MITO SettembreMusica. Note su due spettacoli a Torino

Il minimalismo secondo Third Coast Percussion, la Butterfly di Puccini secondo Kinkaleri. Vi raccontiamo due spettacoli fra i tantissimi che hanno animato il settembre torinese e milanese.

MUSICA (E TEATRO) FRA TORINO E MILANO
Non è questa la sede per commentare la pericolosa china che sta imboccando la cultura torinese, perfettamente in linea, d’altro canto, con una storia secolare caratterizzata da una gestione ben poco oculata dei risultati raggiunti. L’ultima tappa di questo percorso, com’è noto, concerne il Salone del Libro, di fatto spostatosi a Milano. Meglio, almeno finora, è andata con Settembre Musica: il festival, nato nel 1978 a Torino, nel 2007 ha assunto i connotati di MITO SettembreMusica, con il combo Milano-Torino a ospitare gli eventi in maniera tutto sommato paritaria.
Decima edizione dunque, questa andata in scena dal 2 al 22 settembre in numerosissime location delle due città, con un pubblico che ha sfiorato le 100mila presenze. Noi siamo stati a due appuntamenti piemontesi, molto differenti tra loro e proprio per questo testimoni dell’estrema versatilità che contraddistingue il festival, diretto sin dal 1986 da Enzo Restagno. Due appuntamenti che hanno aderito in maniera coerente e spontanea al capiente tema Padri e figli.

MITO SettembreMusica 2016 - Third Coast Percussion -Auditorium RAI, Torino - photo Mattia Boero

MITO SettembreMusica 2016 – Third Coast Percussion – Auditorium RAI, Torino – photo Mattia Boero

PERCUSSIONI MINIMALI
All’Auditorium Rai si sono esibiti i vulcanici e precisissimi componenti di Third Coast Percussion, ensemble di Chicago fondato nel 2005, insieme ai pianisti David Friend e Oliver Hagen nella seconda parte del concerto.
La prima sessione è dunque tutta percussiva, con la perizia di Sean Connors, Robert Dillon, Peter Martin e David Skidmore messa a dura prova (brillantemente superata) dalla prima esecuzione europea di Surface Tension (2015) del compositore irlandese Donnacha Dennehy. Evidente la parentela con il Minimalismo, ma senza alcun timore reverenziale. Utile anche la breve introduzione di Stefano Catucci, a sottolineare l’accordatura degli strumenti, in alcuni casi variata durante l’esecuzione grazie a un sistema di aumento e diminuzione della pressione interna a tamburi & co. Azionamento rigorosamente orale tramite cannule in gomma e… polmoni.
Il secondo brano (di cui s’è bissato l’ultimo movimento, a dimostrazione della grande generosità degli interpreti) appartiene alla categoria dei padri: è il mitico Sextet (1984-85) di Steve Reich, il che equivale a dire un capolavoro del Minimalismo scritto da uno dei decani del movimento. Anche qui, impeccabile e soprattutto divertita e divertente l’esecuzione, sia da parte dei pianisti che dei percussionisti.

MITO SettembreMusica 2016 - Kinkaleri, Butterfly -Casa Teatro Ragazzi e Giovani, Torino - photo Mattia Boero

MITO SettembreMusica 2016 – Kinkaleri, Butterfly – Casa Teatro Ragazzi e Giovani, Torino – photo Mattia Boero

PUCCINI SECONDO KINKALERI
Un paio di giorni dopo, con due repliche pomeridiane, siamo alla Casa Teatro Ragazzi e Giovani. Dove, di fronte a un pubblico composto da tante coppie padre/figlio, si racconta una storia di sopraffazione, di colonialismo, di maschilismo; una storia che dovrebbe far riflettere, ancora e soprattutto oggi, nella patria del femminicidio come pratica ricorrente, considerata troppo spesso con agghiacciante disinvoltura.
La storia è quella di Cio-Cio-San detta Butterfly, in una rilettura efficace dell’opera di Giacomo Puccini operata da Kinkaleri. La scena è vuota. Sul palco, Marco Mazzoni disegna con lo scotch di carta l’interno di una casa giapponese, in una maniera che potrebbe – erroneamente – ricordare Dogville di Lars Von Trier. Una camera lo riprende e trasmette l’operazione sulla parete di fondo. Ed è per questo che, con costante alternanza, l’attore si muove talora in piedi, tal altra sdraiato (ma illusoriamente in piedi, se visto attraverso la proiezione). Intanto interpreta tutti gli altri personaggi, aiutando il pubblico con le maschere, per poi abbandonarle quando l’innesco interpretativo è avviato. Al suo fianco, una splendida Yanmei Yang, dotata di una presenza scenica memorabile e di una voce commovente.
Unico neo: il coinvolgimento un poco forzato di una bambina dal pubblico: captatio benevolentiae ridondante, perché lo spettacolo è già efficace di per sé.

Marco Enrico Giacomelli

www.mitosettembremusica.it
www.thirdcoastpercussion.com
www.kinkaleri.it

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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