema abbastanza nevralgico (e anche tecnico) che riguarda la vita delle opere d’arte e il loro distacco dall’artista che le ha realizzate. L’artista ha l’opportunità di impedire che un’opera venga esposta in un contesto a lui non gradito? Autorialità e proprietà corrispondono?

La storia della mostra cinese dimostra che l’artista a vendita avvenuta perde la patria potestà e che al massimo può disconoscerne il progetto, ma non fermare l’inaugurazione della mostra. “Noi dobbiamo rispettare gli artisti“, avrebbe commentato la curatrice, “ma anche essere in grado di lavorare a beneficio degli spettatori“. A metterci il carico da cento è invece Klaus Honnef, uno dei colleghi della Reifenscheid, insinuando che i supporter di Kiefer stanno semplicemente proteggendo i loro “interessi finanziari”. Gagosian, Thaddeus Ropac e White Cube, come riporta Artforum, hanno controrisposto: “Rifiutiamo categoricamente l’idea che abbiamo contrastato la mostra per interesse. Il nostro ruolo è quello di sostenere i nostri artisti, in tutte le loro idee e progetti“.

http://museum.cafa.com.cn/

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Redazione

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