Peggy Guggenheim dinasty. Non si fermano cause e contese legali tra la fondazione e gli eredi

L’ultima contesa si è riaperta nel 2013. Per i discendenti la fondazione avrebbe dovuto conservare la collezione e il palazzo così come li aveva lasciati Peggy. Per l’istituzione non ci sono indicazioni a riguardo nei lasciti testamentari

La storia d’amore tra Peggy Guggenheim e Venezia è indiscutibile, e si manifesta ancora oggi con la fondazione legata al nome della collezionista, mecenate e maestra di stile, scomparsa nel 1979 all’età di 81 anni. Ora però un articolo pubblicato da Milton Esterow su Vanity Fair rivela un aspetto sconosciuto ai più che metterebbe in discussione la gestione della collezione – che peraltro nel giugno di quest’anno perderà anche lo storico direttore Philip Rylands – da parte della Fondazione Guggenheim. La storia comincia nel 1992 e ha come protagonisti da una parte l’istituzione veneziana dall’altra gli eredi di Peggy, capitanati da Sandro Rumney, unico nipote della collezionista, nato a Venezia, ma residente a Parigi. Questi ultimi avrebbero denunciato la fondazione di aver mal gestito il lascito della mecenate americana e di avere addirittura “dissacrato la sua tomba“ (nel giardino di Palazzo Venier dei Leoni sono conservate le sue ceneri), mettendo della segnaletica vicino alla lapide e affittando il cortile per delle feste. I ricorsi legali sono diventati via via sempre più aspri.

PROTESTE E CONTESE

Ma la Fondazione sostiene di aver sempre lavorato nel rispetto dei desideri della collezionista. Secondo l’istituzione gli eredi sarebbero infatti alla ricerca di un accordo economico vantaggioso. Questi ultimi dichiarano invece di volere solo la copertura delle spese legali e la soddisfazione delle loro richieste. La Guggenheim Collection avrebbe dovuto, a loro parere, mostrare una vocazione meno commerciale e rimanere esattamente com’era quando Peggy l’ha lasciata, mentre l’istituzione si sarebbe adoperata nel tempo per aggiungere nuove acquisizioni, altre donazioni e prestiti provenienti da fondi diversi (ad esempio la collezione di Gianni Mattioli). Inoltre, gli eredi accuserebbero addirittura la fondazione di aver cercato di dividere la famiglia, offrendo compensi e risarcimenti a coloro che si sarebbero schierati a favore dell’istituzione. I tribunali, interpellati dal 1992 a proposito di questa lunga e annosa vicenda si sarebbero pronunciati già quattro volte e sempre a sfavore dei discendenti. Gli animi si sono riaccesi nel 2013 quando la collezione veneziana ha rimosso dall’allestimento visibile al pubblico alcuni pezzi per esporre un lascito dei coniugi Schulhof. La cosa non è andata giù e gli animi già esacerbati hanno riaperto la contesa: nel 2014 i discendenti hanno richiesto al tribunale di Parigi di revocare la donazione della collezione originaria alla istituzione veneziana.

www.guggenheim-venice.it/

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Redazione

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