Quando l’uomo è meglio della macchina. Homo Faber a Venezia

Fondazione Cini, Venezia ‒ fino al 30 settembre 2018. “Homo Faber” si presenta come il primo evento della Michelangelo Foundation, istituita da Franco Cologni della Fondazione Cologni e Johann Rupert, presidente della Compagnie Financière Richemont.

Grazie alle temperature ideali degli ultimi giorni d’estate, Venezia rappresenta il fondale perfetto per presentare il progetto Homo Faber. Sono stati riconosciuti e selezionati protagonisti dei mestieri d’arte a livello europeo, affiancati da un team di progettisti, architetti e curatori di fama mondiale. Gli allestimenti curati da professionisti del calibro di Michele De Lucchi o India Mahdavi, oppure di Jean Blanchaert e Stefano Boeri, consentono al pubblico di immergersi in maniera nuova nel mondo dell’alto artigianato.
Homo Faber si estende su una superficie di quasi 4mila metri quadrati, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, a partire dall’interno del complesso monumentale della Fondazione Giorgio Cini, rivelando anche alcuni spazi solitamente non accessibili al pubblico. A sostegno di questa mostra davvero curatissima c’è la Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship. Un’organizzazione privata, internazionale e senza fini di lucro con sede a Ginevra.
Creata da Johann Rupert e Franco Cologni, si pone la missione di preservare, incoraggiare e valorizzare i mestieri d’arte d’eccellenza. Nonostante le sfide dettate dalla tecnologia, le mani dell’uomo sapranno sempre creare oggetti significativi, lontani dall’omologazione e dalla banalità: la Michelangelo Foundation vuole avvicinare i maestri artigiani europei a una clientela sempre più attenta e curiosa, permettendo la scoperta (reale o virtuale) degli atelier, delle botteghe e delle imprese d’eccellenza dei territori. Sedici sono i tragitti, i camminamenti, tecnicamente le esperienze che Homo Faber propone, senza escludere anche una lunga mostra fotografica, installata nel Chiostro dei Cipressi e dedicata a ventuno artigiani di Venezia ritratti da Susanna Pozzoli (Venetian way).

Homo Faber, Venezia 2018. Van Cleef & Arpels, Mystery Set. Discovery And Rediscovery. Photo Tomas Bertelsen

Homo Faber, Venezia 2018. Van Cleef & Arpels, Mystery Set. Discovery And Rediscovery. Photo Tomas Bertelsen

IL SAVOIR FAIRE ARTIGIANO

Sicuramente da visitare, per comprendere quali livelli di complessità e raffinatezza possa raggiungere il savoir faire artigiano, è il Cenacolo Palladiano con Designer e Maestri, una sorta di piattaforma che accoglie otto oggetti realizzati appositamente per Homo Faber sotto la guida dall’architetto Michele De Lucchi, che ha chiesto a ciascuna coppia di artigiani di sviluppare la propria interpretazione di un tema comune: un oggetto che custodisca al suo interno la nozione spirituale del tabernacolo. Ne è nata una splendida serie di otto pezzi unici. Sebbene il percorso richieda molto tempo, si consiglia di attraversare anche Talenti Rari, la sezione documentale composta da dodici eccezionali film, tre dei quali realizzati con le più sofisticate tecniche di realtà aumentata. Film dedicati ad artigiani appassionati che perpetuano dei mestieri che, insieme alle tecniche e ai materiali, sono oramai quasi del tutto scomparsi. Come l’ultimo sellaio ancora attivo nell’entroterra della Magnesia, in Grecia, o come le uniche artigiane che, in Norvegia, producono corde fatte interamente a mano.
Di grande effetto L’Evoluzione della Forma, che fa sfilare, lungo un allestimento scenografico, cinquanta vasi che incorporano i mestieri d’arte nel corso di più di un secolo. In quest’accurata selezione di vasi è possibile rintracciare la storia del design e dei mestieri d’arte in Europa durante il XX e XXI secolo, e comprendere come i designer e gli artigiani siano sempre pronti a evolvere nella sperimentazione. Da non mancare è la visita all’interno del ricercato Eilean, il ketch bermudiano ormeggiato all’Isola di San Giorgio Maggiore. Costruito nel 1936 in un leggendario cantiere navale scozzese, Eilean ha vissuto anni di gloria prestando servizio come yacht a noleggio nelle acque dei Caraibi. Caduto in disuso, lo yacht è stato salvato e riportato all’antico splendore da maestri dell’arte nautica. Tornando sulla terra ferma, Architetture immaginarie mostrano in filigrana l’artigianato come valore decorativo e onirico, in una raffinata scenografia nella quale i mestieri d’arte tradizionali possono essere funzionali alla creazione di nuovi spazi abitativi perfettamente confacenti al vivere moderno. Qui la designer e architetto India Madhavi ha ideato due spazi fantasiosi che riflettono, in filigrana, la passione e le competenze degli artigiani che si sono messi al servizio della sua naturalistica creatività.

Homo Faber, Venezia 2018. Workshop Exclusives. Photo Marco Kesseler

Homo Faber, Venezia 2018. Workshop Exclusives. Photo Marco Kesseler

OGGETTI UNICI

E poi, ancora, fra Le Stanze del Vetro, i diciotto oggetti di legno di betulla di Talento Naturale; gli artigiani fidati di venti maison europee (Scoprire… Riscoprire); i mestieri d’arte in Francia attraverso i vincitori del Prix Liliane Bettencourt pour l’intelligence de la main; le officine di Mestieri in movimento; le ricerche di Judith Clark su stilisti e artigiani (Nelle Trame della Moda); i segreti dei maestri restauratori di Open Care (Restaurando); i tredici pezzi unici, concepiti e realizzati da tredici designer di fama internazionale in coppia con altrettanti maestri d’arte del territorio di Venezia e del Veneto (Doppia Firma); intarsi e intagli fra i tavolini bassi della Bottega Ghianda (Poesia del Legno); nonché alcuni fra gli stupefacenti ricami della storica Maison Lesage (Incantevoli Ricami).
È suggerito, infine, un approfondimento della mostra Best of Europe, un percorso che convoglia centinaia di oggetti realizzati da più di 150 artigiani-artisti da tutta Europa. In una sorta di alveo semibuio, Stefano Boeri ha ideato un allestimento che mette in risalto ogni singolo oggetto, ciascuno dei quali è stato concepito e realizzato da un unico talento creativo. Artisti-artigiani che si sono espressi attraverso l’argento in Svizzera, il vetro in Germania, la carta in Danimarca, la ceramica in Portogallo e la porcellana in Polonia. Centinaia di oggetti unici, come i cappelli in feltro fatti da un’artigiana islandese, i fiori extra-large che una scultrice olandese crea ispirandosi a dipinti danesi del XVII secolo, le scultoree lampade realizzate con incredibile perizia da un maestro soffiatore nato e cresciuto a Murano.

Ginevra Bria

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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